Il tecnico romano, tra i principali artefici della promozione del Frosinone Primavera, ripercorre il campionato trionfale della sua squadra. Per l’allenatore ci sono elementi pronti al grande salto
Ha sfatato il luogo comune dell’eterno secondo anche se Giorgio Gorgone ha spesso rivendicato di aver iniziato da primo allenatore alla Triestina Berretti. Dopo tante stagioni da vice di Stellone, il tecnico romano è diventato il front-man di una squadra bella e vincente che a Frosinone ha conquistato la simpatia di tutti, tifoseria in primis. La sua Primavera ha vinto i playoff ed salita al piano superiore.
Gorgone oggi è in copertina tanto che non manca l’interesse del mercato (nei giorni scorsi era spuntata l’ipotesi Vis Pesaro). A meno di una settimana dal trionfo in finale col Parma l’allenatore è seduto in uno dei palchetti dello stadio “Stirpe” per tracciare un bilancio della stagione.
Ai microfoni e taccuini dei canali della società racconta l’impresa effettuata con i suoi ragazzi. Inaspettata, ma poi costruita e voluta giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita. Al primo anno in Primavera ha fatto centro: il risultato è stato il coronamento di un lavoro incredibile portato a termine in neanche un anno. L’esperienza acquisita come vice in tutti i campionati, le idee e l’entusiasmo di un allenatore ambizioso hanno fatto la differenza.
“Le vittorie hanno lo stesso sapore”
Per Gorgone è stato un ritorno a Frosinone. In Ciociaria è stato il vice di Roberto Stellone negli anni d’oro della doppia promozione dalla Lega Pro alla Serie A. Ha vissuto anche la prima storica stagione nel massimo campionato. E’ stato l’ombra, il consigliere, lo stratega di Stellone che poi ha seguito a Bari, Palermo, Ascoli ed Arezzo.
L’estate scorsa la chiamata di Frara che è stata capitano di quel Frosinone irripetibile. Gorgone si è messo in discussione ed il risultato probabilmente ha stupito anche se stesso.
Oggi si gode il momento. “Davvero belle soddisfazioni, è stato un percorso nuovo. Che avevo iniziato 10 anni fa – afferma il tecnico con il suo proverbiale aplomb che non ha perso neppure dopo la finale di domenica scorsa – E’ stata una esperienza positiva, alla fine le vittorie indipendentemente dalle categorie hanno sempre lo stesso sapore. Esperienza bella e stimolante”.
Gorgone è molto legato al gruppo che ha forgiato in questi mesi. E la gioia dei giocatori gli ha riempito il cuore. “Mi hanno fatto molto piacere la soddisfazione del direttore Frara, la felicità dei ragazzi alla fine della partita con il Parma e successivamente nel momento in cui ci siamo riuniti a cena per festeggiare – rivela Gorgone – Ho visto un gruppo di ragazzi meravigliosi, che sono cresciuti ed hanno dato l’anima”.
“Il coraggio l’arma in più”
Il Frosinone Primavera giocava a memoria. Una coralità rara da trovare dopo neanche un anno. I meriti del tecnico quindi sono evidenti. Bravo a trasmettere e far recepire concetti che altri faticano ad insegnare. “Ci sono stati tanto lavoro, tanta applicazione, un ‘credo’ trasmesso e ricevuto” sottolinea Gorgone.
“A volte le cose vengono bene, a volte riesci a trasmettere meno rispetto a quello che vorresti. Ma c’è stato il piacere di vedere che questi ragazzi hanno avuto tanto coraggio che nel calcio fa la differenza perché dove ci sono delle opportunità ci sono sempre dei grandi rischi. E loro in campo hanno mandato questo messaggio: proviamo a vincere sempre. E’ stato un piacere vederli avere coraggio”.
L’allenatore ripercorre il cammino. “Strada facendo ho visto la crescita esponenziale dei ragazzi a livello tecnico ma anche sotto il profilo caratteriale – continua il trainer – E poi quando siamo arrivati alla fine del campionato l’obiettivo era vincere. Ci siamo riusciti e il merito va a tutti i componenti, allo staff dirigenziale, tecnico. Non era facile”.
“Bisognerà adattarsi ed essere positivi”
Si è parlato tanto di un Frosinone che ha vinto spendendo poco rispetto ad esempio allo stesso Parma. Rispettando il principio della sostenibilità, mantra del nuovo corso della società. Tra i meriti di Gorgone c’è stato anche quello di saper valorizzare al massimo le risorse a disposizione. Tirando fuori il meglio da ognuno.
“Io credo che il tecnico debba adattarsi a quello che ha, altrimenti antepone le sue idee che qualche volta possono essere anche sbagliate a discapito di giocatori che potrebbero rendere in modo diverso – spiega Gorgone – Bisogna avere un’idea di calcio, credo nel lavoro, nell’essere positivi. Penso che una squadra che cerchi di vincere ha più possibilità di farlo. Poi devi fare i conti con quei giocatori che hai a disposizione e metterli nella condizione di rendere al meglio”.
“Ora si dovrà alzare la competitività”
Gorgone guarda avanti e fotografa il futuro che aspetta la nuova Primavera. “Il campionato Primavera 1 ha una qualità nettamente superiore – mette in guardia – Bisognerà ovviamente cercare di allestire una squadra competitiva, che possa confrontarsi per mantenere la categoria. C’è differenza tra i due tornei”.
E il futuro dei suoi ragazzi? Pronti al salto tra i professionisti? “Questa è una domanda che mi sono spesso posto, anche nel passato quando ero nelle prime squadre e vedevo i ragazzi delle Primavere – risponde Gorgone – Secondo me ci sono ragazzi interessanti, ancora non riesco a capire se sono pronti per il salto. E’ anche vero che i ragazzi pronti sono dei talenti, a volte i giovani hanno bisogno di fare esperienza e devono poter sbagliare. Ad oggi potrebbero esserci degli elementi pronti ma ripeto bisogna dare loro la possibilità di sbagliare”.
“Ambizione e fuoco sacro”
Il tecnico romano è rimasto con i piedi per terra. Nessun sogno particolare ma soltanto la voglia di andare avanti, Animato dall’ambizione e dalla passione a prescindere dal campionato.
“Non ho mai avuto il classico sogno nel cassetto – chiosa Gorgone – Ogni tanto mi sono posto questa domanda. A me piace fare questo lavoro da sempre. Sono ambizioso, ho voglia di andare avanti, però alla base metto sempre il campo: fino a quando mi piace fare l’allenatore sicuramente posso avere un obiettivo sempre maggiore. Se dovesse diminuire quel ‘fuoco sacro’ si farebbe tutto più complicato. Quindi il mio obiettivo è fare bene indipendentemente dalla categoria, se sono ragazzi o grandi”.