Cosa c’è dietro al concorso di Allumiere

FOTO: CARLO CARINO / IMAGOECONOMICA

Perché quel concorso ha suscitato tante polemiche? Quali sono i punti di sospetto? Cosa chiederà di accertare lunedì Buschini alla commissione d'indagine che chiederà di istituire? Ecco le risposte.

Cosa c’è dietro al concorso bandito dal Comune di Allumiere e finito al centro delle polemiche? Perché rende indispensabile la creazione di una Commissione d’indagine, voluta da subito dal presidente dimissionario Mauro Buschini? E perché le dimissioni del presidente del Consiglio Regionale del Lazio Buschini sono assolutamente opportune e addirittura una sfida nel nome della Trasparenza? E per quale motivo, a non farci una bella figura, ora è l’insieme di vice presidenti e segretari che con lui hanno approvato all’unanimità quel provvedimento?

L’anomalia del concorso

Il palazzo municipale di Allumiere

A descrivere con chiarezza tutti i passaggi e far emergere le anomalie che sono in questa storia è Elisabetta Aniballi, espertissima giornalista che alcuni anni fa s’è ritrovata una bomba carta lanciata ed esplosa sulla macchina.

Iniziamo dalla fine. Che poi è l’anomalia principale. A quel concorso hanno partecipato 625 candidati. I venti più bravi sono stati ammessi alle prove successive. La stranezza sta nel fatto che al ventesimo ed ultimo posto utile per passare alla fase successiva non c’è un solo nome: ce ne sono ben 85 e sono tutti a pari merito. Così, alla fase successiva vengono ammesse ben 104 persone: i primi 19 e gli 85 arrivati al ventesimo posto.

Per capire come mai ci sono ben 85 che stanno sul predellino del ventesimo posto Elisabetta Aniballi va a sfogliare i verbali numero 4 e 5. Sono quelli con i quali avviene la scrematura dei concorrenti portandoli da 625 a 104. E rileva che non c’è “uno straccio di punteggio, senza criteri se non quello anomalo dell’ordine alfabetico. Un metodo oscuro e misterioso di valutazione” che confligge con i criteri fissati nel bando concorsuale. Chi ha operato quella scrematura? I tre commissari d’esame: sono dirigente del Comune di Allumiere Andrea Mori (in veste di presidente della Commissione d’Esame); Riccardo Rapalli (dirigente al Comune di Tivoli) e Elpidio Bucci.

L’anomalia del bando

FOTO: CARLO CARINO / IMAGOECONOMICA

La prova che ha scremato i candidati da 625 a 104 si è svolta nei giorni 16 e 17 luglio 2020. Il test è di quelli “a risposta multipla”: in pratica ci sono 45 domande e per ogni domanda ci sono tre possibili risposte. Il tempo a disposizione è di tre quarti d’ora. Per ogni risposta giusta si ottiene un punto, ad ogni risposta sbagliata viene tolto un punto, se non si risponde viene tolto mezzo punto. Per superare la prova bisogna rispondere bene ad almeno 31 delle 45 domande.

Semplice? Mica tanto: se azzecchi 31 risposte esatte ti rimangono altre 14 risposte da dare; se non le dai perdi 7 punti (0,5 di penalità x 14); se le dai sbagliate perdi 14 punti (1 penalità x 14)

In 104 riescono a passare e 85 totalizzano tutti lo stesso punteggio. Non c’è un ex aequo al settimo posto o al decimo: no i pari merito sono tutti lì a quota venti, stretti sull’ultimo gradino disponibile. Dopotutto l’Art.5 del bando di concorso è chiaro: passano la preselezione i primi 20 e gli eventuali pari merito del ventesimo posto.

Quanto era difficile quel test? Un confronto è possibile con l’altro concorso parallelo tenuto dal Comune di Allumiere. È quello che metteva a concorso 2 posti per geometra con mansioni da istruttore tecnico. Il bando è lo stesso di quello dei 104: stesso schema, stessi criteri di selezione. Lì però non si presentano 625 aspiranti ma solo 52. E di loro superano la prova in dieci. Basta incolonnare i numeri e calcolare le due proporzioni: nel primo caso ha superato i test il 16,6% mentre nel caso dei geometri il 19,2%.

Si può dire che fossero difficili allo stesso modo, un po’ più selettivo il primo. Ma sono gli 85 a pari merito a lasciare spazio ai dubbi.

L’anomalia dei vincitori

Buschini e l’Ufficio di Presidenza

Una volta ultimata la graduatoria ad Allumiere si hanno i 5 vincitori del concorso ed una serie di idonei ma non vincitori. La legge, per evitare di spendere soldi e far ripetere ogni volta i concorsi, consente agli enti di attingere dalle graduatorie aperte nei Comuni vicini. A quella sfilza di idonei decide di attingere il Consiglio Regionale del Lazio: 16 nomi, lo decide all’unanimità l’Ufficio composto dal presidente Mauro Buschini, i vicepresidenti Devid Porrello (M5S) e Giuseppe Cangemi (Lega), i consiglieri segretari Michela Di Biase (Pd), Gianluca Quadrana (Lista Civica Zingaretti) e Daniele Giannini (Lega). 

Non sono gli unici. Attingono da lì una miriade di Comuni della provincia di Roma tra cui Guidonia Montecelio, Tivoli e Monterotondo.

Cosa c’è di strano? In quella graduatoria c’è una sfilza di amministratori e dirigenti politici riconducibili a PdM5S e Lega; due di quei nomi sono riconducibili a Buschini.

Un fatto deve essere chiaro: attingendo dalla graduatoria di Allumiere la Regione ed i vari Comuni non hanno fatto altro che rispettare la normativa. Il punto da chiarire è invece un altro e dovrà pensarci la Commissione che verrà costituita in Regione la settimana prossima ma anche la magistratura.

I punti da chiarire sul concorso

Foto: Imagoeconomica / Benvegnu’ Guaitoli

Il punto da chiarire è come si è arrivati alla graduatoria. Se in maniera trasparente o con forzature non legittime. Perché è insolito che ben 85 persone finiscano a pari merito.

Altrettanto è insolito che buona parte degli idonei provenisse dallo stesso settore e cioè la politica.

Terzo elemento sul quale è necessario fare luce: tutti gli enti che hanno attinto da quella graduatoria hanno assunto nello stesso momento e cioè tra il 14 e il 31 dicembre 2020. C’era un accordo tra di loro? C’era una regìa politica alle spalle?

Un sospetto di fronte al quale le dimissioni di Mauro Buschini sono opportune al pari della Commissione sulla Trasparenza che ha voluto venisse istituita. Lunedì sarà lui a proporla ufficialmente all’Aula come semplice consigliere. Più logico sarebbe stato se Buschini si fosse dimesso insieme all’intero Ufficio di Presidenza: non ha voluto aspettare. È già il solo sospetto a disturbarlo. Occorreva un segnale: ha voluto essere lui a dare l’esempio.

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