Dai fiori d’arancio all’asse di ferro: i giorni di Astorre

Il senatore e segretario regionale del Pd ha pronunciato il fatidico “sì” con Francesca Sbardella. Tra gli invitati Dario Franceschini, Nicola Zingaretti e Daniele Leodori. Nomi che possono portare ad un patto politico in grado di cambiare verso al centrosinistra. Ecco come e perché.

È dai matrimoni che si capisce quanto conti il mix tra rapporti politici e personali. Dagli invitati. Fiori d’arancio ieri mattina nella splendida location di Villa Mondragone per il senatore e segretario regionale del Pd del Lazio Bruno Astorre e Francesca Sbardella.

Chi c’era e chi no

I due si sono scambiati il fatidico “sì”. Tra gli altri c’erano il ministro della cultura e Signore assoluto di tutte le correnti del Pd, Dario Franceschini. Capo di AreaDem (all’interno della quale Astorre è il numero due) e tra i papabili per il Quirinale. Al suo braccio, la moglie Michela De Biase consigliere e Segretario di Presidenza in Regione Lazio. Tra gli in vitati il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti e il vicepresidente della Regione Daniele Leodori: è toccato a lui celebrare il rito civile di fronte a 130 invitati a Villa Mondragone, nei boschi tra Frascati e Monte Porzio Catone.

Testimoni delle nozze: per lo sposo suo fratello Paolo ed il senatore Luigi Zanda; per la sposa Federica La Valle (già vice sindaco di Rocca Priora) e Serena Gara (commissario alla Comunità montana Castelli Romani – Monti Prenestini).

Cena buffet all’aperto con piatti tipici dei Castelli, pesce fresco di Anzio, vini rigorosamente di Frascati e Monteporzio. Tra i tavoli, tutti i signori delle preferenze nei Comuni dei Castelli, dei Monti Lepini, dell’area Prenestina. Come il sindaco Fausto Giuliani di Colonna ed i suoi predecessori Gaetano Bartoli ed Augusto Cappellini; il sindaco Sandro Runieri di Rocca Santo Stefano; il sindaco Gabriella Federici di Rocca di Cave. Il presidente del Parco dei Castelli Romani Gianluigi Peduto, l’ex Consigliere comunale di Frascati Claudio Cerroni, l’ex segretario Pd di Ariccia Valentino Cianfanelli.

La pattuglia ciociara era guidata dall’ex presidente del consiglio regionale Mauro Buschini e dal vice segretario Regionale e consigliere regionale Sara Battisti.

Amore e potere

Franceschini-Zingaretti-Leodori-Astorre. Suona come un asse. Che in parte è già palesato da tempo. Se a Roma dovesse diventare sindaco Roberto Gualtieri, a nessuno sfuggirebbe che quel nome è stato voluto da Claudio Mancini, Goffredo Bettini, Nicola ZingarettiBruno Astorre. E un successo del genere cambierebbe verso all’impostazione politica dell’intero centrosinistra. Non solo del Pd.

Sempre Zingaretti, Astorre e Bettini sono stati quelli che hanno predicato la realpolitik, per mettere in evidenza che l’accordo con il Movimento Cinque Stelle è necessario per provare a competere con il centrodestra di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Daniele Leodori, dopo essere stato alla guida del consiglio regionale del Lazio, è vicepresidente della Regione. Tra quelli che potrebbe concorrere per il dopo Zingaretti. Nel Pd la competizione è già aperta, considerando che in corsa ci sarà pure l’area di Alessio D’Amato e Massimiliano Smeriglio.

Il peso del Quirinale

Ma c’è anche un panorama nazionale che non può non essere tenuto in considerazione. Tra pochi mesi inizieranno le grandi manovre per la partita più importante, quella del Quirinale. Matteo Renzi sta preparando le sue carte e tra i nomi in pole position c’è quello di Pierferdinando Casini. Oltre naturalmente all’opzione di Mario Draghi.

Renzi intende utilizzare questo appuntamento per effettuare le prove genarli di un possibile accordo con una parte del centrodestra. Una sorta di ribaltone. E ci sta. Enrico Letta cercherà di contrastarlo.

Dario Franceschini è un nome importante nel Partito Democratico. Bisognerà anche tenere conto dei risultati delle prossime comunali. A Roma soprattutto. Ma non solo. Vero che Nicola Zingaretti da mesi si è dimesso da segretario nazionale del Pd, ma la passione politica resta. E se c’è uno che intende provare a marginalizzare Matteo Renzi, quello è il presidente del Lazio.

Saranno mesi infuocati. E in futuro si capirà quanto può pesare un eventuale asse Franceschini-Zingaretti-Leodori-Astorre.