Cosilam, terzo ko di fila: tutti a casa senza risposte

Le possibilità sono solo due. La prima: il Consiglio d’Amministrazione non governa più l’assemblea del Cosilam. La seconda: l’Assemblea dei Soci Cosilam non si fida più del Consiglio d’Amministrazione. Non esistono altre possibilità se per tre volte di fila l’assemblea salta perché i soci non si presentano. E’ quello che è accaduto negli ultimi giorni a Cassino nel Consorzio Industriale per lo Sviluppo del Lazio Meridionale.

Lunedì pomeriggio, per la terza volta, l’assemblea è saltata. ‘Mancanza del numero legale‘ che tradotto dal burocratese significa: non c’erano abbastanza soci per ritenere valida la seduta. E mancavano in maniera bi-partisan: sia i Comuni e sia i Privati. Solo la presenza del rappresentante del Comune di Cassino (socio di maggioranza relativa con il 17,26%) ha consentito di approvare un punto: il Prt cioè il Piano regolatore Territoriale. Poi tutti a casa. Perché? Perché per dare il via libera al Prt era sufficiente il 50,001% dei soci. Mentre per gli altri argomenti da esaminare occorreva la maggioranza qualificata. Che non c’era.

Il notaio è stato pagato a vuoto per la terza volta di fila. Ma questo è l’ultimo dei problemi, un un ente che perde milioni ogni anno. Il vero tema è perché i soci non si presentano all’assemblea di un Consorzio che è roba loro? Eppure, dopo i primi due flop, si erano auto convocati. O il presidente Pietro Zola non telefona ai sindaci ed ai soci privati per sollecitarli a partecipare, oppure telefona e gli dicono che vanno ma poi non mettono piede negli uffici presso l’area industriale di Cassino.

«Io lì non ci metto piede, non voglio trovarmi incastrato in una situazione come quella di Acea, se va bene» commenta un sindaco che chiede l’anonimato «perché non voglio sollevare polemiche, considerata la percentuale che possiede il mio Comune, in questo ente che non serve a niente. Doveva portarci i posti di lavoro ma macina solo debiti».

Il tema che ha lasciato perplesso più di qualche socio, consigliandogli di disertare, è la cessione del servizio di depurazione, per quindici anni, ad una società privata: la “AeA arl“. Di cui il Cosilam è entrato a fare parte, acquisendo il 15% del capitale.

Il presidente Pietro Zola, nell’assemblea di ieri ha impiegato circa due minuti netti per liquidare la faccenda: «Siamo entrati nel capitale della AeA insieme al consorzio Asi di Frosinone ed al consorzio industriale di Rieti, sarà una buona cosa che ci porterà risparmi». Fine delle comunicazioni.

In che modo porterà risparmi? Se è vero che 7 dipendenti (l’ottavo ha rifiutato la delocalizzazione ad AeA) trasferiti alla nuova società comporteranno un risparmio di 400mila euro quanto costerà però il servizio che Cosilam dovrà pagare ad AeA? In che modo sono stati scelti i rappresentanti del Cosilam in seno al CdA della società? In base a quali curriculum o equilibri politici? Quali sono le clausole di salvaguardia, se tra un anno si dovesse scoprire che i risparmi non ci sono? E quali mansioni svolgeranno da oggi i 15 dipendenti rimasti in carico al Cosilam dal momento che l’80% del lavoro è stato esternalizzato? Quale diventa la nuova mission del Consorzio Industriale per lo sviluppo del Lazio Meridionale?

Nessuno di questi temi è stato illustrato ai soci presenti.

Tutto rinviato alla prossima seduta. Sempre se ci sarà il numero legale.

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