Da candidato a supporter: il nuovo Zingaretti

Dalla mancata candidatura al supporto agli uomini messi in campo alle Comunali. Dai rifiuti alle vaccinazioni. Da Draghi al Lazio. Nicola Zingaretti si confessa con Giannini

Il tono è quello dei giorni migliori, la verve anche. Nicola Zingaretti risponde alle domande del direttore de La Stampa Massimo Giannini. E vede la vittoria del centrosinistra in tutte le grandi città chiamate al voto il prossimo autunno; mette a nudo i problemi di Roma e soprattutto quelli legati al caos rifiuti; respinge l’idea di un complotto ai danni di Giuseppe Conte. E giura di non vedere da tempo Matteo Renzi.

Zingaretti da candidato a sponsor

Uno dei temi chiave è la sua mancata candidatura a sindaco di Roma. Tutti la davano per fatta, lui era l’unico a negare e sostenere dal principio che non sarebbe sceso in campo. «La mia possibile candidatura a Roma? Io in realtà mi candido a Roma da 14 anni consecutivi, non ci sono altri casi in Italia. Ma avevo detto che per me era imperativo concludere la stagione della pandemia. Visto che non c’ero solo io e per fortuna c’era Gualtieri, alla fine abbiamo convenuto di non mettere a rischio la Regione. Mi sarebbe dispiaciuto lasciare un vuoto. Ma confido che Roma ora volti pagina».

Nicola Zingaretti e Virginia Raggi (Foto Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Ora però non lascerà al loro destino i candidati sindaco messi in campo dal Pd o scelti dal partito nelle varie città italiane. Li affiancherà. Come se fosse ancora lui il Segretario. «Accompagnerò nelle prossime settimane tutti i candidati sindaci. Vinceremo, penso in tutte le cinque grandi città»: sarà alle iniziative che si terranno naturalmente a Roma ma anche a Milano dove è legato da uno straordinario rapporto con Beppe Sala. E poi Bologna, Napoli e Torino. (Leggi qui Il gioco ad incastri per le candidatura su Roma).

Il caso rifiuti

Uno dei temi chiave per la campagna elettorale di Roma sono i rifiuti. Regione Lazio e Roma Capitale si rimpallano la responsabilità di un caos al quale non è stata ancora trovata una soluzione definitiva. Ognuno assegna all’altro la responsabilità e la competenza.

«Virginia Raggi nel 2019 aveva ottemperato ad un dovere, quello di indicare un sito per una discarica. L’Europa e il buon senso prevedono che i rifiuti vanno smaltiti li dove si producono. La patologia di Roma, invece, è che si stanno spargendo rifiuti in tutta Italia e in tutta Europa».

Il fatto è che Roma sostiene di non avere un’area idonea per realizzare la sua discarica. Con questa scusa fino ad oggi ha mandato nelle province i suoi rifiuti. Ma ora anche Frosinone ha esaurito i suoi spazi: con tre anni d’anticipo proprio per avere ospitato le immondizie romane. E non intende affrettarsi a realizzare un nuovo impianto. Il presidente della Provincia Antonio Pompeo nella sostanza ha detto: il caos lo avete generato voi, noi ci siamo organizzati per avere fra tre anni il nuovo impianto, occupatevi voi dei nostri rifiuti.

Uno degli invasi della discarica di Roccasecca

Nicola Zingaretti mette il dito nella piaga. «Immaginatevi lo Stadio Olimpico. Roma in questi anni ha mandato una quantità di rifiuti grande 4 volte lo stadio Olimpico in Lomardia, Emilia Romagna, Umbria, Toscana, Abruzzo, Puglia e in provincia di Frosinone e Viterbo. Alla fine le persone dicono: ‘Basta, siamo disponibili ad aiutare la Capitale ma alla fine di deve essere un sito’. Di certo, però, non ci sarà mai più una discarica come Malagrotta“.

Draghi ed il Lazio

Sul governo guidato da Mario Draghi dà un giudizio positivo. «Sono molto soddisfatto di come sta andando Draghi. La figura del presidente è una figura garante rispetto ad un processo molto complicato, perché il Recovery che ha conquistato Conte ora dovrà seguire regole e si dovrà attuare». 

In otto anni ha realizzato un miracolo: ereditato una Regione con un buco da 10 miliardi di euro nei conti della Sanità ed è riuscito a mettergli le briglie. Avviando poi il riordino dell’assistenza e del sistema ospedaliero. «Nel Lazio abbiamo raccolto il frutto di 8 anni di lavoro sulla Sanità che è stata commissariata da 12 anni. Nel 2013 c’era un buco da 800 milioni, il blocco del turn over e il blocco degli investimenti. Abbiamo combattuto e oggi possiamo assumere e fare grandi investimenti, come quello sul data center. Il Covid ci ha fatto capire che avevamo avuto intuizioni giuste: sanità pubblica, welfare universalistico, necessità dello Stato per prendersi cura della persona, Europa e non la follia dell’antieuropeismo».

Zingaretti, Conte e Renzi

Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica

C’è spazio per Giuseppe Conte e la sua caduta. Nicola Zingaretti spiega: «Conte caduto per un complotto? Questo non è mai stato sostenuto da nessuno. Travaglio? Non ho ancora letto il suo libro. Credo, invece, che ci sia stata una serie di convergenze di opinioni, e non so se di interessi, che hanno giudicato chiusa una stagione. Ricordo, ma è cronaca, che il 5 novembre 2020 io fui tra i promotori di un incontro dell’ex maggioranza per spingere verso un rinnovamento. Dentro quel dibattito c’era chi al rinnovamento aggiungeva la necessità di chiudere un’esperienza».

Infine una nota su Matteo Renzi. Lapidario: «Non l’ho più sentito. Non ne ho avuto più l’occasione».