Cristofari: «Pd e Psi in ritardo? Me ne frego, sono il candidato della gente»

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Dottor Cristofari, si sente solo?
«Mi permetto di dire, è il contrario. Mai come adesso mi sento attorniato dal calore e dal consenso della gente. Il mio obiettivo è di essere il Sindaco del popolo e quindi francamente non mi sento solo. Insieme agli amici che con me intraprendono questo percorso».

 

Eppure dovrebbe sentirsi solo…
E perché mai?

A quest’ora la campagna elettorale dovrebbe essere in pieno svolgimento. Invece il Pd si vede solo nel Circolo. Il Psi ha risposto in maniera tiepida all’offerta del vicesindaco (leggi qui). Alfredo Pallone con Area Popolare non si vedono. C’è qualcosa che non quadra?
«Affatto, al contrario quadra tutto. I Partiti svolgono il loro ruolo e io sono il candidato delle mie liste civiche. La campagna elettorale l’ho iniziata un anno fa, con attenzione e discrezione. Incontrando cittadini, raccogliendo candidature e soprattutto manifestazioni di affetto e solidarietà da parte di tutti. Ecco, se vogliamo mi piace definirmi il candidato della gente».

 

Il Pd sta sbagliando qualcosa nell’approccio a queste elezioni?
«Il Pd è un Partito che nell’ultimo anno anche a livello nazionale ha avuto diversi problemi. In questa provincia, non si può negare l’evidenza, ci sono stati casi come quelli di Cassino, Sora, Ceccano e Pontecorvo in cui francamente le divisioni all’interno del Pd hanno contribuito alla sconfitta delle forze progressiste. Ho ragione di credere che a Frosinone il Pd farà il suo dovere fino in fondo. Sarà un partito delle forze della coalizione.

 

A Cassino, durante un’incontro in sala Restagno, i sostenitori dell’ex sindaco Peppino Petrarcone hanno accusa il Pd di non averlo sostenuto. Ed hanno detto che a Frosinone stanno facendo a lei ciò che un anno fa è avvenuto a Cassino. Lei si fida di questo Pd?
Per quanto mi riguarda personalmente mi sento un candidato del popolo. E per quanto attiene al Pd, ha intrapreso un percorso collaudato e basato sulle proprie strategie. Ma sono convinto che sarà un alleato forte, in grado di mettere in campo le sue forze migliori per raggiungere l’obiettivo di dare un governo forte e rappresentativo al Capoluogo».

 

Però tra quelle che lei chiama ‘forze migliori’ non ci sarà l’ex sindaco Michele Marini. Al quale lei ha lanciato segnali di ogni genere. Ricevendo prima delle tiepide aperture. Poi delle chiusure totali. (leggi qui). Cosa non ha funzionato?

«Ritengo che Michele Marini sia una risorsa vera delle forze progressiste della città ed è un concetto che non esprimo da oggi. Non credo assolutamente ai ‘rumors’ che lo vogliono vicino ad Ottaviani, mi sembra un ticket ‘contronatura’ e contro la sua storia politica, identificata in maniera netta. Michele è stato un ottimo sindaco di Frosinone, credo che abbia delle prospettive politiche importanti. Partecipare alla vittoria a Frosinone gli darebbe la possibilità di strutturarsi politicamente in maniera ancora più forte rispetto a quanto lui attualmente rappresenta. Credo che Michele alla fine sarà della partita e con lui anche i suoi amici, peraltro comuni».

 

Si è parlato di un incontro tra lei e Marini con Nicola Zingaretti per fare da garante. Perché questo incontro non avviene?
«L’incontro con il Governatore Zingaretti era legato ad una validazione politica di un percorso che riguardava Michele Marini. Ma credo che non ci sia bisogno di garanti tra di noi, piuttosto la politica si deve fare sul territorio. In maniera scaramantica dico una cosa: spero che il governatore Zingaretti apprezzi lo sforzo che stanno compiendo le forze progressiste di Frosinone. E comunque, esattamente come ritengo che emerga la necessità che i Partiti rispetto al candidato sindaco si tengano in una posizione più defilata, sono certo il presidente manifesterà il suo affetto per le forze che provano a vincere questa battaglia ma non ha alcuna necessità di fare da garante a nessuno».

 

Il ministro Lorenzin non è venuta a Patrica (leggi qui). I big del Pd non si vogliono candidare, tranne le sue liste non si vedono altri consiglieri in giro a chiedere voti. Non teme che l’abbiano scelta per la sua enorme popolarità ma nessuno poi voglia lasciare le impronte digitali in caso di sconfitta?

«Tre domande in una. Bene. Partiamo dal fatto più recente. Ho accettato di coordinare una conferenza sull’Ambiente organizzata da un’Associazione dei Lepini presieduta da un medico. Il ministro Lorenzin risultava tra gli invitati ma non era presente: per me ha sbagliato a non venire, probabilmente aveva delle motivazioni importanti ma riceverà gli atti del convegno, come mi è stato assicurato dall’Associazione stessa. Sono emerse situazioni di grandissima rilevanza. Allo stesso tempo non credo che il ministro della Sanità sia parte in causa direttamente ma probabilmente grazie alla sua presenza avrebbe potuto farsi interprete col Governo per individuare adeguati finanziamenti che serviranno a rimettere in ordine, in tempi certi e rapidi, quella che è la nostra disastrata situazione ambientale».

 

Seconda parte della domanda: i big del Pd…
«Quanto alla seconda parte della domanda, ai ‘big del Pd, non credo che ci sia la necessità che si candidino e comunque se vorranno sono ben accetti. Il Pd in ogni caso farà una lista forte e competitiva. Altrettanto forti sono le mie due liste che traineranno la colazione».

 

Terza parte: scelto per non lasciare impronte?
«Se mi hanno scelto per la popolarità sono contento. Intanto voglio ribadire che mi sono proposto, più essere stato scelto. La popolarità in ogni caso mi deriva da un percorso personale fatto di serietà e professionalità, di amore verso la gente che soffre. La popolarità è una tradizione familiare, nessuno deve dimenticare il profilo che mio padre Angelo ha rappresentato in questa città in tutti gli ambiti ma soprattutto in quello sociale. Credo che la popolarità sarà il centro della mia campagna elettorale. Ma oltre ad essere popolare cercherò di spiegare in maniera capillare il nostro programma ai cittadini, alla gente, al popolo».

 

Si candida per sostituire l’amministrazione in carica: perché vuole sostituirla, cosa non ha dato a questa città?

«La domanda potrebbe essere posta al contrario: cosa ha dato. In Ambiente siamo fanalino di coda, il convegno di ieri ha confermato che PM10 e PM2 sono a livelli mostruosi. Il sindaco è stato assessore all’Urbanistica per 5 anni e l’unico risultato che porta è lo spostamento dello stadio. Che è fumo negli occhi: lo Stadio arriva da 15 anni di centrosinistra, anzi dagli Anni Settanta, quando c’era la Dc. In parte lo stadio era stato realizzato. Nell’attuale progetto c’è la realizzazione di una piazza al posto del Matusa: interventi previsti nel project della Giunta Marzi. Per cui credo che la Città sia a zero assoluto in vivibilità, ambiente, sicurezza, trasporto sostenibile e soprattutto è disattenta ai bisogni dei poveri. Questo in relazione al fatto che l’Amministrazione non si è impegnata nel sociale, anzi vi ha sottratto risorse. Non ultime quella dei seggiolini nel nuovo Stadio».

 

Cosa avrebbe fatto lei in questi 5 anni e che Nicola Ottaviani non è stato capace di fare?

«Bisogna cominciare dalle piccole cose: ridare decoro alla Città. Quindi occuparsi degli ultimi, del disagio. C’è la necessità di realizzare l’idea di una Città Grande, correlata ai comuni vicini in termini di viabilità. Una viabilità sostenibile che consenta di realizzare grandi ZTL ogni giorno e non un lunedì ogni 5 anni. E poi la mobilità sostenibile: l’uso di autobus a basso impatto o nullo impatto ambientale. Sono stati dimenticati i pendolari, le migliaia di persone che ogni giorno si spostano da Frosinone verso Roma. E poi la situazione del Quartiere Scalo: il disastro determinato nell’ultimo anno è sotto gli occhi di tutti. Ma non posso non tornare sul Ponte: in quel contesto andava stimolato un confronto rapido con la Regione a fare un’operazione strutturale rapidamente. E se proprio bisognava andare verso un’operazione provvisoria come quella attuale, sarebbe stato più razionale ed economicamente più vantaggioso iniziarla pochi giorni dopo il crollo».

 

La sanità è un tema centrale: l’atto aziendale è stato ‘osservato’ dalla commissione regionale e Neurochirurgia è stata messa in dubbio. Buschini ha detto che l’osservazione’ è una buona cosa. Lei cosa ne pensa?

«Bisogna ricordare che il sindaco di Frosinone è il presidente della Conferenza dei sindaci. Il nostro sindaco uscente si è battuto all’inverosimile per appoggiare l’atto aziendale della professoressa Mastrobuono che praticamente faceva sparire la Sanità di questa provincia. Si è così impegnato che si è dimenticato di far restituire una minima struttura per la Dermatologia dell’Ospedale, all’interno della quale in maniera valente il presidente del Consiglio Comunale, dottor Franco Lunghi, presta la propria opera da 30 anni. Per logica si sarebbe trovato senza posto, lui e gli altri dermatologi che vi lavorano. Non bisogna anche dimenticare che il secondo Atto aziendale Mastrobuono venne bocciato e che Ottaviani fino alla fine cercò di contrastare quella bocciatura. Come non bisogna dimenticare che un altro Atto, quello dell’attuale commissario Macchitella, è stato portato in Conferenza dei sindaci già confezionato: presenta delle novità alle quali io credo di aver contribuito dall’inizio».

 

Va bene: ma… Neuorchirurgia?

«Il primo ad aver parlato di Dea di II Livello a Frosinone sono stato io 20 anni fa. Il primo che si è impegnato per la realizzazione della UTN e per la realizzazione della Neurochirurgia è stato il sottoscritto insieme all’Ordine dei Medici. La Neurochirurgia è un passo importante verso la realizzazione del Dea. Che non è previsto nei piani regionali sin dai tempi della Polverini. Ma che dovrà essere inserito nei piani dal 2018 al 2020. E questo ci verrà consentito se avremo Radiologia Interventistica, Neurochirugia, UTN ed Emodinamica già efficaci. La Regione potrà fare tutte le osservazioni del caso, anzi noi faremo un approfondimento su questo aspetto ma credo che sia una realtà la possibilità di realizzazione del Dea. Perché abbiamo la UTN realizzata, l’Emodinamica Interventisica realizzata, la Neurochirugia insieme alla Readiologia Interventistica è il normale sbocco del nostro processo di crescita».

 

A proposito di Sanità: c’è maretta per gli incarichi in scadenza dei primari. La Regione non ha bandito i concorsi e quindi bisognerà ricorrere di nuovo ai primari ‘temporanei’. (leggi qui il precedente)
«Finalmente la politica ha scoperto che nel 2016 l’Azienda Asl ha fatto 2 operazioni importanti: nella prima ha azzerato il contenzioso con i suoi dipendenti, cosa che sembra straordinaria ma era impensabile in precedenza con altre Amministrazioni. Nella seconda ha attribuito 40 incarichi di articolo 18, quindi di primari incaricati, a persone che adesso vengono ritenute di grande livello. Io ricordo di essere stato presidente della Commissione che ha licenziato questi 40 incarichi, non abbiamo ricevuto un solo ricorso semplicemente perché abbiamo seguito una procedura assolutamente trasparente».

Si ma…
Credo che le indicazioni regionali sulla rotazione debbano essere interpretate, per cui l’azienda sarà in grado di trovare la maniera di mantenere la stabilità che oggi si è determinata grazie alla nomina dei 40 primari precedenti. Per cui il principio della rotazione tanto invocato dalla Regione Lazio che vale nel momento in cui è stato bandito il concorso per la stabilizzazione dei primari sia meno efficace nel momento in cui il concorso stesso sia stato derogato, quindi bandito. Si troveranno le vie legali, come fatto anche da altre Asl per risolvere questo problema ma io in ogni modo, con l’autorità che mi viene dal lavoro che svolgo quotidianamente nel rispetto anche di quanto espresso in Commissione, di trovare una soluzione per i collegi che sono attualmente in servizio».

 

Frosinone avrà mai un Dea di II livello?
«Penso proprio di sì. C’è un bacino di utenza adeguato anche se la Regione fissa ad un milione il numero di cittadini che debbono afferire ma noi con un dea di II livello avremo la possibilità di dare accesso anche alle vicine utente di Molise, Abruzzo e Campania. Lavoriamo per arrivare a questo obiettivo, l’Atto aziendale che abbiamo contribuito a redigere marcia in questa direzione».

Da medico, consiglierebbe a Nicola Ottaviani di smetterla con questi continui tagli dei nastri perché rischia di affaticarsi il pollice?
«Più che un fatto di usura con ripercussioni di… carattere ortopedico, credo che sia un fatto estetico, di immagine. Perché spesso i nastri si tagliano su opere già inaugurate o già cantierate da altri. Non avendo la minima sensibilità di invitare quelli che le avevano predisposte. Se proprio dovessi intervenire sul sindaco uscente, da cardiologo e vecchio medico, gli consiglio di rilassarsi perché nell’ultimo periodo lo vedo un po’ stressato».

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