Da Cassino a Ceccano il 25 aprile delle polemiche

Il sindaco di Cassino attacca a testa bassa il «governo a trazione post fascista». A Ceccano accusano il sindaco di non avere fatto suonare Bella Ciao. Ma il direttore lo scagiona

I segnali, Giorgia Meloni li ha mandati. E ben chiari. Il più forte è stato quello contenuto nella lettera inviata al Corriere della Sera. In cui questa mattina dice: “Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i Partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo“.

A molti non è bastato. Chiedevano un segnale più chiaro, diretto: un’abiura simile a quella che fece Gianfranco Fini nel 2003 durante il suo viaggio a Gerusalemme. Quando disse che il fascismo era il male assoluto. Lei si è spinta a dire “non mi sono dissociata da Fini”.

Resta divisivo questo 25 aprile, in un’Italia che non ha ancora fatto fino in fondo i conti con il suo passato di un secolo fa. Come evidenziano i due episodi accaduti a Ceccano e Cassino.

La banda di Ceccano

Roberto Caligiore durante la cerimonia del 25 aprile

Finisce in polemica il 25 aprile a Ceccano, la Stalingrado di Ciociaria fino a poco tempo fa. Città operaia per eccellenza nella provincia di Frosinone: ebbe un morto durante gli incidenti del ’62 con gli scioperi al saponificio Annunziata. Storicamente governata da giunte Pci e Psi, ha avuto la sua prima amministrazione di centrodestra con l’attuale sindaco Roberto Caligiore (FdI) giunto al secondo mandato.

La polemica nasce da un post che commenta il video con la banda musicale cittadina mentre suona ‘Bella Ciao’ davanti ad un bar. Lo pubblica il gruppo ‘Progresso Fabraterno‘: denuncia che gli orchestrali avrebbero voluto eseguire il brano in occasione della cerimonia per il 25 aprile ma il sindaco lo avrebbe impedito. Scrivono: Non è stata data la possibilità di suonare Bella Ciao. Gli stessi componenti della banda hanno considerato di natura prettamente politica questa proibizione, dal momento che il sindaco ha posto il veto“.

Nega tutto il sindaco. Ricorda il contenuto del suo discorso davanti al monumento ai Caduti: ha citato Giorgia Meloni “I Partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo“. Bella Ciao? Qualcuno assicura che lui avrebbe evidenziato come non facesse parte del protocollo: Roberto Caligiore nega.

In serata è il maestro Adamo Bartolini a sgomberare il campo: “Nessuna protesta della banda. Come ogni anno eseguiamo un repertorio di canti risorgimentali. Bella Ciao non è mai stata in programma. Alcuni ragazzi l’hanno eseguita autonomamente a fine celebrazioni quando la banda si era sciolta“. Il sindaco ora valuta gli estremi per la querela contro il movimento Progresso Fabraterno.

Il Governo a trazione post fascista

Enzo Salera davanti al Monumento ai Caduti

Ha caricato a testa bassa il Governo Meloni invece il sindaco di Cassino Enzo Salera. Lo ha fatto nel suo discorso davanti al monumento ai caduti.

Ha detto: “Questo 25 aprile – non ce lo nascondiamo – assume un carattere del tutto diverso con il primo governo a trazione post-fascista, se così si può dire. Che da alcuni di costoro sarebbero arrivati ammiccamenti al Ventennio e picconate al valore di questa festa e alla Resistenza (vedi La Russa, presidente del Senato), c’era da aspettarselo. Anche ciò ci dice quanto sia di attualità il grande messaggio della lotta di Resistenza e della Liberazione“:

Cassino è il secondo centro per popolazione in provincia di Frosinone, il primo per dimensione amministrato da un sindaco del centrosinistra in Ciociaria. Fu città martire della II Guerra Mondiale, subì la distruzione totale durante i tentativi di sfondamento della Linea Gustav, compresa la distruzione della millenaria abbazia di Montecassino. Enzo Salera lo ricorda nel suo intervento.

E poi sgancia la seconda bomba. Lo ha fatto puntando il dito contro i tentativi di edulcorare l’immagine del fascismo, di appiattire il significato della Resistenza: sono manifestazioni di una campagna rivolta a colpire la fiducia nel cambiamento, far piegare la gente all’arroganza del potere. Di fronte a tendenze restauratrici, ai fenomeni di imbarbarimento della vita civile e politica, vale dunque il richiamo alla lezione della Resistenza“.

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