Da Rotondo a Petrarcone e Mignanelli: tutti gli altri nell’indagine

Gli altri filoni d'indagine dopo il caso dell'induzione alla tentata corruzione al sindaco Salera. Coinvolti Anselmo Rotondo, Giuseppe Golini Petrarcone, Massimiliano Mignanelli. Che negano e spiegano.

L’ordinanza che accompagna l’avviso di ‘conclusione indagini‘ è alta quanto l’elenco del telefono della provincia di Frosinone. Stanno tutti lì gli elementi chiave raccolti dalla Guardia di Finanza di Cassino in due anni d’indagini sul caso ‘feccia della politica‘: l’espressione usata dal sindaco Enzo Salera nel Consiglio Comunale del dicembre 2020 quando denunciò il tentativo di farlo corrompere attraverso l’allora presidente della commissione Lavori Pubblici Tommaso Marrocco.

In quell’ordinanza ci sono le misure chieste dal sostituto procuratore della repubblica Alfredo Mattei che da giovedì hanno colpito l’ex consigliere comunale Salvatore Fontana (Italia Viva), l’ex governatore della Regione Molise Paolo Di Laura Frattura (Pd); l’imprenditore romagnolo Stefano Amadori. Si ipotizza l’istigazione alla corruzione‘. Per tutti c’è il divieto di esercitare per un anno qualsiasi attività d’impresa. Ma c’è anche tanto altro. (Leggi qui: Salera denunciò la ‘feccia’: indagati Fontana e l’ex governatore del Molise).

C’è un capitolo che riguarda il sindaco di Pontecorvo Anselmo Rotondo: per Salvatore Fontana era stato chiesto l’arresto, per lui il divieto di dimora a Pontecorvo. In questo caso viene ipotizzata la corruzione per l’appalto dell’illuminazione pubblica affidato alla Hera Luce.

Il caso Rotondo

Anselmo Rotondo

Con cosa è stato corrotto Anselmo Rotondo, secondo la ricostruzione fatta dalla Guardia di Finanza? Per comprenderlo bisogna prima leggere la norma: dice che commette il reato di corruzione il pubblico amministratore che accetta soldi, beni, utilità o servizi per compiere azioni contrarie ai propri doveri. Le indagini dicono che ha ricevuto un’utilità. Quale? La promessa di affidare una parte dei lavori per l’installazione e la manutenzione della pubblica illuminazione ad una ditta ben precisa.

Con Anselmo Rotondo sono indagati il consigliere comunale di minoranza Gabriele Tanzi per istigazione alla corruzione ed il responsabile dell’area tecnica del comune di Pontecorvo.

Il Giudice delle Indagini Preliminari ha detto no a quella misura del divieto di dimora dopo avere ascoltato il sindaco. Perché Anselmo Rotondo ha spiegato di non avere pilotato l’appalto in cambio dei lavori alla ditta: ma ha confermato di avere chiesto ad Hera Luce di continuare a servirsi del personale che negli ultimi vent’anni si è occupato di quella manutenzione perché si è sempre dimostrato tempestivo ed affidabile.

Il Giudice ha detto no all’arresto ed a qualsiasi altro provvedimento. Sarà poi il sostituto procuratore Mattei a valutare se ci siano comunque elementi per i quali chiedere il processo o procedere con l’archiviazione.

Dimostrata la mia onestà

In serata Anselmo Rotondo ha preso posizione. Dicendo che “Dalle carte dell’indagine, viene fuori che non solo non ho nulla a che fare con vicende di reati, ma che ho soltanto cercato di risolvere, con la concretezza e l’efficacia che mi contraddistinguono, il problema della tempestività degli interventi di manutenzione della pubblica illuminazione sul nostro territorio comunale”.

Non ho gestito alcuna gara o effettuato contrattazioni di sorta, avendo come unico punto di riferimento l’interesse pubblico. Nei prossimi giorni, conto di chiarire ulteriormente il tutto attraverso l’interrogatorio richiesto dal mio difensore, l’avvocato Nicola Ottaviani, con il quale presenteremo a breve anche una richiesta di archiviazione, rimettendoci sempre alla valutazione puntuale e definitiva dell’autorità giudiziaria”.

È un caso che ricorda da vicino quello che riguardò l’allora sindaco di Cervaro Angelo D’Aliesio: accusato di avere chiesto alla ditta subentrante nel servizio di spazzatura la conferma di tutti i lavoratori già in forza con l’impresa precedente. Per lui scattarono gli arresti, poi revocati.

Il vaccino di Mignanelli

Massimiliano Mignanelli

Un capitolo riguarda Massimiliano Mignanelli ex presidente del Consiglio Comunale di Cassino ed ex vicepresidente della Provincia di Frosinone. In questo caso l’accusa è di peculato. È il reato che commette chi approfitta di un bene pubblico. Lui di cosa avrebbe approfittato? Nella ricostruzione fatta dalla Guardia di Finanza risulta che sia lui che l’imprenditore Salvatore Fontana si sarebbero fatti vaccinare contro il Covid saltando la fila. Dalle intercettazioni si sospetta che siano stati chiamati a vaccinarsi quando non ne avevano diritto: non era ancora arrivata la direttiva del generale Francesco Paolo Figliuolo in cui si diceva nella sostanza “se avanzano le dosi vaccinate chiunque passi per strada”.

Massimiliano Mignanelli respinge i sospetti. E ricorda di essere un infartuato. “Sono stato vaccinato secondo Legge in quanto avendo avuto un infarto negli anni scorsi ed essendo quindi soggetto a rischio, avevo diritto. Inoltre essendo dipendente dell’Università ed essendo stati sottoposti a vaccinazione i colleghi con Astrazeneca, anche io sono stato inserito nell’elenco dell’Ateneo ma con la somministrazione di Pfizer. La mia patologia era incompatibile con altri vaccini“.

Le indiscrezioni di Petrarcone

Giuseppe Golini Petrarcone

Un capitolo riguarda l’ex sindaco di Cassino Giuseppe Golini Petrarcone. È accusato di favoreggiamento personale. In pratica? Conversando con un imprenditore si sarebbe lasciato sfuggire di essere stato interrogato sulle attività svolte da Salvatore Fontana. Il sospetto è che lo abbia fatto appositamente: avrebbe rivelato un segreto investigativo per fare in modo che Fontana ne venisse informato.