Così vicini, così diversi, così Fratelli d’Italia

Fratelli d'Italia in provincia di Latina. Così diversa dalla vicina Ciociaria. Dalla scelta di Zaccheo alle origini del Partito. Per comprendere un fenomeno: quello scelto da Giorgia Meloni per essere eletta a Montecitorio

Ascanio Anicio

Esperto di tutti i mondi che stanno a Destra

In quale collegio Giorgia Meloni ha ottenuto il lasciapassare degli elettori per la Camera dei Deputati? È stata eletta da Latina e provincia. E non è stata una scelta casuale. La Federazione provinciale pontina di Fratelli d’Italia è un unicum nazionale. Un po’ per le radici di quel territorio, legate intimamente ad un periodo preciso della storia italiana; un po’ per il radicamento profondo del Partito tra le persone di quella comunità. Ma soprattutto perché Latina è il territorio nel quale Giorgia Meloni ha dimostrato con i fatti la sua tempra ed il suo coraggio politico: candidandosi nel collegio di Latina della Camera dei Deputati la leader di Fdi ha voluto lanciare un segnale preciso dopo la pesante debacle subita alle ultime Comunali.

Proprio lì, nella sorpresa generale, si era imposto come primo cittadino Damiano Coletta: né di destra, né di sinistra, né grillino. Un sindaco dell’antipolitica in una roccaforte della destra più politicizzata.

Quello lanciato all’epoca da Giorgia Meloni può suonare come una sorta di avvertimento: la roccaforte va riconquistata. Oggi il centrodestra pontino si è stretto attorno al nome di Vincenzo Zaccheo: la scelta di quel nome, il travaglio nel raggiungere una sintesi all’interno del Partito e poi con gli alleati, sono la cartina di tornasole per raccontare un intero fenomeno politico. Quello di FdI in provincia di Latina.

Fratelli di Zaccheo

Vincenzo Zaccheo

Vincenzo Zaccheo non è un nome a caso. È in grado di evocare il recente passato di governo della destra pontina. Perché è stato sindaco del capoluogo per due mandati consecutivi, oltre che consigliere regionale e deputato; ha rifiutato un posto da sottosegretario per poter tornare a fare il sindaco.

L’ex sindaco non ha ancora aderito a Fratelli d’Italia. Quella potrebbe essere la sua destinazione naturale nel caso dovesse optare per una tessera. Ma non è detto. 

Non è stata una scelta semplice: la trattativa per decidere chi sarebbe stata la punta del centrodestra nella sfida elettorale di Latina è durata parecchio. Il clima lo ricostruisce un episodio che coinvolge l’europarlamentare FdI Nicola Procaccini di Terracina. Lui e Vincenzo Zaccheo non sono sempre andati d’accordo in Alleanza Nazionale. Lo stesso Procaccini lo ha scritto nel post d’annuncio della candidatura: “Ci conosciamo da sempre, litighiamo da sempre (e certe litigate in sezione…), ma ci vogliamo bene da sempre – ha fatto presente l’ex primo cittadino di Terracina – . Probabilmente siamo cambiati nel corso degli anni. Lui è diventato più calmo e riflessivo. Io sono diventato più concreto e meno velleitario. Insieme affronteremo la grande battaglia per Latina. Spalla a spalla per la città simbolo dei nostri valori. Sempre e per sempre, dalla stessa parte ci troverete…“.

Quel “sempre dalla stessa parte” è un richiamo ad una nota canzone di Francesco De Gregori che si intitola Sempre e per sempre. Un brano che piace tanto ai meloniani provenienti dalla generazione Atreju. E Latina, in effetti sembra un buon posto per declinare quella strofa. Ma la vittoria di Coletta, cinque anni fa, ha spezzato la narrativa della destra. Quella che ora tenta di rimediare con il rientro di Zaccheo.

Da De Gregori ad Atreju fino a FdI

Nicola Procaccini (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Quando Zaccheo era in Alleanza Nazionale gravitava attorno alla corrente della Destra Protagonista ossia quella che faceva riferimento a Maurizio Gasparri e ad Ignazio La Russa, per intenderci. Nicola Procaccini invece, com’è noto, è un meloniano doc, cioè uno di quelli cresciuti al fianco del leader attuale da ben prima che la Meloni divenisse quello che è ora.

Adesso le correnti non esistono più. E le vecchie ruggini, assieme ai citati litigi, possono essere messe da parte, in nome del reciproco interesse politico. Per comprendere come sia strutturato Fdi a Latina, bisogna fare un salto indietro nel tempo. Dicembre 2012: la Meloni ed un gruppo di giovani dirigenti, più Guido Crosetto e qualche altro esponente, operano quello che è stato definito il “salto nel buio“. Nasce Fratelli d’Italia, un’operazione che ai tempi veniva raccontata come una microscissione dal Pdl – Popolo delle Libertà.

A Latina e provincia, terra post-missina, l’operazione è stata condivisa da un ristretto manipolo di esponenti. Nicola Procaccini non abbandona l’ex ministro di cui è stato spin doctor e in occasione del “salto nel buio” fa da apripista, oltre che da coordinatore del manipolo. Proccacini già all’epoca non è un nome qualsiasi nella destra: come la Meloni proviene da Azione Giovani, è all’epoca il primo sindaco di Fdi del territorio pontino.

Sara Kelany

Al fianco dell’odierno europarlamentare, rimane a quel tempo, cioè nelle prime fasi di gestazione, l’avvocato Sara Kelany oggi responsabile enti locali di FDI nel Lazio e già assessore a Sperlonga, con un passato nel Fronte della Gioventù e in Azione Universitaria, che era il movimento universitario di An. Resta anche Elena Palazzo che è il centravanti degli ex aennini per Itri. La Palazzo, alle prossime amministrative, si candiderà come vicesindaco in sostegno di Agresti. Dal padre, esponente politico dell’ MSI, la Palazzo, ha ereditato la passione per la politica sempre a destra.

La Meloni e Procaccini, dopo il 2012, sono stati creduti da queste due giovani donne e da pochi altri. Almeno a Latina, dove tanti altri esponenti sono rimasti al caldo nel Pdl. Nulla lasciava pensare al boom che ne sarebbe seguito. 

Le differenze tra Ruspandini e Procaccini

Procaccini, però, a differenza di Massimo Ruspandini a Frosinone, non è il presidente provinciale del Partito. Quel ruolo, in questa fase in cui la semina può dare più di qualche frutto, è ricoperto dal senatore Nicola Calandrini, che è peraltro l’uomo sconfitto da Coletta al ballottaggio cinque anni fa a Latina.

Calandrini proviene da Forza Italia, l’altro Partito che si è conteso il consenso bulgaro per il centrodestra a Latina e provincia. E attorno a questo elemento emerge una sostanziale differenza: Ruspandini a Frosinone ha aggregato le forze provenienti dall’esterno, prendendo direttamente in mano le redini al fine di imporre l’autorevolezza del Partito e mettere in chiaro con tutti che FdI non è un taxi; ribadendo che c’è spazio per tutti ma non ci sono scorciatoie; e soprattutto che non si ragiona come nei Partiti da cui molti dei nuovi provengono. (Leggi qui La metamorfosi di Fdi e Ruspandini: il ‘Giorgia’ di Frosinone).

Massimo Ruspandini e Nicola Procaccini

Il quadro politico e la cultura politica sul territorio pontino hanno matrici diverse da quelle in provincia di Frosinone nonostante siano due territori contigui. Così Nicola Procaccini ha potuto contribuire alla crescita, facendo a mano a mano spazio a chi arrivava e potendosi permettere il lusso di cedere il timone ad un esponente di primo piano che arrivava da Forza Italia. Per fare un esempio: come se a Frosinone Ruspandini avesse ceduto il controllo del Partito a Pasquale Ciacciarelli che lasciava Forza Italia.

Il quadro ed il terreno in provincia di Latina, insomma, hanno consentito a Procaccini di non dover gestire tutti i processi. Sono due strategie differenti, una più accentratrice l’atra più aerosa, frutto di due condizioni diverse. Ma stanno producendo i medesimi risultati in termini di allargamento delle maglie. 

Fratelli in equilibrio

Nicola Calandrini

Nicola Calandrini ha aderito a Fdi in seconda battuta sì, ma nel 2013. Quindi a pochissima distanza temporale dalla fondazione del Partito. Lo ha fatto correndo il rischio di rompere con gli azzurri che facevano e fanno ancora riferimento a Claudio Fazzone, quando, nel capoluogo, il Pdl aveva un peso specifico di tutto rispetto.

Erano i tempi in cui, tralasciando i motivi, cadevano sia Vincenzo Zaccheo, espressione di An, nel 2010, sia Giovani Di Giorgi, espressione di Fdi, nel 2015.

C’è da dire che Calandrini venne comunque scelto per raccogliere il testimone della sfida dagli ex aennini e dalla Lega. Sempre a Latina, c’è buona parte della folta schiera degli ex qualcosa. Enrico Tiero (capo di gabinetto del Presidente della Provincia di Latina, cioè Carlo Medici del PD, più volte consigliere comunale a Latina insieme al fratello Raimondi, e assessore nel capoluogo) è uno di questi.

Spostandosi sul litorale, può essere annoverato Pier Paolo Marcuzzi, che ha un passato nell’Udc. Oggi Marcuzzi è il vice-sindaco di Terracina, città dove ha da poco trionfato Roberta Ludovica Tintari che può essere a giusto titolo ascritta direttamente a Fdi. In molti comuni pontini, i oggi FDI può vantare consiglieri comunali e assessori in quota partitica. Per quanto  tutti siano provenienti da esperienze politiche non di impronta Atreju, nel senso della generazione che accompagna la Meloni da decenni. Al massimo hanno un passato in An.

Una menzione d’onore, infine, la merita l’emergente vicesindaco di Roccagorga Mario Romanzi, che è il presidente provinciale di Gioventù Nazionale. E quindi primo indiziato, quando sarà, a raccogliere la fiaccola. 

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