Tante parole ai tavoli, nessun peso sulla bilancia (di C. Trento)

Mario Abbruzzese continua a chiudere gli occhi ed a non voler vedere il mondo politico che crolla intorno a lui. Ma in Ciociaria faticano anche i Partiti che vincono a livello nazionale: il Movimento 5 Stelle è assente su tutti i grandi temi

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

La situazione politica continua ad essere grave ma non seria. In provincia di Frosinone, poi, i contorni sono perfino più calcati.

A Cassino ci sono state le dimissioni del sindaco Carlo Maria D’Alessandro, fortemente voluto in quel ruolo da Mario Abbruzzese, da molti anni leader di Forza Italia.

Un epilogo più volte annunciato, arrivato al culmine di un logoramento politico infinito. Se al termine dei venti giorni D’Alessandro ritirerà le dimissioni, decidendo di tornare in sella, nella sostanza non cambierà nulla. Perché la crisi è negli equilibri (ormai saltati), nei rapporti personali (incrinati da tempo), perfino nelle dinamiche dialettiche estremizzate.

La sconfitta politica è soprattutto di Mario Abbruzzese, che non è riuscito a gestire la situazione. Perché delle due l’una: o non si entra nelle vicende dei Comuni, oppure, se ci si entra, poi si deve evitare che la situazione precipiti.

Ma il punto è che Abbruzzese rifiuta di prendere atto di quanto successo negli ultimi mesi: della sconfitta alla Camera per una manciata di voti (proprio sul suo territorio), dei “franchi tiratori”che hanno impallinato Tommaso Ciccone, candidato del centrodestra alla presidenza della Provincia, della crisi al Comune di Cassino.

Perché è evidente che alzare bandiera bianca sul Municipio verrebbe letto anche come una resa politica del viceresponsabile nazionale degli enti locali di Forza Italia. Ma forse rimanere arroccati nel fortino sarebbe ancora peggio.

È inutile continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto. All’interno di Forza Italia non c’è un chiarimento serio da anni. E in diversi hanno contestato e contestano Abbruzzese: ma non lo fanno apertamente, magari aspettano il segreto delle urne per scatenare il fuoco amico.

Alla fine a perdere è il centrodestra. Invece Lega e Fratelli d’Italia chiedono da mesi di ricalibrare la coalizione anche in provincia di Frosinone. Fra l’altro sia il senatore Massimo Ruspandini (FdI) che il deputato Francesco Zicchieri (Lega) hanno detto chiaramente che una stagione politica va archiviata.

Fare finta di nulla aggrava il problema. Non lo risolve

 

La stagione degli inciuci ha disorientato

Accordi trasversali sono stati fatti in questi anni: nel 2014 per la presidenza della Provincia, prima e dopo per quelle dell’Asi, della Saf, del Cosilam. Con Francesco De Angelis (Pd) da una parte e Mario Abbruzzese (FI) dall’altra. Inevitabile che sia creato un certo disorientamento, sia negli elettori che negli amministratori.

Il soccorso, “rosso” e “azzurro”, ha finito con il cancellare i confini e non è neppure un caso che poi tutto ciò si sia riverberato pure sul risultato delle elezioni.

Il 4 marzo hanno vinto delle posizioni e delle proposte nette, quelle del Movimento Cinque Stelle e della Lega. Democrat e Forza Italia sono stati travolti dall’onda. Se non si capiscono i motivi della disfatta, mai potrà cominciare la risalita. A nessun livello, neppure locale.

Il centrodestra deve cambiare assetto e leadership, altrimenti le sconfitte continueranno.

 

Selfie e post non sostituiscono le competenze

Viviamo nell’epoca della comunicazione rapida e poco approfondita. Meglio un like su un post che un’argomentazione ragionata. Perfino le contrapposizioni sono ormai sfociate nel pettegolezzo, nelle sceneggiate, nei rancori, nelle questioni personali, nelle antipatie, nei dispetti. Quanto a che fare tutto questo con la politica?

Nulla. Eppure su questo terreno ci si misura, su questo terreno si strappano spesso candidature, ruoli e incarichi. I curricula professionali qualcuno li legge ancora sul serio? Meglio, qualcuno li prende in considerazione?

Dovendo giudicare dai risultati, la risposta è più che scontata: no. Va tutto bene, basta però che non ci lamentiamo.

 

Se Sparta piange Atene non ride Anzi, singhiozza

La crisi della politica locale non è soltanto di Forza Italia però. Anche il Pd fatica a riprendere il bandolo della matassa.

Gli schemi non cambiano. “Piazze piene, urne vuote”, si diceva un tempo. In piazza ormai non si azzarda ad andare più quasi nessuno. Però ci sono le manifestazioni. Sempre molto partecipate quelle del Pd, specialmente quando si muove Francesco De Angelis, leader incontrastato del partito.

Lo schema funziona per gli addetti ai lavori, che non hanno bisogno di essere convinti. Funziona anche quando il fattore decisivo diventa il radicamento sul territorio. Come nel caso delle elezioni regionali, quando i voti di De Angelis hanno trainato Mauro Buschini e Sara Battisti. Mentre non funziona quando il voto è di opinione, come alle politiche, quando ci si rivolge direttamente ai cittadini.

Su questo il Pd deve lavorare moltissimo anche in Ciociaria. Il minimo comun denominatore delle situazioni di Forza Italia e Pd sul territorio è rappresentato dalla mancanza di un ricambio generazionale della classe dirigente. De Angelis e Abbruzzese. E poi?

 

Ma in Ciociaria perfino i Partiti che volano a livello nazionale faticano.

Il Movimento Cinque Stelle ha eletto tre parlamentari, ma sul piano del radicamento territoriale rimane in secondo piano. Alle provinciali è stato evidente: appena sei consiglieri comunali e nessun sindaco. Eppure le tematiche locali non mancano. Un punto sul quale Luca Frusone, Ilaria Fontana ed Enrica Segneri non possono non riflettere.

Per quanto riguarda la Lega, il coordinatore regionale Francesco Zicchieri si sta concentrando sull’organizzazione. Nei vari Comuni si è proceduto alla costituzione dei gruppi consiliari “pescando”d agli alleati, in particolare da Forza Italia.

Ma è la classe dirigente a poter fare la differenza sui territori. Su questo l’impressione è che ci sia da lavorare ancora molto. Non basta eleggere deputati, bisogna poi che gli stessi “pesino” laddove vengono prese le decisioni.

Un discorso che vale per tutte le forze politiche. Oggi come oggi la provincia di Frosinone non “pesa”. Convegni, annunci, promesse e dichiarazioni di buona volontà non mancano. Però restano tali. In attesa di una svolta che non arriva da anni.

O vogliamo rassegnarci al fatto che la valutazione di parlamentari, consiglieri regionali ed amministratori locali avvenga in base ai “mi piace”?

 

 

 

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