La lezione di Formia, già vista a Ceccano, Anagni, Sora

I movimenti civici e la clava dell'antipolitica non funzionano. E quello di Formia è solo l'ultimo esempio. Perché i Partiti sono molto di più di quello in cui sbagliano.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

A prescindere da come andrà a fine, se nelle prossime tre settimane si troverà una pezza oppure se si butterà l’intero vestito, le dimissioni del sindaco di Formia sono un motivo per riflettere. (Leggi qui Il sindaco Villa si dimette: “Costa è stato il burattinaio e mandante”).

Il vento dell’antipolitica

Dopo anni di alternanza tra centrodestra e centrosinistra, per la prima volta il timone della città tirrenica è finito nelle mani di un sindaco né di sinistra, né di destra, né grillino: movimenti civici allo stato più o meno puro.

A soffiare sulle vele di quel risultato elettorale fu un vento che raggiunse anche Latina e fece nascere un’analoga amministrazione, guidata dal sindaco Damiano Coletta.

Enrico Letta passa la campanella a Matteo renzi. Foto Daniele Scudieri / Imagoeconomica

Lo stesso vento aveva già portato alla nascita dell’amministrazione di Anagni, sostenuta da un centrosinistra guidato da un sindaco che nulla aveva a che fare con la politica: addirittura un colonnello dei carabinieri, stimato professore.

A Ceccano aveva portato alla nascita di un’amministrazione civica, ispirata dal centrodestra, ma senza simboli di Partito; guidata da un luogotenente dei carabinieri.

Ed a Sora, ancora quel vento, ha portato alla nascita di un’amministrazione con Partiti di entrambi i poli ma senza simboli.

Ad alimentare quel vento era il clima di totale delusione verso la politica. Colpa di una classe dirigente che non era più scalcinata e corrotta delle altre che l’avevano preceduta: sicuramente più incapace. A trasformare il ponentino in tramontana fu una crisi economica mondiale: gli elettori condannarono chi non seppe creargli un riparo, senza distinzione di schieramento.

da Formia in su, l’assenza di radici

Le dimissioni rassegnate ieri mattina della professoressa Paola Villa sono una conseguenza logica.

Forse nei prossimi 20 giorni rientreranno. Ma prima di Formia è caduta Anagni e poi Ceccano; Sora e Latina hanno vissuto in un costante equilibrio instabile.

Giulio Andreotti ad un Congresso della Dc

Questo sta a dirci che la politica presuppone esperienza amministrativa, capacità di dialogo, abilità di relazione, conoscenza e competenza.

I Partiti sono una camera di compensazione, evitavano che ognuno facesse come voleva. Selezionavano in maniera feroce ma efficace la classe dirigente. Che doveva essere preparata. Tutti i dirigenti venivano formati nelle Scuole di Partito: mesi di corso e con i migliori professori. E prima di arrivare dietro a quei banchi c’erano anni di gavetta: trascorsi a girare la colla vegetale nei secchi, attaccare manifesti, montare e smontare palchi, distribuire volantini…

Gli scontri che hanno determinato il collasso dell’amministrazione Villa a Formia, così come del governo Bassetta ad Anagni, della giunta Caligiore I a Ceccano, in altri tempi sarebbero stati disinnescati sul nascere. E mai sarebbero arrivati a far tornare alle elezioni un Comune.

Fare senza partiti? E’ il collasso

Paola Villa

Le amministrazioni nate con la pretesa di fare senza i Partiti finora sono collassate. Ad Anagni ora c’è un centrodestra guidato da un avvocato giovane ma che ha alle spalle anni di politica. A Ceccano sono stati i Partiti a rimettere in sella il luogotenente, su basi del tutto diverse.

Non è la politica ad essere marcia. Sono gli uomini che la fanno, a renderla ciò che gli elettori hanno detestato.

Bisognava punire gli uomini che hanno fatto cattiva politica, non la politica. Bisognava pretendere buona politica, non sostituire i politici con chiunque purché non fosse politico.

Perché uno vale uno non vuol dire che uno vale l’altro.

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