I 'cardinali' del Pd stanno già lavorando per un nome di convergenza. Se nelle prossime ore non ci sarà il campo (molto) largo né su Leodori né su D'Amato chiederanno a Gasbarra di dare la sua disponibilità. Obbligando a spostare la questione dal tavolo regionale a quello di Enrico Letta
Lo schema è lo stesso che si sviluppò all’interno del Conclave. Le prime votazioni finiscono sempre con una fumata nera. Quelli che sono entrati nella Cappella Sistina invocando il Dominum deprecemur ed immaginando la tiara da Papa ne escono puntualmente ancora cardinali. Lo stesso sta accadendo nella corsa per individuare il candidato del Centrosinistra per la successione a Nicola Zingaretti in Regione Lazio.
Nel Conclave le prime votazioni servono per capire gli schieramenti, fiutare gli orientamenti degli indecisi. Se si creano due blocchi contrapposti, altre tre o quattro votazioni sono sufficienti per eleggere il Papa o arrivare allo sfinimento dei blocchi ed al tramonto delle loro candidature. È in quella fase che inizia a prendere corpo il nome del nuovo Pontefice: in genere è uno di quelli che all’inizio aveva preso pochissime preferenze, assegnate da qualche cardinale stratega tanto per ricordare che il nome alternativo potrebbe esserci. Venne eletto così Giovanni Paolo II, altrettanto accadde con il suo predecessore Papa Luciani. Altrettanto sta accadendo nel Partito Democratico.
I cardinali già all’opera
Con l’annuncio fatto l’altro giorno dal vice presidente Daniele Leodori sono ora ufficialmente due i candidati alle Primarie del Pd. In precedenza aveva dato la sua disponibilità l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato. (Leggi qui Leodori ha già il Campo Largo per le elezioni).
Inoltre la Direzione Regionale Pd ha messo in campo una Task Force incaricata di incontrare tutti i potenziali alleati del Campo largo e sondare le loro intenzioni. È la partita principale del Segretario Bruno Astorre: riuscire a far convergere tutti su Daniele Leodori convincerebbe anche un pezzo del centro a lasciare il centrodestra per andare sul vicepresidente poco avvezzo ai riflettori ma giudicato da tutti il massimo garante dell’equilibrio politico. Anche trasversale. (Leggi qui La dottrina della prudenza per il candidato Pd nel Lazio).
Tra i cardinali vecchi e giovani del Pd è chiaro il quadro. Siamo nella fase del Conclave in cui ci sono già i blocchi in campo e sono in corso le votazioni. Proprio quelle che portano o all’elezione del Papa o allo sfinimento.
Per questo si sono messi all’opera i Lorscheider ed i Franz König: pontieri di lunghissimo corso al pari dei due cardinali che fecero convergere il conclave su Karol Wojtyła. Che era partito con cinque voti. Il suo nome era apparso al quinto scrutinio: segnale per i due blocchi che fino a quel momento si stavano logorando sulle candidature di Siri e Benelli.
Il nome è Gasbarra
Nella massima discrezione, i cardinali pontieri hanno avviato ieri pomeriggio una interlocuzione con cui verificare eventuali convergenze. Su un nome terzo. Ed il nome che stanno ponderando è quello di Enrico Gasbarra.
È il nome che Nicola Zingaretti aveva sussurrato al Segretario Enrico Letta proprio come ipotesi di convergenza se si fosse voluta evitare la conta con le Primarie. Una conta prevista dallo Statuto, strumento democratico apprezzatissimo da Bruno Astorre. Ma ritenuto l’arma finale da Zingaretti e Letta che gli antepongono il primato della trattativa e della sintesi politica.
I cardinali pontieri hanno già ascoltato un ristretto gruppo di loro colleghi. Tranne uno, gli altri hanno manifestato la stessa preoccupazione: lo scontro frontale tra due blocchi con il rischio del logoramento. Perché non li convince? Perché il segnale costruito in questi dieci anni da Nicola Zingaretti con il fondamentale apporto di Daniele Leodori è quello del Campo (molto) Largo formatosi in maniera quesi naturale. Un segnale di enorme solidità sul quale si sono infranti tutti gli attacchi delle destre.
Se ti votano non rinunciare
Come il primate di Polonia Stefan Wyszyński si narra andò dal giovane Wojtyla per sondare la sua disponibilità, nelle ore scorse due cardinali del Pd hanno sondato Enrico Gasbarra. Una mezzora di colloquio tra loro e l’ex presidente della Provincia di Roma che passò il testimone a Zingaretti, poi parlamentare Ue, poi consigliere politico del ministro Gultieri: uomo dotato di assoluta capacità amministrativa ed indubbia capacità politica; doti determinanti se si vuole governare una Regione in Italia.
I rumors dicono che abbiano deciso di attendere. Come nel Conclave. Attendere il tempo brevissimo necessario per capire se i due blocchi andranno in stallo o uno riuscirà a prevalere. In caso contrario, subito dopo le elezioni Comunali di domenica il meccanismo si metterà in azione. E nella settimana successiva al voto, Enrico Gasbarra annuncerà la sua disponibilità a candidarsi.
Determinerebbe una presa di posizione ufficiale di cardinali come Nicola Zingaretti (papa uscente), Roberto Gualtieri (sindaco di Roma), Claudio Mancini (protodiacono Dem nella Capitale). Ma anche Goffredo Bettini (cardinale camerlengo ed ideologo rimasto finora silente) e Francesco De Angelis (il cardinale patriarca di Pensare Democratico, la componente sempre più egemone nel Sud Lazio, determinante nelle elezioni di Zingaretti a Segretario regionale dei Ds e di Astorre alla guida del Pd Lazio). E Sara Battisti (vice Segretario Regionale, finora assente agli incontri di Leodori e D’Amato) O Massimiliano Valeriani e Mario Ciarla (assessori regionali e grandi portatori di preferenze alle Regionali).
Una presa di posizione che avrebbe l’effetto di spostare la questione dal tavolo regionale a quello di Enrico Letta.