Il virus dell’ignoranza

Foto © Imagoeconomica / Marco Cremonesi

Dalle 'sassate' (vere o fake) alle studentesse dell'Accademia di Belle Arti a Frosinone agli esami universitari sospesi in Toscana. Dalla passeggera fatta scendere dal bus in Piemonte al vice presidente del Senato ed il saluto romano per evitare contagi. Il caso di un virus che uccide meno dell'influenza normale. Ma ha messo in luce un'evidenza: uccide di più più l'ignoranza.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Più di qualcosa non quadra. I primi ad accorgersene sono stati i responsabili dell’ordine e della sanità pubblica riuniti la settimana scorsa in prefettura a Frosinone. “Perché tutto questo allarme?” Se lo sono chiesti di fronte alle cifre elencate con puntigliosa professionalità dal direttore generale della Asl Stefano Lorusso. Numeri che hanno un nome ed una provenienza: l’Organizzazione Mondiale della Sanità certifica che ogni anno muoiono di comunissima influenza tra le 300mila e le 500mila persone nel mondo; colpa delle complicazioni che porta. Tanto per fare un paragone: la ‘micidiale‘ influenza aviaria cinese che tutti ricorderanno con la sigla Sars, ha ‘sterminato’ la bellezza di 801 persone. Otto, zero, uno. Tanto per continuare con i numeri, l’influenza da Coronavirus, presentata come una specie di pestilenza, il giorno della riunione in prefettura, non aveva ancora raggiunto i 12mila casi e le 250 vittime.

La prefettura di Frosinone Foto © Stefano Strani

Uomo di profonda fiducia nelle istituzioni, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, di fronte ai numeri declinati dal manager Lorusso, grattandosi la testa ha detto “Beh, qualcosa deve esserci: altrimenti per cosa ci hanno fatto riunire?”. A confortare il suo legittimo dubbio c’è la considerazione che se in Cina si affrettano a costruire in dieci giorni un ospedale da mille posti, avviando poi con altrettanta furia la realizzazione di uno simile a poca distanza, una ragione ci sarà.

Nei Paesi civilizzati la chiamano ‘prudenza’. Perché se un virus si diffonde troppo in fretta è capace di mandare in tilt un intero sistema. Sempre a proposito di esempi è sufficiente pensare a quello che accade ogni anno nell’ospedale di Frosinone con la comune influenza. Il Pronto Soccorso già piccolo di suo, finisce in tilt e sembra un ospedale militare appena dietro le linee di cannoneggiamento.

Perché le complicazioni dell’influenza uccidono circa il 10% dei pazienti, soprattutto gli anziani, quelli in condizioni fisiche già precarie, chi è debilitato da bronchiti asmatiche croniche: uno su dieci è tantissimo ma a calcolarlo è l’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Se poi ci si organizza male, la frittata è fatta. Guardare Frosinone per capire: appena realizzato il nuovo ospedale Spaziani sono cambiate le regole del gioco. Sono stati chiusi tutti gli ospedali intorno, da Anagni a Ceccano, Ferentino e in parte Alatri. Dirottando tutti nel Capoluogo: dimenticando che era stato fatto un ospedale nuovo, non uno più grande.

L’ospedale Spaziani di Frosinone

A questo si aggiunga il lento ritorno al Medio Evo che il nostro territorio sta vivendo insieme al resto dell’Italia da Nord a Sud, Isole comprese. Come chiamare altrimenti l’ondata di rifiuto dei vaccini? E la successiva corsa a pretendere di essere vaccinati appena esplode un’epidemia o una pandemia: dal morbillo agli orecchioni, dall’influenza comune alla peste bubbonica?

Non leggiamo più un giornale, prendiamo per buona qualsiasi fesseria che leggiamo al lavatoio di Facebook, abbiamo perso la capacità di confrontarci. Non ascoltiamo più nessuno. Pretendiamo che la ‘laurea presa all’università della strada‘ valga tanto quella di un primario specializzato allo Sloan Kettering.

In queste condizioni non stupisce che 4 governatori di Regioni (tutte del Nord e ad amministrazione leghista) abbiano sollecitato il ministro della Salute ad impedire il rientro in classe ai bambini appena tornati dalla Cina; che un professore abbia annullato un appello universitario in Toscana nell’area dove c’è una delle più alte concentrazioni di imprese cinesi residenti; che in una delle zone più centrali di Roma un barista abbia esposto un cartello scritto in mandarino per invitare i turisti orientali a non entrare; e che una passeggera sia stata invitata a scendere dal bus in Piemonte. Che un vice presidente del Senato pensi di essere spiritoso nell’invitare a fare il saluto romano anziché stringere la mano, per evitare la trasmissione del virus.

Il vero virus è quello dell’ignoranza.

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