La Corte dice no: i conti di Cassino finiscono nel baratro

È finita. I conti del Comune di Cassino sono al collasso. La dichiarazione del dissesto è solo una formalità. Alla quale il sindaco Carlo Maria D’Alessandro rifiuterà in ogni modo di sottomettersi. Ma corre il rischio che il conto lo presentino a lui: come è accaduto sulla sentenza che gli ordinava di consegnare ad Acea gli impianti dell’acqua, per la quale i giudici si sono spazientiti dei suoi pretesti e lo hanno segnalato sia alla Procura della Repubblica che alla magistratura contabile.

 

A certificare il collasso è ora la Corte dei Conti. Ha detto no. No al piano spalma debiti che era stato messo a punto dall’amministrazione di Giuseppe Golini Petrarcone. No alla richiesta di dividere il debito facendo partire la prima rata del pagamento dal 2017.

 

I magistrati Contabili hanno detto ‘se volete, il piano è quello che avevamo concordato’. Punto.

 

Manca oltre un milione per riuscire a chiudere il conto. Non c’è modo di trovarlo. Il professor Ulderico Schimperna ha tagliato tutto il possibile, nascosto la polvere sotto al tappeto, eliminato tutto ciò che potesse anche solo sembrare superfluo. Ma non ci si arriva.

 

Ai conti mancano i soldi che dovevano entrare attraverso le bollette dell’acqua. Non ci sono più. L’acquedotto ora è passato ad Acea. E quelle cifre in ingresso non possono più essere calcolate.

 

Fine della corsa. Il sindaco ha convocato d’urgenza la sua maggioranza: una riunione drammatica in cui ha detto come stanno le cose.

 

Urbi et Orbi poi, alle 10.30 di questa mattina ha incontrato i giornalisti. Ha annunciato che ancora non siamo al dissesto.

 

Si aggrappa ad un artifizio contabile. La mossa della disperazione è quella tornare a trattare con la Corte dei Conti. Il sindaco ha già chiesto di essere ricevuto. Vuole proporgli di mettere in bilancio la vendita dell’argenteria: qualche immobile o terreno che valga abbastanza da abbassare in modo considerevole il debito.

 

Ma è solo un gioco di parole. Una formalità. Perché di fronte ci sono le elezioni politiche e le regionali. E arrivarci con il dissesto sulle spalle è come accomodarsi al palo chiedendo a San Sebastiano di farsi un po’ più in là.

 

Le frecce del centrosinistra sono pronte. E gli scudi di Carlo Maria D’Alessandro sono altrettanto pronti ad alzarsi.

Il centrosinistra accuserà il governo di centrodestra d’essere stato incapace e di non essere riuscito a gestire i conti, così come ha perduto la battaglia per l’acqua pubblica.

Il centrodestra, nel corso della conferenza stampa di questa mattina ha accusato il governo di centrosinistra che l’ha preceduto. In sostanza ha detto che se n’è andato lasciandogli il cerino acceso in mano a un centimetro dai polpastrelli. Perché? Perché l’amministrazione Petrarcone ha detto ‘Io pago dal 2017’. E poi il problema è di chi vince le elezioni: toccherà a lui trovare la soluzione. Le elezioni le ha vinte D’Alessandro e ora è lui a scottarsi.

La replica dell’ex assessore alle Finanze Enzo Salera? È che la delibera bocciata dalla Corte dei Conti è la numero 40 del 14 aprile 2017: tutta roba di Carlo Maria D’Alessandro e della sua amministrazione.

Ufficiale o no, il baratro ormai è ad un centimetro. La sfida adesso è una sola: riuscire ad arrivare alle prossime elezioni Regionali e Politiche evitando di precipitare.

Poi, i cittadini dovranno pagare.