Cristofari: mi candido a sindaco

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CORRADO TRENTO per CIOCIARIA EDITORIALE OGGI

Da tempo se ne parla e allora abbiamo deciso di chiederlo direttamente a lui.

Veniamo subito al punto: per la candidatura a sindaco di Frosinone Fabrizio Cristofari c’è? L’accendiamo?
«L’accendiamo: Fabrizio Cristofari c’è».

Sessant’anni (è nato a Roma il 18 novembre 1956), presidente dell’ordine dei medici, Fabrizio Cristofari non si nasconde. Consapevole che la sua netta presa di posizione è destinata a pesare nel dibattito all’interno del Pd e dell’intero centrosinistra.

Allora, il dado è tratto?
«Sì. Sono in corsa per la candidatura a sindaco di Frosinone. Dico subito che non ho altre ambizioni politiche, cioè non voglio in futuro concorrere per la Camera o per la Regione. Meglio specificarlo così si tranquillizzano tutti. Ho l’impressione che la carica di sindaco di Frosinone metta in apprensione diversi politici».

Dovrà affrontare le primarie prima di ottenere la candidatura.
«Certamente. Auspico il modello delle primarie aperte».

Del centrosinistra o del Pd?
«Della città. Di tutti quelli che desiderano impegnarsi per rinnovare il capoluogo. Vincere le elezioni è necessario per governare la città. È questo che conta».

Però lei è del Pd e fa parte del centrosinistra. Il punto di partenza rimane comunque politico. Oppure è cambiato qualcosa negli ultimi giorni?
«Sono un uomo di centrosinistra, iscritto al Pd. Ma è necessario coinvolgere la società, le liste civiche. Per davvero, non come slogan. Perciò sono fondamentali le primarie aperte a tutti coloro che vogliono partecipare».

Su di lei c’è il veto dell’ex sindaco Michele Marini.

«Michele Marini è un pezzo importantissimo del centrosinistra cittadino e da segretario di partito l’ho sostenuto».

Lui si sente politicamente tradito da lei, da Memmo Marzi e dai Socialisti di Schietroma. Davvero pensa che si possa ricucire?
«Chiarire le posizioni è giusto. Secondo me ci sono i margini».

E se non si fanno le primarie?
«Candidature calate dall’alto non sono accettabili. Non per me».

In città è esplosa la moda della politica delle foto, del selfie.
«Proprio questo modo di fare politica, nella logica del gossip, allontana la gente dalla politica vera. Non condivido, infatti non volevo farmi fotografare in un bar. Ho scoperto dopo che qualcuno l’aveva già fatto».

Come giudica Nicola Ottaviani sindaco?
«Ha dimostrato di essere un discreto amministratore. Ha risanato i conti del Comune? Sì, ma grazie al contributo dei cittadini che hanno pagato. Dal punto di vista politico, però, la rotazione degli assessori non è una grande trovata. Così come le delibere approvate da due anni in seconda convocazione non sono il massimo che c’è».

Lei, da sindaco, come procederebbe lungo la strada del risanamento e dello sviluppo?
«Nella logica della città intercomunale, con i paesi vicini. Un bacino di 150.000 persone sul quale parametrare servizi. A Frosinone la disoccupazione reale è del 55%. Non è accettabile. Bisogna intervenire. Poi è necessario puntare sul risanamento ambientale, sulla qualità della vita e sullo sviluppo sostenibile. Sull’inquinamento, per esempio, va fatto un passaggio ineludibile: capire chi inquina. Non si tratta solo di polveri sottili a mio giudizio. Ma serve uno studio. Penso anche ad una sinergia tra il Comune di Frosinone e l’Università di Cassino: magari occupandosi dei problemi della Valle del Sacco anche a livello di studio. Gli iscritti potrebbero passare da 11.000 a 30.000. Ne sono convinto».

Parliamo del ruolo della Regione?
«L’attenzione della Regione Lazio per la nostra provincia è cambiata. Si vede sulla sanità, sugli investimenti per la bonifica della Valle del Sacco, sulle risorse per le infrastrutture. Certamente occorre un capoluogo politicamente forte, capace di attrarre non solo gli investimenti pubblici ma anche quelli privati».

Ha già in mente la squadra?
«Guardi, mi candido per vincere e per governare dieci anni. Sono convinto che per cambiare le cose bisogna affidarsi a trentenni e quarantenni. Servono freschezza mentale e capacità di padroneggiare le tecnologie. Altrimenti il salto di qualità vero non arriverà mai per Frosinone»

 

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