Tutto il vertice di maggioranza, strillo per strillo (di M. Molisani)

Il vertice di maggioranza convocato dal sindaco di Cassino Carlo Maria D'Alessandro. Tra strilli e macigni tirati fuori dalle scarpe. Quando alla fine sembra regnare la pace... si torna al punto di partenza. La rivincita di Palombo. Ed il gran finale. Degno del Teatro dell'Assurdo

Mario Molisani

L'ombra nei palazzi del potere

Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che fanno“. In versione ecumenica, forse dopo avere recitato una propiziatoria serie di Pater, Ave e Gloria, questa mattina don Carlo Maria D’Alessandro, si è avviato a scalare il suo quotidiano Golgota. Sul quale, suo malgrado, sta espiando i peccati di pensiero (tanti) opera (poca) et omissione (quanta ne vuoi) messa in evidenza ogni giorno dalla sua rissosa maggioranza. Con la quale governa (fino a prova del contrario) la città di Cassino.

Epìgono di San Sebastiano, messo a morte da Diocleziano ‘denudato sul Palatino e trafitto da così tante frecce in ogni parte del corpo da sembrare un istrice’ (da Passio Sancti Sebastiani di Arnobio il Giovane), CMD’A ha deciso di dire basta ai dardi che ogni giorno lo infilzano.

Per questo ha convocato stamane la riunione della sua maggioranza (si fa per dire). Che ha riunito Comune. Ma ancora una volta, le discole creature che frequentano l’asilo del  palazzo in piazza De Gasperi hanno dato prova di non riuscire proprio a capire il loro santo condottiero. Che essi stessi, Mario Abbruzzese officiante, hanno innalzato al soglio papalcomunale in un torrido giorno di giugno di quasi due anni fa.

 

SI COMINCIA CON GLI ASSENTI

Don Carlo pazientissimo D’Alessandro, dopo i continui malumori all’interno del suo governo aveva pensato di riunire tutti in una stanza e presentare un programma di fine legislatura. Un modo per ricompattare la sua ormai sempre più sfilacciata maggioranza.

Così non è stato, o almeno lo è stato in parte.

Perché alla celebrazione del supplizio di don Carlo non si sono presentati proprio i suoi più perfidi arcieri. Quelli che da alcune settimane lo trafiggono con più precisione: le truppe saettanti della Lega, che nei giorni scorsi hanno firmato un documento con cui hanno preso don Carlo pazientissimo per il cravattino. Dicendogli, politicamente: o condividi le tue scelte anche con noi oppure non contare sul nostro voto.

In sala Restagno, dei quattro dissidenti Robertino solo di nome Marsella, Claudio Nonsense Monticchio (Lega), Rosario voglia di faticà non mi piace, meglio Mcellone Franchitto (FDI) e Antonio Pennellone Valente (NCI), si presenta solo l’omone di Fratelli d’Italia.

CMD’A CAPOCANTIERE

Nonostante qualche interruzione, in 23 minuti don Carlo pazientissimo D’Alessandro riesce a presentare il suo programma di fine legislatura: “Cassino in cantiere”. D’altra parte ci sono ancora tre anni di mandato e c’è ancora tempo per fare tutto. Argomenta.

Punta in alto CMD’A: rifare Piazza Labriola, rendere la città sicura,  realizzare la nuova scuola innovativa, elaborare un piano di rigenerazione urbana, mettere a sistema il teatro Manzoni, il Museo Historiale e la Rocca Janula e, infine, costruire la città dello Sport. Un programma da sogno.

Tra le truppe presenti c’è chi impugna lo smartphone e telegrafa: “Programma da sogno o da libro dei sogni?” Il destinatario risponde: “Si e pure i missili che partono dalla villa comunale: ma che stà a dì?!”

La realtà è purtroppo un’altra. Dopo qualche intervento pianificato a sostegno delle parole di don Carlo, come quelli di Gianrico Bellachioma Langiano e di Alessio Una parola è troppa e due sono poche Ranaldi, inizia il teatrino.

UN FANTASMA CHIAMATO ALESSIOPORCU.IT

Prende la parola Rosario Voglia di Mascellone Franchitto. Il quale cerca di convincere la maggioranza che tutte le richieste inserite nel documento presentato dai “Quattro dell’Ave Carlo Maria (Leggi qui Scoppia la guerra dentro la maggioranza: ultimatum a D’Alessandro) erano solo un pretesto per chiedere al Sindaco e al “Cencio Magico maggiore collegialità nelle decisioni che contano e nell’azione amministrativa della maggioranza.

L’impressione, tra i presenti, è che nemmeno nemmeno lui creda più di tanto in quello che ha detto. Tant’è che dal solito smartphone parte un altro messaggio: “ma questo vuole far credere che Gesù Cristo sia morto di freddo?”

Ne scaturisce un animato dibattito dove due sono i concetti predominanti. Una irreprensibile voglia condivisione, solo a parole. E il solito “non facciamo che dopo, tutto quello che ci diciamo, lo ritroviamo su AlessioPorcu.it

Ma per l’amordiddio, cosa vi passa in mente.

IL LEONE IN GABBIA E L’IRA DI ROSSELLISSIMA

L’Acme dell’alto dibattito sul destino politico della maggioranza viene suggellato dal violento scontro tra Benedetto largo al factotum Leone e Rosella Rossellissima Chiusaroli.

Nella misurazione dei decibel, vince il confronto Rossellissima: è stata lei ad inveire di più contro il cerimoniere che il contrario. La panterona dal tacco 12 in servizio permanente (si narra che a casa anche le ciabatte ne siano dotate ma solo a tacco 6) ha preteso dal cerimoniere abaziale il rispetto che le si deve per il suo ruolo di capogruppo consiliare di Forza Italia.

Lo ha accusato di lesa maestà: di non averla considerata nei momenti in cui invece un Capogruppo deve essere consultato, informato, messo in campo per fare azione tra i suoi consiglieri.

Rossellissima ha preso fuoco nel momento in cui il povero Leone stava cercando di dimostrare la sua estraneità al “cencio magico“, cercando dire che in realtà non esiste un ristretto gruppo di persone che fa il bello e il cattivo tempo. Ma è il sindaco che alcune volte decide unilateralmente senza coinvolgere nessuno.

Il problema è che Benedettino lo ha detto citando l’esempio sbagliato. O meglio attraverso l’unico caso in cui per davvero non era stato interpellato a livello decisionale. Ovvero: la lettera ad Acea, voluta fortemente da Rossellissima, per dare disponibilità alla holding di una nuova sede a Cassino dopo la chiusura della vecchia. Avvenuta successivamente alla risoluzione contrattuale voluta dall’assemblea dei Sindaci, in cui CMD’A non ha di certo avuto un ruolo marginale. (leggi qui L’Aereo più Pazzo del Mondo vola a Cassino)

Appena sentito l’argomento citato come esempio dall’ex faccendiere abbaziale Rossellissima perde le staffe, i tacchi, le pinne e anche la brocca. “Sei un falso!” –  grida con le pulsazioni a mille, più rossa in viso d’una suola delle sue Louboutin, gli strilli attraversano la piazza –  “Questo esempio non lo dovevi fare. La storia di Acea è tutta colpa mia non del sindaco. Ma ci sono tante cose che avete deciso in pochi su cui abbiamo fatto figure di m…”.

Leone, con pazienza temperanza abaziali, cerca di andare avanti nella sua esposizione tentando di placare l’ira della Chiusaroli.

Riesce a concludere l’intervento ma Rossellissima l’affronto se lo è legato al tacco.

E SE PARLA PURE LA CALVANI…..

Che le cose non andassero a genio neanche a Francesca Candy Candy Calvani lo si era capito sin da subito. Durante l’intervento di don Carlo pazientissimo D’Alessandro non è riuscita a frenare un paio di stilettate che hanno infastidito anche uno calmo come il sindaco. Che in silenzio ha recitato sei volte di fila l’Anima Christi Santifica Me.

Alla fine, però, vuole parlare pure lei. Mette in chiaro il suo lavoro al Consorzio dei Servizi Sociali non viene evidenziato sufficientemente. In sostanza perchè Leone si prende tutti i meriti.

Al povero aedo della Comunicazione consiliare, Mirko comunicato pronto Tong un brivido deve avere attraversato la schiena: la folta criniera è stata recentemente sciampata perché la comunicazione non è efficace. (leggi quiNon c’è due senza quattro: i Comunicati per nascondere i flop in Comune)

Ma non fa in tempo a pensare altro. Perché anche Candy Candy non vuole essere da meno di Rossellissima. Anche lei si produce in un assolo di tutto rispetto. Dice che “il cerchio ormai è diventato cencio per tutte le figuracce che ha fatto” e lei non ne vuole far parte.

Cosa c’entra tutto ciò? Dal solito smartphone parte un ambiguo messaggio: “Materiali per una tesi di Psicologia Generale”.

NORA, CI SONO ANCH’IO

E visto che siamo qui per mettere le cose in chiaro, allora si toglie la scarpetta anche l’assessora Nora Noury e pure lei comincia a tirare macigni. E che, mica lo possono fare solo Rossella e Candy Candy.

Perché, caro sindaco, pre a me piacerebbe essere coinvolta nelle discussioni. Mi capita che tra mille problemi riesco ad organizzare qualcosa per la città, sono sicura di poterlo fare, poi vado a vedere e scopro che dal mio capitolo di bilancio sono spariti pure quei due o tremila euro che ci stavano. E che li hai presi tu per farci altre cose. Naturalmente senza dirmi niente“.

Infine, tanto per non lasciare nulla indietro, uno sciampetto a Mirko comunicato prontissimo Tong glielo piazza pure lei: «Tu a me non mi consideri: i miei comunicati non li fai uscire e quando escono sono messi in piccolo».

“E tu mandameli prima delle 18.30”, risponde lo scrivano importato dalla Sgurgola.

CI PENSA LA VECCHIA GUARDIA

Qualcuno diceva quando il gioco si fa duro i duri scendono in campo. Ci pensa la vecchia guardia a rimettere un pò d’ordine facendo distendere gli animi.

Dopo gli interventi di Angelo El Jardinero Panaccione, Peppe Torcicollo Di Mascio e Beniamino prima o poi mi faranno Papa, infatti la situazione sembra essere tornata sotto controllo. Si parla di nuovo di condivisione e quindi di un nuovo percorso da intraprendere nel segno della collegialità delle scelte amministrative.

Ed è qui che alla fine succede qualcosa di inspiegabile.

SI TORNA ALL’INIZIO

Quando don Carlo pazientissimo D’Alessandro stava già pensando al lauto pranzo da consumare insieme alla sempre meno paziente consorte, ecco che torna alla carica Rosario Mascellone da Fatica Franchitto. In sostanza il consigliere di Fratelli d’Italia ripete ciò che aveva espresso all’inizio della riunione ponendo come pregiudiziale sui sei punti del programma, la condivisione di tutte le scelte amministrative. Richiedendo che venga tutto messo nero su bianco.

Don Carlo pazientissimo rimane allibito. Ha la faccia di uno che ha pescato una carta Imprevisti del Monopoli e deve tornare al Via. Incredulo.

Si gratta la testa e sbotta: “Ma che mi state prendendo per il culo? Parliamo per 4 ore e torniamo al punto di partenza?”.

Succede il fini mondo tutti parlano con tutti, ma non capisce più niente nessuno. Alla fine qualcuno però riesce a far ragionare Franchitto. Si convince, quindi, che il concetto della condivisione è stato recepito da tutti e si procederà in tal senso.

 

LA RIVINCITA DI CARMELO

Siamo alle battute finale di un’altro spettacolo di Teatro d’Arte Varia messo in scena dal CMD’A gruop. Ma di quelli da spellare le mani per gli applausi. Mentre tutti si chiedono come impostare la comunicazione sull’esito della riunione, prende la parola Carmelo ruspa Palombo che fino a quel momento tutti avevano considerato anche in rappresentanza dei due consiglieri leghisti assenti. “Serve una nuova riunione con gli altri consiglieri dissidenti. – dice il Vicesindaco – Dopo di che possiamo approvare il programma che ci ha proposto il Sindaco. Non dobbiamo per forza fare un comunicato se non c’è una sintesi“.

Carlo non più pazientissimo diventa bordeaux. “Ma come, prima mi mancano di rispetto non presentandosi quando ieri sera mi avevano garantito che fossero stati qui – ha detto il primo cittadino riferendosi a Marsella e Monticchioe ora devo fare un’altra riunione con loro? Ma siamo pazzi? E poi Antonio Valente mi ha detto che possiamo considerarlo fuori”. 

 

IL GRAN FINALE

E’ facile capire che da qui in poi la riunione diventa un caos dove tutti parlano su tutti. Palombo dopo aver lanciato il sasso abbandona il campo di battaglia. Carlo non più pazientissimo D’Alessandro cerca di mettersi in contatto con i consiglieri leghisti per farli venire in Comune e chiarire tutto. Consigliato anche da Di Mascio e Papa.

Ma niente da fare, i due dissidenti dicono che devono consultarsi prima di interloquire con il primo cittadino.

Perde le staffe anche Panaccione: “Qua mi sembra che siamo tornati a dieci anni fa. Alle riunioni di quando c’era Bruno Scittarelli. Siamo all’assurdo. Parliamo per sei ore e poi ricominciamo come se non ci fossimo detti niente”.

E come dargli torto. Ma per questa maggioranza nulla è troppo assurdo.