Da Andreotti a Salvini (di C. Trento)

ELABORAZIONE: © ICHNUSAPAPERS

L’analisi. A una settimana dal terremoto nelle urne emergono chiaramente nuovi scenari ed equilibri mutati. La Ciociaria da roccaforte andreottiana e berlusconiana a feudo leghista. Musica diversa alle amministrative

Corrado Trento

Ciociaria Editoriale Oggi

Ogni volta che si vota è una rivoluzione. Nel 2013 la nascita del sistema tripolare, con centrodestra, centrosinistra e Movimento Cinque Stelle. La madre di tutte le ingovernabilità. Nel 2014 il Pd di Matteo Renzi oltre il 40%: sembrava l’inizio di una nuova era politica, invece la discesa iniziò presto, fino allo schianto del referendum costituzionale del dicembre 2016. Quindici mesi fa, il 4 marzo 2018, il terremoto nelle urne: Movimento Cinque Stelle primo partito, centrodestra a trazione Carroccio maggioritario ma diviso, crollo del Pd sotto il 20%.

Appena una settimana fa le Europee. Quadro ancora una volta stravolto: Lega straripante, Cinque Stelle dimezzati e sorpassati da un Pd che torna sopra il 20%. Ma anche la crescita di Fratelli d’Italia e l’ulteriore arretramento di Forza Italia. La provincia di Frosinone segue lo stesso trend, ma con numeri diversi, che in qualche modo sottolineano la tendenza gattopardesca di questo territorio ad… adattarsi.

Già, adattarsi: secondo autorevoli studiosi la longevità de peso politico della Chiesa di Roma è dovuta proprio alla capacità di quest’ultima di adattarsi ai tempi. Di essere al tempo stesso spirituale e secolare. La Ciociaria, ai tempi della prima Repubblica, era una roccaforte democristiana. Meglio, andreottiana. Poi negli anni è diventata un feudo berlusconiano, con il centrosinistra che ha sempre faticato molto a vincere. Perfino nel 1996, quando trionfò Romano Prodi. L’anno scorso, pur mantenendo la vocazione di centrodestra, la Ciociaria ha riservato percentuali enormi ai Cinque Stelle.

Alle Europee del 26 maggio, invece, è mutato tutto di nuovo. Non ha senso cercare interpretazioni in base alle quali ognuno ha vinto un po’ di meno e tutti hanno perso fino ad un certo punto. Stavolta il confine tra vincitori e vinti è chiarissimo. Ha trionfato la Lega di Matteo Salvini, che in Ciociaria ha ottenuto 96.670 voti, il 40,35%. E di conseguenza sul territorio possono sorridere il deputato e coordinatore regionale Francesco Zicchieri e il sottosegretario di Stato Claudio Durigon.

Il Pd ha aumentato i voti rispetto alle politiche del 2018: da 36.152 (14,34%) a 38.536 (16,08%). Ma il Partito resta al di sotto delle percentuali nazionale (22,6%) e regionale (23,7%) dei Dem di Nicola Zingaretti. Un elemento sul quale tutti i big locali dovranno fare una riflessione: Francesco De Angelis, Mauro Buschini, Sara Battisti, Antonio Pompeo. Anche perché, nella stessa giornata, il Pd ha vinto nella stragrande maggioranza dei Comuni. Grazie ad una classe dirigente e ad amministratori radicati. Si dovrà pur capire perché quando l’asticella si sposta sul voto “politico” si fatica.

Forse perché quasi mai ci sono candidati del territorio in posizione eleggibile?

Rispetto alle politiche di quindici mesi fa il Movimento Cinque Stelle ha lasciato sul campo in provincia qualcosa come 47.212 voti e una percentuale del 17,82%. Il 4 marzo 2018 la lista pentastellata ottenne 91.706 preferenze, il 36,39%. Alle Europee di sette giorni fa i consensi sono stati 44.494 (18,57%). Ma soprattutto la presenza dei Cinque Stelle non si è avvertita in campagna elettorale sul territorio. Eppure parliamo di un Movimento che ha tre parlamentari (Luca Frusone, Ilaria Fontana, Enrica Segneri) e un consigliere regionale (Loreto Marcelli). Per non parlare delle comunali, dove i pentastellati storicamente non incidono.

Nel centrodestra c’è da registrare il risultato enorme di Fratelli d’Italia, secondo partito della coalizione sul territorio dopo il sorpasso sugli “azzurri”. Con una percentuale (8,90%) più alta di quella nazionale (6,4%) e con un aumento di 8.981 voti (4,01% a livello di percentuale) rispetto alle elezioni politiche di quindicimesi fa. Merito di un Partito che non ha mai perso di vista il radicamento sul territorio, sotto la regia politica del senatore Massimo Ruspandini. Un partito al quale hanno aderito in tanti, secondo le indicazioni di Giorgia Meloni, ma che ha mantenuto forte l’impronta identitaria e dei valori di riferimento.

Continua invece la discesa di Forza Italia. Un anno fa alle politiche fu il primo partito del centrodestra: 19,15% (48.218 voti). Quest’anno le preferenze sono state 19.472 (8,13%). Significa 28.746 voti persi, pari all’11,02%. Prima o poi Antonio Tajani dovrà prenderne atto. Per quanto riguarda le comunali, tante conferme e qualche sorpresa.

A Cassino sarà necessario il turno di ballottaggio per capire chi, tra Mario Abbruzzese ed Enzo Salera, sarà sindaco. In ogni caso nei 39 paesi al voto vincitori e vinti, top e flop. Promossi e bocciati

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