“Miracolo” al Cosilam: il bilancio è in pari. Ecco come hanno fatto.

Un Consorzio che era un colabrodo. Perdeva soldi e accumulava debiti. Ora il presidente annuncia il pareggio. Ottenuto in soli 3 anni. I segreti del bilancio approvato ieri. Come ci sono riusciti.

Il primo falso in Bilancio è il bilancio dello Stato. Il secondo non è quello del Cosilam. Il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Lazio Meridionale nelle ore scorse ha approvato i conti del 2017: dopo 5 anni di perdite, il bilancio si è chiuso in pareggio. Anzi con un utile di 4.295 euro. Ad annunciarlo è stato il presidente del consorzio industriale Pietro Zola nella sua relazione all’assemblea generale dei soci che hanno approvato il Rendiconto Generale 2017.

«Dopo cinque anni – ha spiegato – il Consorzio torna a chiudere il bilancio in equilibrio. È questo il punto di ripartenza per un ente che rappresenta l’unico strumento con cui favorire l’innovazione, la crescita e lo sviluppo dell’intero Lazio meridionale».

 

Miracolo nel Bilancio

Il Cosilam era un colabrodo che accumulava perdite. Talmente concrete che le banche avevano iniziato a fare due calcoli sui beni immobili posseduti dal Consorzio: casomai fossero serviti per andare all’asta. (leggi qui Cosilam, scontri e veleni: si va avanti zoppicando) Una catastrofe tale che il presidente Pietro Zola ha ricordato «Tre anni fa siamo saliti su una nave che stava affondando e che rischiava di inabissarsi definitivamente nel mare dei debiti»

I conti ora sono in attivo. In soli 36 mesi. Come hanno fatto? Sopratutto appena sei mesi dopo l’allarme lanciato dal presidente della Camera di Commercio Marcello Pigliacelli, secondo il quale il Consorzio era tecnicamente fallito e c’erano al massimo due settimane di tempo per salvarlo (leggi qui «Cosilam fallito»: soluzione in due settimane oppure Pigliacelli molla tutti)

 

L’operazione AeA

Spulciando il bilancio si scoprono una serie di operazioni interessanti.

La prima. A salvare il Cosilam è stata AeA. È la Srl fondata dal Consorzio Industriale di Rieti, nella quale è entrato subito l’Asi di Frosinone e poi un anno fa si è aggiunto il Cosilam di Cassino. È una società a capitali pubblici ma di diritto privato. Cosa significa? Non è tenuta ai rigidi vincoli burocratici che spesso impantanano gli enti. Di cosa si occupa? Depurazione industriale: il core business di qualunque consorzio industriale. Perché le fabbriche funzionano usando acqua. Che deve essere depurata. Costruirsi un depuratore è un costo insostenibile e quindi conviene pagare ed usare quello consortile.

Nel caso del Cosilam è stato conveniente spogliarsi del core business della depurazione. Leggendo il bilancio si scopre che in questo modo sono stati ceduti ad AeA anche gli 8 dipendenti che si occupavano di quel ramo: tra stipendi, tasse, contributi, rimborsi, il conto è stato alleggerito di alcune centinaia di migliaia d’euro.

Ma in questo modo si è rinunciati anche ai guadagni che la depurazione portava. I bilanci dicono di no: per il semplice motivo che la depurazione portava solo perdite, cioè incassava meno di quanto gli costava il servizio.

E allora AeA come fa a guadagnarci? Perché fa ricorso alle ‘economie di scala’ cioè gli otto dipendenti assorbiti dal Cosilam si occupano anche degli impianti di Frosinone e Rieti. Inoltre, il numero dei lavoratori è stato assottigliato.

 

Il conto economico

Analizzando i conti si scopre che in realtà il bilancio sarebbe stato in utile di circa mezzo milione.

Perché? Mettendo a confronto il valore della produzione ed il costo della produzione (cioè quanto vale ciò che ho prodotto e quanto mi è costato realizzarlo) il margine diretto è pari a circa 500mila euro. Nel bilancio precedente era di circa 100mila euro.

Andando più in fondo si rileva che è concreto il risparmio sul costo dei dipendenti. Però allo stesso tempo è aumentato il costo dei servizi.  Ed è aumentato più che proporzionalmente il valore della produzione. Quindi la gestione caratteristica disegna un bel margine.

Come si è arrivati a quei numeri?

La composizione dei costi è variata: nel bilancio 2016 c’era un maggiore costo dei dipendenti, esternalizzandoli i costo sono scesi.

Aumenta il valore della produzione (mi faccio pagare di più per il servizio che fornisco alle aziende). Come faccio a farmi pagare di più? Semplice: nei primi anni di esercizio il Cosilam aveva applicato tariffe ‘politiche’ per essere concorrenziale con il depuratore Asi che si trova a pochi chilometri dal suo. E perché riteneva di dover svolgere anche una funzione sociale, aiutando così le aziende del territorio. Ma riportando il valore della produzione a livelli di mercato, ecco che il dato sale in maniera evidente.

 

Le perdite

Aumenta l’indebitamento con le banche. ma è fisiologico perché è stato necessario chiedere liquidità per rimettere in galleggiamento il Consorzio. E poi per fronteggiare una perdita pregressa pari a 200mila euro.

Gli oneri finanziari hanno pesato tanto.

Seppure a distanza di tempo, si è realizzata la profezia del compianto direttore generale Nino Gargano che nel 2015 aveva tracciato una via verso l’uscita dalla crisi. Disse: «Il bilancio 2016 del Cosilam si chiuderà in utile». (leggi qui Gargano: «Il bilancio 2016 del Cosilam si chiuderà in utile») Ha sbagliato solo di un anno.

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