Covid, «Se non cala, reggeremo solo un mese»

La relazione dell'assessore regionale alla Sanità davanti alla Commissione. “O calano i contagi o dobbiamo cambiare scenario”. A questi ritmi il sistema regge solo un mese. Oggi 199 nuovi casi a Frosinone.

«Se nelle prossime due settimane l’incidenza della curva non subirà una diminuzione o una stabilizzazione è chiaro che andrà rivisto lo scenario. Significherebbe che il lavoro messo in campo a livello regionale e nazionale non ha dato effetti sperati»: senza giri di parole, senza un po’ di zucchero. L’assessore Regionale Alessio D’Amato lo dice con chiarezza: o rallentano la diffusione del Covid oppure bisognerà cominciare a chiudere.

La curva dei contagi sta crescendo troppo. A questo passo il sistema rischia di arrivare al collasso entro pochisime settimane. Lo ha fatto capire riferendo sulla situazione Covid 19 in Commissione alla Pisana. I numeri parlano chiaro: nelle ultime 24 ore nel Lazio ci sono stati 1.251 nuovi casi nel Lazio, in provincia di Frosinone sono stati scoperti ben 199 nuovi casi, ben 36 solo a Sora dove è stato decimato il corpo di polizia locale. Sono 89 in provincia di Latina dove è scattato il segnale d’allarme ad Itri; lì sono stati trovati positivi al coronavirus 19 dei 59 ospiti della residenza per anziani “Domus Aurea” .

Abbassare la curva

NICOLA ZINGARETTI E ALESSIO D’AMATO. FOTO © CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA

L’assessore Alessio D’Amato è stato chiaro con la Commissione. «Mi auguro che tutte le indicazioni messe in campo a livello regionale e nazionale possano nelle prossime settimane portare a una riduzione di questa curva, che nel Lazio appare in maniera stazionaria negli ultimi giorni. Abbiamo un quadro, anche a livello nazionale, che ci colloca al quarto o quinto posto come numero di casi– ha aggiunto D’Amato- Allo stato attuale c’è un livello di tenuta che però deve essere sempre messo in correlazione con l’andamento epidemiologico».

La Regione Lazio vuole fare di tutto per evitare una nuova serrata. È per questo che nelle ore scorse ha emanato il Decreto che dispone lo stop alla vita notturna, dimezzato le presenze nelle aule delle scuole. Si sta cercando così di tutelare il mondo del Lavoro e della Scuola. «Ma – ha rilevato l’assessore Alessio D’Amato – c’è un livello elevato di mancato rispetto e di scarso rigore che non aiuta nel controllo della curva e dei casi». (Leggi qui Coprifuoco, posti Covid, lockdown: come si “legge” l’ordinanza Zingaretti).

Troppi furbi, troppa gente che cerca di aggirare i divieti. Troppi non hanno capito che se quella dannata curva dei contagi non scende finiremo in una situazione analoga a quella che ha vissuto la Lombardia nella scorsa primavera.

I posti letto ci sono, per ora

Terapia Intensiva. Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

I posti letto ci sono. Sono più di quelli che occorrono. «Il numero dei letti è dimensionato su un livello superiore all’attuale andamento della curva. Se le cose dovessero peggiorare saranno assunte decisioni rispetto ad altri plessi ed ospedali che ad oggi non rientrano nella rete». Cioè la Regione è pronta a rimettere in campo la rete di 5 Covid Hospital già calata in occasione della prima ondata.

Non si è rimasti con le mani in mano durante l’estate. «La rianimazione è stata fortemente potenziata, siamo in un rapporto di uno a quattro – ha aggiunto D’Amato – La situazione è sotto stress e la priorità ad oggi è fare in modo che i nuovi posti letto siano nel più breve tempo operativi, soprattutto sulla terapia intensiva».

Situazione sotto stress

Gli ospedali sono sotto stress. L’assessore lo aveva già detto a Repubblica in mattinata. «Registriamo contagi cinque volte superiori rispetto a quelli avuti nella Fase 1, quando avevamo picchi di 220 positivi. Allora, con meno test, non si trovavano gli asintomatici. Ma è valso per tutti. Adesso speriamo che si abbassi la curva dei contagi. Se non cala, reggeremo solo un mese». (Leggi qui La rivelazione choc: lockdown con più di 2.300 in terapia intensiva).

Per alleggerire la situazione si pensa di eseguire i tamponi molecolari nelle strutture private, D’Amato sottolinea: “Vogliamo rassicurazioni. Quando abbiamo autorizzato i test rapidi, si sono presentati in 176. Sa in quanti lavorano davvero? Solo in 60. Si sono dimostrati meno preparati del previsto, sotto la sufficienza. Con l’aiuto dello Spallanzani valideremo i laboratori che possono analizzare almeno 5mila tamponi molecolari al giorno. Il prezzo al pubblico sara’ di 60 euro. Non un euro di più. Lo dico perché non ci sono state sempre situazioni limpide. Abbiamo denunciato a Nas e Antitrust prezzi triplicati per i test rapidi

Mancano i medici e gli infermieri

Medici in assetto anti Covid

Il problema è il personale, mancano gli uomini. Tanto per fare un esempio: a luglio la Asl di Frosinone aveva chiesto 50 persone per inserire i dati dei tamponi e delle vaccinazioni. È per questo che la situazione ogni tanto si inceppa e rallenta. La massa di tamponi fatta ogni giorno è impensabile ed il personale è sempre lo stesso.

Alessio D’Amato ha ribadito che «mancano circa 700 tra anestesisti e rianimatori, spesso i bandi vanno deserti perche’ mancano i soggetti specializzati». A Cassino lo sanno bene: durante l’estate le sale operatorie hanno funzionato a singhiozzo proprio perché mancavano gli anestesisti. È stato necessario fare una convenzione con la Campania per averne qualcuno.

La situazione è talmente seria che l’assessore ha chiesto un incontro con i ministri Speranza e Boccia. Il Covid rischia di mandare tutto in tilt.

La polemica con medici e pediatri

Provette in laboratorio Covid-19 Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

 C’è spazio per la polemica con i pediatri ed i medici di famiglia. Alessio D’Amato gli ha chiesto di visitare e solo in presenza di sintomi chiari disporre i tamponi. Perché la fila si sta allungando troppo e molte volte si tratta di tamponi non indispensabili. Che fanno aspettare chi invece ne ha bisogno.

«Quando si verifica il caso di una bambina che in classe sta poco bene è sbagliato che la prima cosa che richiede il pediatra è quella di fare il tampone, almeno che clinicamente non ci siano indicazioni chiare. Il primo dovere che hanno i pediatri e i medici è visitare la persona».

Li richiama al loro dovere: ricorda che ci sono 4.500 medici di medicina generale e 1.100 pediatri «che sono pagati dal servizio sanitario regionale e devono a svolgere il loro lavoro. In molte parti lo stanno facendo ma in altre c’è riottosità. Non è che se un utente chiama la prima risposta è ‘fare il tampone’, non funziona cosi‘. Funziona se ci sono condizioni oggettive».

Gli risponde Teresa Mazzone, presidente della Società italiana specialisti pediatri (Sispe). Dice che «L’adesione alla campagna vaccinale antinfluenzale da parte dei pediatri di famiglia è stata di gran lunga superiore rispetto agli anni passati: al 19 ottobre già 211 pediatri avevano iniziato a somministrare le dosi di vaccino che erano state consegnate solo quattro giorni prima nel Lazio, il 15 ottobre“.