Covid-19, i killer dell’aria: l’emergenza ha permesso di individuare chi inquina

Alla fine dell’emergenza Covid-19 dovremo mettere mano al risanamento dell’aria. Blocchi del traffico, stop alle fabbriche, tagli ai riscaldamenti non servono. Lo rivelano i numeri registrati in questi giorni di lockdown. Ecco cosa è emerso dalle analisi. Elaborate dagli ingegneri ambientali dell'associazione Civis.

La natura ci ha messo da sempre sotto il naso -anzi proprio nel naso- i principi dell’economia circolare. La fotosintesi clorofilliana delle piante con la luce trasforma l’anidride carbonica in energia e nutrimento, e produce come scarto l’ossigeno; tutti noi respiriamo e viviamo di uno scarto che riutilizziamo e trasformiamo in anidride carbonica, la quale di nuovo viene riciclata dalle piante in altro ossigeno da respirare. 

Le nostre scelte sul modello di sviluppo ci hanno portato ad usare le leve dell’economia lineare e quindi a produrre una enorme quantità di scarti che immettiamo nell’ambiente e non recuperiamo. 

Così come per i rifiuti urbani che piuttosto di recuperare e riutilizzare continuiamo a seppellire nelle discariche, gli inquinanti che immettiamo nell’atmosfera sono scarti dell’attività umana. Che anziché limitare o recuperare rilasciamo nell’ecosistema: la discarica per le polveri sottili è l’aria che respiriamo

Nello stesso tempo, abbiamo tagliato i boschi per recuperare territorio da usare per l’agricoltura, per le infrastrutture, per le case e tutte le nostre attività. Ma non li abbiamo sostituiti con altri che possano recuperare CO2 o assorbire gli inquinanti che produciamo, e non abbiamo contenuto le nostre emissioni. 

Abbiamo rotto l’equilibrio

Foto © Recondoil

L’equilibrio si è rotto: anche a causa di tutto quanto produciamo e rilasciamo nell’atmosfera rischiamo di non poter assicurare uno sviluppo sostenibile. Ovvero uno “sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”. 

Un ulteriore dato è certo, perché frutto di analisi e decennali approfondimenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS: l’esposizione prolungata ad una serie di inquinanti nell’aria compromette la salute delle popolazioni esposte. E contribuisce all’insorgenza di numerose patologie correlate ( Leggi qui le analisi dell’OMS). 

Indebolire lo stato di salute rende la popolazione assai meno resiliente nei confronti delle patologie e delle epidemie: i cittadini si ammalano di più, si perdono giorni di lavoro, aumentano i costi sanitari per le cure, si compromette il funzionamento delle strutture pubbliche (scuole, uffici, servizi sociali, ecc.). Alcuni Istituti iniziano a calcolare le ricadute sul PIL nei territori maggiormente esposti all’inquinamento dell’aria -in termini di maggiore spesa sanitaria e riduzione della produzione. C’è una variazione negativa fra il 10 ed il 15%

Perciò, negli impegni che ci aspettano alla fine l’attuale emergenza determinata dalla pandemia di Covid-19, c’è anche il risanamento della qualità dell’aria. Non solamente per la tutela della salute dei cittadini ma perché i danni ed i costi conseguenti all’inquinamento dell’atmosfera non sono più sostenibili. 

Lo stop alle auto? Non serve

© Imagoeconomica / Marco Cremonesi

È indispensabile trasformare questa problematica ambientale in un volano di sviluppo dell’economia circolare, come già in tutta Europa hanno fatto e continuano a fare. 

In questa prospettiva la nostra Valle del Sacco, seconda solo alla Pianura Padana per compromissione della qualità dell’aria e censita fra i comprensori più inquinati della UE, potrebbe diventare un esempio di modello di sviluppo e risanamento, sfruttando le occasioni che già esistono e che si presenteranno, mutando le prospettive e le strategie finora seguite e che sono risultate inadeguate e spesso miopi. 

In buona sostanza, i blocchi del traffico e la riduzione di orari e temperatura dei riscaldamenti sono misure d’emergenza che non attuano risanamenti o miglioramenti se non per brevissimo tempo. 

La conferma si è avuta nelle settimane di blocco della circolazione per l’emergenza COVID-19, laddove le centraline dell’ARPA (unici apparecchi di misurazione ufficiali, certificati, omologati e tarati), hanno continuato a rilevare elevati superamenti delle concentrazioni di inquinanti. 

I killer dell’aria

Infatti, l’ISPRA, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha recentemente confermato che la fonte principale degli inquinanti che compromettono la qualità dell’aria è costituita dai riscaldamenti sia domestici che delle strutture pubbliche o private per oltre il 50%, seguono il traffico veicolare per il 25%, e l’industria per il 15%. (leggi qui l’analisi Ispra).

E fra le tipologie di impianti di riscaldamento, sono quelli a biomassa i killer dell’aria: 

La Provincia di Frosinone e la Valle del Sacco non fanno eccezione rispetto alla graduatoria delle fonti dell’inquinamento. Il Rapporto Preliminare dell’ARPA Lazio per il 2019 conferma sia la grave compromissione che l’origine: 

Come curare l’aria

Il presidente Antonio Pompeo. la Provincia ha stanziato mezzo milione di euro per incentivare la sostituzione delle caldaie di casa

Ed allora, quali sono gli interventi da attuare? Con quali risorse, e in che modo è possibile stimolare lo sviluppo dell’economia circolare? 

In primo luogo, incentivando la sostituzione degli impianti di riscaldamento domestici che i più aggiornati report segnalano essere inadeguati ed obsoleti in un caso su quattro.  

Con il Decreto Presidenziale n.3/2020 la Provincia ha destinato 500.000 Euro “per la concessione di contributi per la sostituzione di generatori di calore in favore dei cittadini residenti nei 91 comuni della Provincia di Frosinone”. 

È certamente una somma ancora modesta, ma è un inizio e sottolinea che una delle priorità è certamente l’adeguamento degli impianti di riscaldamento, e che potranno essere alimentati con il biogas prodotto dalla frazione organica dei rifiuti urbani anziché da biomasse

Lo stesso decreto dispone l’avvio degli interventi per la sostituzione delle caldaie e dei generatori di calore delle scuole e degli edifici pubblici. Anche in questo caso è necessario disporre di maggiori risorse che la Regione dovrebbe erogare anche in esito al Protocollo d’Intesa stipulato nel 2018 con il Ministero dell’Ambiente per il risanamento della qualità dell’aria nella Valle del Sacco; erogazione che va sollecitata, reiterata e finanche pretesa: agli annunci debbono seguire i fatti. 

Caldo e freddo gratis

Pannelli fotovoltaici sul tetto

L’uso dell’energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici, è una delle soluzioni per riscaldare o raffrescare le nostre case con zero emissioni e nello stesso tempo risparmiare denari. 

L’installazione dei piccoli impianti fotovoltaici domestici, però, è ostacolata sia dalle obiettive difficoltà di collocazione (ad esempio sui tetti dei nostri centri storici o dei palazzi condominiali), sia dal recupero dell’investimento per l’acquisto che per quanto contenuto (circa 5.000 Euro per nucleo familiare) è impegnativo e abbisogna di tempi lunghi per il suo ammortamento

Con le “comunità energetiche” previste dal DL 30 dicembre 2019 n. 162, le cose potrebbero cambiare. Infatti, realizzare un parco fotovoltaico con un investimento pubblico consentirebbe di fornire energia elettrica senza emissioni direttamente ai cittadini ed alle imprese, abbattendo il costo della fornitura e senza l’onere di dover installare i pannelli sul tetto

E anche gli spostamenti

I bus del trasporto urbano

E perché non collocare l’impianto fotovoltaico in un sito industriale dismesso nel SIN Bacino del fiume Sacco? O come copertura della ex discarica di via Le Lame? 

Con l’energia prodotta dallo stesso impianto si potrebbero ricaricare le batterie dei bus elettrici, acquistati dai Comuni con fondi UE (di cui si dirà in seguito), riducendo drasticamente i costi per il trasporto pubblico locale e così potenziandolo. 

Infatti, usiamo le nostre auto soprattutto per due spostamenti quotidiani: i percorsi casa-scuola e casa-lavoro. 

E’ su questa tipologia di spostamenti che bisogna intervenire con la mobilità pubblica per diminuire il ricorso al veicolo privato e quindi abbattere le emissioni della seconda causa dell’inquinamento dell’aria. 

Per potenziare il trasporto pubblico locale è necessario recuperare risorse abbassando i costi; l’uso di bus elettrici consente risparmi nell’ordine del 30% rispetto ad un mezzo tradizionale, risparmi che aumentano laddove per la ricarica si utilizzi l’energia prodotta dal fotovoltaico. 

Alberi, alberi, alberi

Albero di leccio Foto © Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste / Andrea Moro

L’altro intervento per la qualità dell’aria è universalmente indicato come il più semplice ed efficace sul medio e lungo periodo, tanto che fu promosso con uno slogan: alberi, alberi, alberi. Torniamo alle piante ed alle loro straordinarie qualità

Infatti con fitodepurazione non ci si limita ad indicare una soluzione per il risanamento di suoli, sottosuoli ed acque, ma anche la possibilità di migliorare la qualità dell’aria

Ci sono essenze come il leccio che catturano i famigerati PM (le polveri sottili) e ne limitano la concentrazione; il loro uso è stato sperimentato e validato tanto che l’Università la Sapienza di Roma ha elaborato piani di intervento mirati sul verde pubblico, i cui modelli possono essere replicati in tutti i contesti urbani.  

Ci sono altre tipologie di piante che abbisognano di poca manutenzione ed acqua e contengono la diffusione di inquinanti del 30%, altre che vengono utilizzate per realizzare vernici, malte ed intonaci per le facciate e le coperture degli edifici in grado di assorbire CO2, particolato ed altri inquinanti. 

Gli sfalci e le potature invece di essere bruciate vengono utilizzate negli impianti di compostaggio dei rifiuti organici e per la produzione di biogas: non si butta via nulla. 

E questi sono alcuni esempi, ma la lista degli interventi realizzabili è lunga, e spazia dal trasporto delle merci e la logistica, alla gestione della mobilità sostenibile, all’efficientamento energetico di edifici pubblici e privati. 

I soldi ci sono

La sade di Strasburgo del Parlamento Ue

Le risorse ed i fondi per gli investimenti necessari ad avviare tutta la filiera economica volta al risanamento della qualità dell’aria, ci sono e sostanziosi; solo che il nostro territorio non li ha mai sfruttati, anzi non li ha mai nemmeno richiesti

Fra le opzioni di finanziamento, ancora molti (troppi!) amministratori della Valle del Sacco ignorano l’esistenza del Patto dei Sindaci per il Clima e l’Energia PAESC (Ecco qui il patto che prevede i soldi ). 

Si tratta di un’iniziativa della Commissione Europea che destina il 20% del bilancio UE alle azioni per il clima, per l’efficientamento energetico, per la mobilità sostenibile e per il risanamento ambientale; azioni nelle quali rientrano anche gli interventi per la qualità dell’aria. 

Gli enti locali aderendo Patto sono chiamati a definire gli obiettivi conseguibili nel loro territorio, ed alla preparazione e presentazione entro due anni di un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile contenente specifiche azioni, misure e progetti per realizzare detti obiettivi. 

Il tutto finanziato da un ampio pannello di risorse di entità complessiva superiore ai 100 miliardi di Euro. (ecco qui le possibilità).

In molte province italiane i fondi del PAESC sono stati utilizzati per l’efficientamento energetico di scuole ed edifici pubblici, per attuare progetti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili abbattendo le emissioni in atmosfera, per la mobilità sostenibile incluso l’acquisto di mezzi elettrici per il TPL, per risanamenti ambientali, per la tutela delle risorse idriche e persino per la gestione del ciclo dei rifiuti e l’illuminazione pubblica. 

L’unione fa… il finanziamento

L’unione dei sindaci otterrebbe finanziamenti più grandi

Inoltre, più numerosa è la popolazione cui sono destinati gli interventi, più risorse si ottengono. 

Perciò è raccomandato ai Comuni di consorziarsi e di pianificare e progettare interventi che riguardano un territorio ampio, caratteristica che diventa fondamentale per le azioni sul risanamento della qualità dell’aria, poiché la diffusione degli inquinanti non rispetta i confini amministrativi. 

E forse l’ostacolo maggiore per la nostra provincia è proprio quello di superare inutili e dannosi campanilismi ed egoismi; più che mai nell’impegnativo futuro che abbiamo di fronte sarà obbligatorio fare squadra e condividere responsabilità ed oneri. 

Siamo sulla stessa barca, ma se ognuno rema in una direzione diversa affondiamo rapidamente. 

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