Covid-19, le banche: “Cassa integrazione prima ai clienti. Vi spiego perché”

Il presidente regionale delle Banche italiane in audizione davanti alla Commissione Attività Produttive. I soldi per la cassa integrazione ci sono. Ecco chi verrà pagato prima. E perché. La preoccupazione per un lockdown troppo lungo. I problemi di liquidità potrebbero diventare problemi di solvibilità

I soldi per la cassa integrazione non sono un problema, in cassaforte ci sono: le banche si sono organizzate per sostenere una crisi simile già dal 2008 lavorando molto per aumentare i cosiddetti cuscinetti di liquidità e rafforzare la patrimonializzazione. La rassicurazione arriva da Salvatore Pisconti, presidente della commissione regionale dell’Associazione Banche d’Italia. Lo ha detto intervenendo in audizione di fronte alla commissione regionale Attività Produttive. “La situazione della liquidità delle banche è molto buona perchè la Bce ha messo a disposizione da anni grandissime quantità di denaro e quindi non è al momento un problema”.

Coronavirus, spesa al supermercato Foto © Sara Minelli / Imagoeconomica

La questione è legata a chi avrebbe anticipato materialmente i soldi per la cassa integrazione dal momento che lo Stato non li ha, le industrie nemmeno perché sono state ferme e non hanno prodotto. Nei giorni scorsi le banche si sono dette pronte ad anticipare i soldi in attesa che lo Stato porti avanti le sue procedure ed invii il denaro all’Inps.

Il presidente regionale di Abi ha sottolineato che a febbraio queste disponibilità ammontavano ad 89 miliardi di euro con una variazione rispetto ad un anno prima del 6%. Al momento non abbiamo preoccupazioni, fino a quando esisterà l’intervento della Bce a sostegno della liquidità il sistema è capace di fronteggiare le richieste“.

Chi ha il conto fa prima

Clienti in banca © Bettolini / Imagoeconomica

Per il pagamento delle cassa integrazione ci saranno tempi più rapidi per i cittadini che hanno un conto aperto presso le banche e più lunghi per gli altri. Il motivo lo ha spiegati Salvatore Pisconti. “Sulla cassa integrazione, cominceremo dai nostri clienti. E saremo più veloci quando il nostro cliente/dipendente, che ha l’accredito dello stipendio, ha avuto la sospensione dal lavoro e la sua impresa ha dichiarato di non potere anticipare i soldi della cassa integrazione“.

Pisconti ha ricordato che ci sono in ogni caso delle verifiche da vare e richiedono un certo tempo. “C’é da fare una valutazione di merito di credito, sia pure per 1.400 euro. Cercheremo di essere tempestivi quando avremo a che fare con nostri clienti che hanno l’accredito dello stipendio“.

Cosa succede quando chi deve vedersi erogata la cassa integrazione non è cliente di una banca. Ad esempio chi ha il conto alle Poste. In questi casi “faremo più fatica perché i clienti non li conosciamo. Quindi, dobbiamo scrutinarli sotto tutti punti di vista, devono diventare clienti, dobbiamo accendere un conto dedicato e riconoscere una mail da certificare – ha aggiunto Pisconti -. Insomma, il processo diventa più lungo rispetto a quando il cliente ha già presso la banca tutti gli elementi che sono stati già certificati e sono utilizzabili.

Niente commissioni

Lavoratori in attesa della cassa integrazione

C’è poi la voce insistente secondo la quale ci saranno grandi commissioni da pagare per il servizio. La Commissione ne ha chiesto conferma a Salvatore Pisconti.

Sono molto preoccupato quando sento dire che per fare una pratica dobbiamo rivolgerci a un intermediario che prende il 10%. Questi casi non dovrebbero sussistere perché qui si tratta di mantenere in piedi un’azienda che fino a pochi giorni fa era viva. E per un fatto imprevedibile potrebbe non esserlo più. Neghiamo il diritto di cittadinanza a queste richieste commissionali”.

C’è un motivo per assumere questa posizione: non è filantropia; le banche lavorano raccogliendo risparmi, esercitando il credito, investendo i capitali dei clienti. In questo caso La garanzia del Fondo Centrale è gratuita, non prevede commissioni, come pure il conto dedicato per l’anticipo della Cig deve essere fatto a costo zero. Come Abi lo raccomandiamo, non possiamo obbligare tutti gli aderenti ad applicare questa modalità” ha aggiunto Pisconti.

A questo punto ha lanciato un segnale chiaro alla categoria. “Sono sicuro che non ci saranno distonie in tal senso e tutti le verificheremo perché risulteranno anomale e non gradite a nessuno“. 

Fare subito

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

La rapidità è il tema che preoccupa in assoluto le banche. Il tessuto industriale non può resistere a lungo se resta fermo. La preoccupazione è che “questa situazione di sospensione della capacità produttiva diventi distruzione della capacità produttiva: dobbiamo agire assolutamente con semplicità e rapidità”.

C’è una differenza sostanziale tra liquidità e solvibilità, tra non avere il contante adesso e non averlo perché i clienti se ne sono andati a farsi servire da un’altro fornitore. “Le situazioni di scarsa liquidità non devono trasformarsi in non solvibilità che determinerebbero un grosso impatto in termini di nuova sofferenza al sistema bancario. Questa è la fretta che anche noi banche abbiamo per evitare che i nostri clienti, famiglie e imprese, abbiano questa trasformazione di liquidità in non solvibilita‘” ha detto il presidente della commissione regionale Abi Lazio.

Anche perché ora più che mai siamo tutti sulla stessa barca. Il soccorso a famiglie e aziende “è una nostra preoccupazione primaria, perchè altrimenti anche noi banche non ci salviamo. Se non risolviamo il problema delle famiglie e delle imprese in difficoltà, andiamo in difficoltà anche noi. Questo e’ chiaro a tutti i livelli, fino all’ultimo degli impiegati: siamo sulla stessa barca“.