Se l’incendio alla Mecoris scatena il panico della politica (di C. Trento)

La Ciociaria è inquinata. E ce ne ricordiamo ogni giorno, con le morti e le malattie legate ai veleni che ci circondano. Chi dovrebbe fare qualcosa, ogni Governo (nazionale, regionale, perfino europeo) puntualmente annuncia. E basta.

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

La preoccupazione, l’ansia, perfino il panico della gente vanno rispettati. L’incendio sviluppatosi domenica scorsa alla Mecoris ha naturalmente allarmato, soprattutto le famiglie e le persone di Frosinone che vivono e risiedono in quella zona. Le fiamme, il fumo, la puzza, le sirene, l’intervento dei vigili del fuoco sono stati elementi che hanno inevitabilmente segnato i cittadini.

Bene ha fatto il sindaco Nicola Ottaviani a rispondere in aula al fuoco di fila di domande. Molte delle quali scomode e toste. D’altronde le tematiche ambientali sono molto sentite dalla popolazione. Ma, detto questo, attenzione tutti a non sconfinare nella demagogia o nel complottismo ad ogni costo.

Ci sono diverse autorità che si occuperanno del caso e bisognerà attendere gli esiti di tutte le verifiche e dei controlli. Ma l’Amministrazione Comunale è intervenuta prontamente, già domenica scorsa nelle ore immediatamente successive: delimitando il raggio di azione (due chilometri), emanando ordinanze, avviando controlli.

E la comunicazione con i cittadini in un contesto del genere diventa fondamentale. Perché le madri e i padri di famiglia hanno diritto di sapere le cose come stanno, di essere rassicurati e comunque di essere informati. È stato fatto. Ma neppure si può pensare che le notizie siano vere soltanto se catastrofiche, mentre invece, se vanno nella direzione di tranquillizzare, allora c’è sotto qualcosa. Il retroscenismo, quando non suffragato da fatti, diventa un elemento della sfera del “gossip”, che però nulla può avere a che fare con un contesto di estrema serietà come quello di un incidente ambientale. Nemmeno si possono accettare speculazioni e sceneggiate per cercare di buttarla in caciara. Anche perché, battuta per battuta, come ha detto qualcuno, in Italia c’è qualcosa di più catastrofico della politica: l’ambiente.

L’inquinamento quotidiano che nessuno vede

Da anni in provincia di Frosinone si parla (e basta) dell’inquinamento della Valle del Sacco. Da decenni il fiume (Sacco) guadagna spesso le prime pagine dei giornali per le “schiumate”a pelo d’acqua. E non solo. Da anni si cerca inutilmente di capire la causa della puzza che ammorba Ceccano e altri centri dei Lepini. Da anni Frosinone, il capoluogo, detiene il primato di essere la città italiana con la più alta concentrazione di polveri sottili.

Sono passati quindici anni da quando, il 19 luglio 2005, un agricoltore trovò 25 mucche morte nel rio Mola Santa Maria. Uccise dal beta-esaclorocicloesano. Poi venne fuori che quella stessa sostanza era presente nel latte di altre aziende tra Segni, Gavignano, Colleferro, Anagni e Sgurgola. Segno che l’inquinamento non era episodico, come avrebbero dimostrato, anni dopo, le indagini epidemiologiche sulla gente che vive nella zona a ridosso del Sacco.

E cosa è stato realmente fatto in tutti questi anni? Al di là delle procedure “mostruosamente burocratiche” delle delimitazioni dei Siti di interesse nazionale o regionale? Nulla.

A Frosinone, nel bel mezzo di un’area industriale e nelle vicinanze anche dell’ospedale e dello stadio, c’è la discarica di via Le Lame, una bomba ecologica potenzialmente alimentata da 625.000 tonnellate di rifiuti. Per disinnescarla e rimuoverla occorrono sì procedure complesse e costose, ma soprattutto occorre una volontà e un peso politico che questo territorio non ha.

La Ciociaria è inquinata, su questo non ci sono dubbi. E il fatto che i cittadini abbiano risposto alzando la soglia dell’attenzione sull’incendio di domenica scorsa in un’azienda che smaltisce rifiuti sta a significare che il tema ambientale è sentito.

L’ipocrisia imperante e l’esercito dei leoni da tastiera

Dicevamo delle risposte reali che sono mancate. Ad ogni livello, da quello nazionale a scendere. La verità è che in Italia ai disastri ambientali si danno sempre e soltanto risposte emergenziali ed emotive. Si mette una pezza, non di più. Mai un progetto sistematico, a lungo termine, di ampio respiro. Preventivo. Sono stati rafforzati gli argini dei fiumi? Si è combattuto l’abusivismo edilizio? Si è fatta una mappatura del rischio di quelle aziende che trattano materiali delicati e pericolosi e sono ubicate in zone popolose e popolate? No.

Perché è anche da queste attività che si valuta una classe politica che guarda alle future generazioni. Invece no. Le bonifiche ambientali, la riqualificazione energetica, l’uso di fonti rinnovabili non trovano spazio né nel dibattito politico né, soprattutto, nelle diverse manovre economiche ai vari livelli. Sono più invisibili della lotta all’evasione fiscale. Non hanno diritto di cittadinanza nelle manovre del cambiamento che ogni Governo (nazionale, regionale, perfino europeo) puntualmente annuncia. E basta però. Mentre ci si concentra sempre sulle pensioni, sull’immigrazione, sulle sanatorie, sui condoni.

Oggi peraltro c’è perfino la locuzione elegante di “pace fiscale”. Intanto però, nella società della comunicazione globale, online viaggia di tutto. Nella convinzione che il fatto di avere la possibilità di scrivere equivale non soltanto a poter dire tutto e il contrario di tutto, ma anche a credere davvero di essere i depositari della verità assoluta. È come pensare di essere Federer per il fatto di poter utilizzare una racchetta da tennis. I leoni da tastiera imperversano e purtroppo il loro ruggito spesso copre e travolge competenze e dati scientifici.

L’inquinamento ambientale è un problema serio e grave, molto presente anche in Ciociaria. Ma, come ha scritto un certo Albert Einstein, «il problema oggi non è l’energia nucleare, ma il cuore dell’uomo».

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