Leodori: «Centriamo la Fase 3 e dal dramma Covid sboccerà il futuro»

La Regione Lazio è al lavoro per progettare la Fase 3 del dopo Covid. L'occasione per una rivoluzione digitale di lavoro, società e cosa pubblica. Meno burocrazia e più internet. La visione di Daniele Leodori

Un passo avanti. La Regione Lazio si prepara ad uscire dalla Fase 1 del coronavirus: l’epoca del contagio e della diffusione. La curva presa da alcuni giorni autorizza a credere che entro poche settimane Covid-19 avrà le briglie, si diffonderà ad una velocità che consentirà di garantire a tutti le cure, senza portare al collasso il sistema sanitario regionale. È per questo che da ieri si sta lavorando ufficialmente alla Fase 2: il modo in cui mettere fine al blocco totale e consentirci di uscire da casa per andare verso la nostra nuova normalità. Ma c’è anche una Fase 3: il dopo emergenza, nella quale la Regione vuole costruire un Lazio diverso, più smart, a portata di cittadino.

Se ne sta occupando il vice presidente della Giunta, Daniele Leodori. Cauto nel presente ma coraggioso nel futuro, per tornare a vivere e vivere meglio.

Un ‘dopo’ sicuro

Daniele Leodori
Presidente si è cominciato a parlare ufficialmente di un ‘dopo’. Sono cominciati ieri gli incontri con le parti sociali per definire insieme le tappe della ‘riapertura’. Come sarà questo dopo nel Lazio?

«Dovrà essere un dopo sicuro. Dobbiamo partire con il dare garanzie di sicurezza a tutti i cittadini nel momento in cui verrà concluso il lockdown e si ripartirà con la normale attività. Abbiamo incontrato nelle ore scorse i rappresentanti di imprese e lavoratori per immaginare insieme le condizioni di sicurezza nel momento in cui verranno riaperte le attività. Anche se il primo periodo noi non dovremo tanto immaginarlo come un ritorno ad una vita come quella precedente».

«E’ chiaro che dovremo convivere con il virus. Dovremo trovare i meccanismi di sicurezza tali da poterci permettere la miglior convivenza possibile. Quello con Imprese e Sindacati è stato il primo di una serie di incontri, a fine settimana ci confronteremo anche con le Camere di Commercio per individuare i protocolli di sicurezza per le attività che verranno riaperte dal 4 maggio».

Fase 3 è la modernità

Leodori: massima sicurezza per la fase due, ma bisogna ripartire
Il Lazio non vuole subire il virus, vuole ‘cavalcare’ il virus. Da una settimana avete messo su un laboratorio di idee per cominciare a progettare un Lazio più ‘smart’. Cosa vi aspettate da questo pensatoio?

«In questo momento noi siamo nella fase uno, che è ancora chiaramente quella di contrasto all’espansione del virus. L’incontro con le forze datoriali e sindacali ha iniziato la definizione della fase due, quella della ripartenza in sicurezza».

«Ma noi dobbiamo già immaginare una Fase tre, dobbiamo pensare al Lazio che vogliamo, al Lazio che deve cogliere quest’occasione per ammodernarsi il più possibile. Lo abbiamo visto anche in queste settimane di lockdown: ci hanno dato la sensazione per cui dal punto di vista della digitalizzazione, dello smart working, dell’economia circolare, noi si possa fare tanto per creare un Lazio sostenibile».

Il Laboratorio Lazio

Smart Working © Imagoeconomica

Dal punto di vista economico il blocco totale è stato una tragedia. Gli industriali hanno calcolato perdite per centinaia di milioni d’euro. E stimano che non tutti supereranno questa crisi, tanti non rialzeranno la saracinesca. La Regione cerca allora di utilizzare lo stop per fare anche un reset

«Da questi trenta giorni di blocco totale dobbiamo imparare che probabilmente si deve iniziare a pensare ad un Lazio diverso da quello che avevamo prima del 29 febbraio. Il gruppo di lavoro che abbiamo messo in piedi lavora ad un ‘Laboratorio Lazio’, ad un Lazio largo, come è stato definito da alcuni media e progetta il Lazio del futuro, sostenibile e resiliente. È una Regione che pensa ad infrastrutture moderne che diano risposta alle esigenze delle varie province».

«Parlo di un Lazio più digitale. Oggi quella della digitalizzazione è una barriera, ce ne accorgiamo anche rispetto alla formazione nelle scuole in questo periodo. Abbiamo visto come quelle scuole che erano attrezzate abbiano potuto continuare a fare formazione, mentre quelle che non lo erano hanno un po’ segnato il passo. Stessa cosa per le attività produttive: avere delle infrastrutture digitali ci pone al passo coi tempi e con gli altri paesi europei».

Semplificare per colmare il gap

Le domande per i bonus Inps inoltrate via portale © Imagoeconomica

Ci sono località servite dalla fibra ottica. Altre in cui la fibra passa da anni ma non è mai stata sfruttata. Altre ancora in cui il segnale Internet sta iniziando ad arrivare soltanto adesso grazie alle parabole. Si chiama digital divide e la pandemia ha dimostrato che è uno scalino troppo importante per non colmarlo in fretta.

Linee veloci significano meno code in banca, ordini fatti on line e consegnati a casa, documenti chiesti e rilasciati attraverso il computer. Con un’efficienza ancora maggiore se oltre ad internet veloce si pensa anche ad uno sfoltimento della burocrazia.

«Abbiamo poi necessariamente bisogno, ed è priorità assoluta, di un Lazio ‘semplice’. Da qui la volontà di semplificare le procedure amministrative, il nostro approccio con la pubblica amministrazione e tra le imprese. Sono tutti temi che tra loro si intrecciano, perché un Lazio digitale è un Lazio più semplice. Ne consegue che un Lazio più semplice da un punto di vista normativo avvicina sempre più i cittadini alla pubblica amministrazione».

Il ruolo delle università

Il rettorato dell’Università di Cassino

Il lazio ha un polo scientifico e tecnologico di tutto rispetto. È dai nostri centri di ricerca che sta arrivando una delle possibili risposte al coronavoirus. È da Pomezia e dal suo istituto di Ricerca Biologico Molecolare che sta nascendo un possibile vaccino. Il sistema delle università del Lazio ha dato risposte di assoluta eccellenza in tantissimi campi.

«Abbiamo la necessità di esaltare e rafforzare sempre di più i settori che sono storicamente il fiore all’occhiello della nostra regione. Mi riferisco al sistema formativo delle università e in particolare della ricerca, che sono eccellenze regionali e sono tra le punte di diamante del nostro paese in termini generali. Puntare perciò su università e ricerca secondo noi rappresenta una prospettiva di crescita per la nostra regione».

«Ci siamo anche attrezzati e siamo ancora attrezzati. Ora però dobbiamo pensare ad uscire in fretta dalla Fase 1. E questo lo faremo tanto prima quanto sapremo mantenere le distanze e rispettare ancora per un po’ le misure di restrizione. Fino al 3 maggio non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo abbassare la guardia».