Cosilam, scontri e veleni: si va avanti zoppicando

Alla fine la relazione viene approvata e la fiducia al presidente Pietro Zola viene ribadita per acclamazione e con un appaluso. L’assemblea dei soci del Consorzio Industriale del Lazio Meridionale decide di andare avanti, più per necessità che per convinzione.

 

Presenti e assenti

Le lacerazioni ci sono. E sono molto profonde. Sui conti e sulle nomine. Lo si capisce al momento dell’appello dei soci. L’assenza più rumorosa è quella degli industriali di Unindustria (socio con il 3,40% delle quote): all’assemblea non si presenta il presidente Davide Papa nonostante sia stato lui, un anno fa, a proporre la candidatura di Zola ed a sostenerla con più convinzione; nemmeno manda un membro del direttivo confindustriale a rappresentarlo, assente addirittura il suo direttore.

I silenzi parlano più delle parole: l’assenza di Unindustria significa che in questo momento i rapporti con Zola sono allo zero e che la fiducia è virtualmente revocata.

E’ presente invece il neo direttore generale Annalisa D’Aguanno: prenderà servizio dal primo ottobre ma il Consiglio d’Amministrazione ha ritenuto opportuno che assistesse: «Se vogliono attaccarla, dopo le polemiche di questi giorni, devono avere le palle per guardarla in faccia» dicono i consiglieri d’amministrazione, poco prima dei lavori, decidendo di convocarla. Il CdA chiede all’assemblea se ha qualcosa in contrario. Ma nessuno si oppone.

 

La Relazione

Si comincia con la relazione del presidente Pietro Zola che traccia la sua analisi sullo stato di salute del Consorzio (leggi qui per intero la relazione letta dal presidente all’assemblea dei soci).

Innanzitutto la polemica di questi giorni: Zola difende la scelta ricaduta su Annalisa D’Aguanno come direttore generale. Ribadisce che i colloqui hanno messo in evidenza l’estrema professionalità e preparazione di tutti candidati ma ripete quanto è stato messo a chiare note nel bando e cioè che la scelta non deve basarsi solo su quei dati analitici: è una questione di fiducia del CdA.

Ppoi i conti. Zola spiega che il piano di risanamento sta producendo i suoi effetti, rivela che c’erano spese esagerate, consulenze che potevano essere evitate, spese per il personale per nulla proprozionate alla dimensione dell’ente. Esagerato finanche il costo per lo sfalcio dell’erba, che lui è riuscito a ridurre di quasi due terzi semplicemente andando a trattare.

Il presidente annuncia che c’è bisogno di un mega finanziamento da circa sei milioni di euro per sanare tutte le partite aperte: approfittando dei tassi particolarmente bassi in questo periodo e spalmando la restituzione in 20 anni.

I dipendenti a rischio tagli: o via una parte dello stipendio o via una parte del personale ma tutto è legato al funzionamento del piano di ristrutturazione dei debiti.

Zola ne ha per tutti: non attacca le associazionoi datoriali ma è critico (lo hanno convinto a cancellare una parte del discorso per evitare lo scontro). Punta il cannone ad alzo zero contro i Comuni – soci: in pochi hanno versato le somme dovute al Cosilam e questo sta mettendo in difficoltà il Consorzio costringendolo a chiedere prestiti alle banche.

 

Le banche

Senza le banche e le loro anticipazioni il Cosilam sarebbe già fallito. Lo ricorda Domenico Polselli il presidente della Banca Popolare del Frusinate (3,40%) che critica con forza il metodo attraverso il quale Zola ed il CdA sono arrivati all’individuazione del direttore generale, a prescindere dal nome di Annalisa D’Aguanno.

Ma come tocca la questione dei soldi si alza subito Donato Formisano il presidente della Banca Popolare del Cassinate (3,40%) che mette i puntini sulle ‘i’. E ricorda che pure il suo istituto di credito sta facendo abbondantemente la propria parte per tenere in vita il Cosilam.

Tra i due presidenti si innesca un confronto a voce alta sulle ipoteche accese sugli immobili ed a chi tocchino terreni e impianti in caso di fallimento. Su chi abbia l’ipoteca di primo livello e chi quella di secondo. Chi dei due sia stato più bravo a garantirsi ed a svolgere il proprio ruolo.

Disinnesca il discorso Marcello Pigliacelli, il presidente della Camera di Commercio dice: «Non vi state a preoccupà che non tocca niente a nessuno di tutt’ e due perché sono beni della Regione Lazio e non dell’ente».

Tutti pensano che sia una battuta e si concentrano più sul look che sulle parole: Pigliacelli sfoggia un paio di occhiali arancione, una grossa cuffia musicale gialla, uno sciarpone biancoazzurro, sulle spalle uno zainetto pieno, sulla camicia bianca ed un paio di jeans.

 

Trequattrini contro D’Alessandro contro Pigliacelli

Lo scontro diventa a tre quando prende la parola il sindaco Carlo Maria D’Alessandro: «Qui rappresento il socio di maggioranza relativa in quanto il Comune di Cassino ha il 17,26%, pertanto sono socio anche dei debiti del Cosilam: ho ereditato un Comune in pre dissesto e semmai il Consorzio dovesse fallire ho il diritto di sapere a chi devo andare a bussare per reclamare quei soldi, pertanto chiedo al neo direttore generale di procedere con una due diligence attraverso la quale ricostruire ogni debito e voglio che accanto alla cifra ci sia anche chi lo ha generato».

Si infiamma il professor Raffaele Trequattrini, in assemblea come rappresentante dell’Università di Cassino (socio con il 3,40%) ma predecessore di Zola come presidente del Cosilam: «I colpevoli li vada a cercare nei CdA precedenti al mio, rischia di trovarci anche qualche suo amico tra coloro che hanno fatto quei debiti e sicuramente ci troverà gente di centrodestra e di centrosinistra».

Carlo Maria D’Alessandro non ci sta e ribatte: «Io sto parlando come sindaco, lei la sta buttando in politica: da amministratore ho il diritto di sapere».

L’economista dell’ateneo cassinate durante la sua gestione ha elaborato un piano di risanamento e ne rivendica la paternità, dice che se oggi si sta andando verso il pareggio di bilancio è grazie a quel piano «Prima di allora i bilanci erano truccati».

Torna alla carica D’Alessandro: «Avresti dovuto denunciarli, se sapevi che erano falsi».

Il pro rettore spiega quello che nella foga ha definito ‘bilanci truccati’: in realtà intendeva dire che i bilanci erano drogati dal fatto che all’atto della nascita del Cosilam si fece la scelta politica di applicare tariffe molto basse alle aziende che si servivano dei suoi depuratori, addirittura rimettendoci, perché una cosa è il bilancio economico ed una cosa diversa è il bilancio sociale cioè la ricchezza che si genera facendo risparmiare sulle spese, ben sapendo che le perdite del periodo iniziale si compensano con gli utili quando si va a regime.

A D’Alessandro non basta e ribadisce che lui vuole i nomi accanto ad ogni debito.

Interviene Marcello Pigliacelli: «Sindaco è sufficiente che vada a prendersi i bilanci, sono depositati ed a sua disposizione, se non li aveva le bastava farsi una visura, poteva venire preparato».

A D’Alessandro, sentirsi dire impreparato fa salire la pressione e gli occhi si iniettano di sangue: «Non venga ad insegnare a me come si fanno le visure: il problema è politico, oggi stiamo approvando debiti iscritti in questo esercizio ma che risalgono a tre anni fa e vengono riconosciuti solo ora, quindi come faccio a sapere che il debito iscritto oggi nel bilancio risale a tre anni prima? Io voglio sapere per ogni debito chi lo ha fatto».

 

Confimprese ed il nodo degli asset

Tenta di smussare gli angoli il presidente nazionale di Confimpreseitalia Guido D’Amico. Invita tutti a mettere da parte le polemiche e la caccia alle streghe, ricorda che il Cosilam potrebbe produrre utili ed invita ognuno a fare la propria parte per salvare l’ente dal dissesto.

«Dobbiamo affrontare questa sfida e vincerla, non abbiamo tempo per metterci a fare la caccia alle streghe. Sui tagli al personale dico in maniera chiara che sono contrario: scelte sbagliate del passato non possono ricadere sui lavoratori».

Un invito al quale si aggancia Marcello Pigliacelli: «Non dobbiamo perdere nemmeno altro tempo con la battaglia per gli asset, cioè per i terreni ed i depuratori Asi presenti su questo territorio e che Cosilam pretende da quando è nato: abbiamo torto ed è inutile andare avanti con la controversia con cui tentare di acquisirli al patrimonio; l’unico momento in cui la questione stava trovando una soluzione risale a quando il presidente Trequattrini ed il vice presidente Proia vennero da me e stavamo definendo un compendio decente, ora entrambi non sono più nel CdA e le condizioni politiche non ci sono più».

Si arriva alla votazione finale: tutto approvato, per acclamazione. Con i soli voti contrari dei Comuni di Coreno Ausonio (0,92% delle quote) e Villa Santa Lucia (socio con l’1,38% delle quote) che dicono: qui non è stato fatto niente.

Si va avanti. Perchè non si può tornare indietro. E per ora conviene a tutti.

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