Pugni, lividi, urla e ultimatum nella riunione di maggioranza

Accade di tutto durante la riunione di maggioranza tenuta dal sindaco di Cassino Carlo Maria D'Alessandro. Ode al divino Mario: tutti dietro alla sua candidatura. Rossellissima cade dai tacchi.

Mario Molisani

L'ombra nei palazzi del potere

È finita a pugni sul tavolo, lividi su un gluteo, urla e ultimatum. Non è stata una passeggiata la riunione di maggioranza convocata l’altra sera da Carlo snellissimo D’Alessandro, sindaco di Cassino per volontà (tanta) di Mario Abbruzzese e voto (per un pelo) della nazione.

 

LA CONTESSA ROSSELLA

La riunione inizia come da manuale. Il sindaco Carlo snellissimo D’Alessandro, sempre più magro a causa della dieta, al centro del tavolo e tutta la maggioranza intorno a semicerchio. Parla del grande casino che si è aperto sul teatro con la stagione che salterà, dell’Historiale che non può restare chiuso perché sarebbe una figuraccia troppo grande, traccia il punto sulla situazione amministrativa. Poi, finita la lezione, chiede: «Ci sono domande?»

Alza la mano Rossellissima tacco dodici Chiusaroli. Chiede la parola. Posa lo sguardo sui colleghi e sul sindaco e poi tuona:

«Chi ha passato le notizie ad Alessioporcu.it è una merda» (leggi qui ‘Gli strilli del sindaco? Per undici assunzioni «a mia insaputa»’)

La voce trema per la rabbia. «Chi è stato dovrebbe alzarsi da questa aula, non dovrebbe fare parte di questa maggioranza! Uomo o donna che sia si dovrebbe alzare e se ne dovrebbe andare! Fa schifo! È un essere piccolo così».

Il sindaco cambia colore. Gli altri consiglieri della maggioranza evitano di muovere i muscoli del viso e stanno attenti a non sbattere le ciglia, nel timore di essere sospettati.

L’invettiva della contessa Rossella Otello Chiusaroli viene interrotta da Claudio Cassio Monticchio: come nel dramma di Shakespeare insinua il dubbio come un veleno nella sua collega di maggioranza: «Lo sappiamo chi è, lo sappiamo bene, teniamo nome e cognome».

Una voce si leva dal coro dei Consiglieri: «Mi raccomando, facciamo che gli arriva pure questa riunione ad Alessioporcu.it».

Va bene, mò me lo segno.

 

I PUGNI SUL TAVOLO

 

Seguono le domande. Tante. Chi vuole sapere cosa intende fare il sindaco per riaprire il Manzoni, chi chiede informazioni su una pratica, molti vogliono lumi sulle strategie da seguire.

Il sindaco, invece di approfittare della calma ritrovata, va a sfruculiare la mazzarella. O se preferite, interviene a gamba testa. Insomma, per farla breve, schiarisce la voce, si erge in tutta la sua altezza da cestista prestato al Catasto e dice:

«Rispondo. Inizio dalla prima questione che avete evidenziato: AlessioPorcu.it. Io vi devo dire che ci parlo, come ci parlano tutti i sindaci. Ma non gli dico mai nulla che non abbia condiviso con voi».

(Sindaco, ma allora te le vai cercando… NdA)

Il brusio si alza forte dalla sala, manca solo un buuu e qualche pernacchia. Carlo snellissimo D’Alessandro si innervosisce, la guance assumono un leggero colore porpora, il ciuffo sulla fronte si scompone.

La contessina Rossellissima tacco dodici Chiusaroli dopo avere acceso l’incendio si rende conto che è il momento di circoscrivere le fiamme. Sposta l’attenzione, come per far capire a tutti che non sono questi i problemi di Cassino, rammenda gli strappi, raffredda la temperatura, spegne qualche focolaio. Ma non tutti.

 

Claudio Monticchio riparte alla carica sul bando per la gestione del teatro Manzoni. Il sindaco gli risponde «Dobbiamo studiare una soluzione, qualche idea l’abbiamo ma stiamo verificando con gli uffici se sia giuridicamente percorribile».

Al consigliere non basta. Avanza una sua proposta. Carlo snellissimo è sotto pressione e per dire che quella soluzione riporterebbe la città agli esordi del suo rapporto con il teatro, risponde frettolosamente: «Clà, non si può guardare sempre indetro»

Monticchio non gradisce. Ed a brutto muso attacca il sindaco: «Tu parli solo per chi ti pare a te». Battuta perfida ed al veleno: si riferisce alle indiscrezioni pubblicate su Facebook secondo le quali il sindaco sarebbe andato a Roma a parlare con Acea ottenendo l’assunzione di una dozzina di interinali.

Carlo snellissimo si trasforma in Carlo incaz…tissimo: si alza, sbatte i pugni sul tavolo con tutta la forza che ha, urla: «Tu la devi smettere!!!»

Monticchio arretra ma non recede. Lancia la controffensiva urlando a sua volta: «Tu non devi urlarmi in faccia!!!»

 

DIO ESISTE

 

Claudio Monticchio si alza e se ne va. Rossellissima tacco dodici Chiusaroli ormai calata nel ruolo del capitano della squadra, getta un po’ di acqua sul fuoco di Carlo Maria ed esce per recuperare il suo consigliere. Sa che sotto l’effetto dell’arrabbiatura si rischia di dire qualcosa di troppo alle persone sbagliate: meglio recuperare e ricucire subito.

Nell’inseguire la pecorella fuggita dal gregge, Rossella la capitana cade dal tacco dodici e si ribalta a terra con un capitombolo perfetto: piccola storta a destra, tentativo di recupero a sinistra, effetto a recuperare l’equilibrio e volo finale a peso morto con il cu.. per terra.

Il Conte è disposto a giurare d’avere sentito qualcuno dire «Il Signore esiste».

In soccorso della capitana spiaggiata sul pavimento accorrono la consigliera rivale Francesca Calvani ed il presidente d’aula Dino Secondino. Nessuno osa ma molti dei presenti si offrirebbero per massaggiare la parte dolente ed alleviare le sofferenze.

Monticchio, impietosito da tanto impeto, rientra in aula.

 

MARIO LA NOSTRA LUCE

Carlo snellissimo è in splendida forma. Spento un incendio se ne va cercare subito un altro. «E adesso parliamo di elezioni».

Come un novello Cicerone, inizia un’arringa nel foro sindaco, degna delle migliori orazioni cesariane. L’arpinate arringò Pro Marcello. Pro Ligario. Pro Rege Deiotaroio. Carlo snellissimo invece arringa pro Mario.

«Dobbiamo rispettar colui che ci ha accompagnato nella nostra campagna, colui che ci ha guidato verso la vittoria. Dobbiamo rispettare l’artefice del nostro successo, colui che ci ha guidati verso la vittoria» .

I consiglieri guardano sbigottiti. Ma che vuoi dì?

«Se avete velleità di candidarvi, aspettate: perché dobbiamo rispettare Mario e vedere prima cosa sceglie di fare lui»

Rosario Franchitto alza la mano. «Sindaco che intendi? Io ho una casacca: sono di Fratelli d’Italia e se il Partito mi dice di votare Mario io sono contento e lo faccio volentieri. Ma se il Partito mi dà un’indicazione diversa io mi allineo al mio Partito, non sconfesso Fratelli d’Italia».

Il sindaco non ama essere contraddetto: «Vabbè, ne prenderò atto e mi regolerò di conseguenza»

Evvai con l’incendio. «Caro sindaco – si inalbera Franchitto – se mi vuoi cacciare, cacciami adesso, senza che aspettiamo».

La capitana indolenzita interviene subito: «Carlo non voleva dire questo… »

Ma ormai  Rossellissima senza tacco Chiusaroli ha finito l’acqua, l’ago ed il filo. Carlo snellissimo ha finito i fiammiferi. Per oggi può bastare.

E, mi raccomando, non vi fate scappare niente con Alessioporcu.it