D’Alessandro sapeva e non ha avvertito il Consiglio: la vera partita contro Acea

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Il server di posta elettronica certificata del Ministero dell’Interno ha smistato tra le ore 17 e le ore 18 di martedì pomeriggio la mail con cui il prefetto di Frosinone Emilia Zarrilli annunciava al sindaco di Cassino Carlo Maria D’Alessandro che l’indomani mattina il commissario prefettizio Ernesto Raio sarebbe arrivato in municipio per iniziare le operazioni di esproprio degli acquedotti cittadini e consegnarli ad Acea. Alle ore 20 un messaggio di ‘conferma avvenuta lettura‘ risultava avere percorso la strada telematica in senso inverso: la comunicazione del Palazzo di Governo era stata letta.

Alle 20.30 di martedì sera si è riunito nel palazzo municipale di Cassino un consiglio comunale sostanzialmente inutile, durante il quale c’è stato un dibattito che non serviva a niente. Perché Carlo Maria D’Alessandro la sua partita contro Acea l’aveva già intavolata. E’ come una mano di poker secca, le carte sono già date e non c’è modo di pescarne altre: vince chi bluffa meglio e poi cala per ultimo. E’ la sfida che si è innescata martedì sera tra Acea – Prefettura e Comune con in palio gli impianti assegnati al gestore idrico da una sentenza del Consiglio di Stato.

Perché Carlo Maria D’Alessandro non ha comunicato all’aula che l’indomani mattina si sarebbe insediato il commissario Raio avviando le procedure di esproprio?

La risposta è che per il sindaco non si è insediato nessun commissario, nelle ore scorse non è iniziata nessuna procedura. Ed è per questo motivo che: né ha comunicato all’aula l’arrivo della mail, né ha fatto cenno alla presenza del vice prefetto Raio in nessuno dei comunicati stampa inoltrati ieri dal suo staff. Per lui, dal punto di vista formale, Ernesto Raio è andato a Cassino solo per una ‘ricognizione amministrativa’. Cioè è andato a chiedere dei documenti.

Il sindaco Carlo Maria D’Alessandro non è un pazzo che sta negando l’evidenza, non è un passeggero che danza mentre il Titanic affonda: la strategia è sottile. Esaminiamo la partita come se fosse una mano di poker.

Prima carta. Prefettura: comunica l’arrivo del commissario, lo invia, fa partire l’iter chiedendo i documenti. D’Alessandro: Raio non è un commissario ma solo un funzionario prefettizio venuto a chiedere delle carte necessarie per chiedergli in futuro gli acquedotti.

La prefettura sta bene attenta a non compilare un Verbale di Insediamento del Commissario: per la Prefettura non c’è stato alcun insediamento ma l’attività del dottor Raio è iniziata con la sua nomina da parte del prefetto Zarrilli. Se compilasse il Verbale di Insediamento, formerebbe un atto che D’Alessandro potrebbe impugnare di fronte al Tar bloccando la procedura commissariale. Per questo il commissario si limita a stendere un Verbale delle operazioni svolte in giornata.

Seconda carta. Nonostante a Cassino sappiano da tempo che il Consiglio di Stato ha ordinato l’arrivo di un Commissario prefettizio per prendere gli impianti, stranamente non hanno a portata di mano la documentazione necessaria al dottor Raio per procedere. Se gliel’avessero fatta trovare pronta, il commissario avrebbe proceduto seduta stante e chiuso l’intera questione in un’oretta. Ernesto Raio allora concede qualche giorno per preparare le fotocopie e siccome deve smaltire alcune ferie arretrate fissa il prossimo appuntamento al 2 o 3 agosto. A margine del verbale con le operazioni della giornata, gli avvocati del Comune fanno annotare una serie di obiezioni (ma sul punto ci torniamo tra qualche riga).

Terza carta. Al ritorno del dottor Raio il Comune non gli consegnerà alcun documento. Per loro non è un commissario: non c’è un verbale di insediamento ad attestarlo (prima carta) ma è solo un funzionario in missione ricognitiva. Appena proverà a verbalizzare il passaggio di consegne degli acquedotti il Comune calerà l’ultima carta. E’ la comunicazione ufficiale che hanno impugnato la sua nomina, in quanto sta tentando di prendere un bene la cui sottrazione impedirebbe il funzionamento di un’opera compensativa strategica per la città.

Cosa significa? Bisogna tornare alla seconda carta: le annotazioni a margine del verbale. Carlo Maria D’Alessandro ha fatto scrivere sul verbale che tra la documentazione richiesta c’è anche quella relativa ad un impianto di captazione dell’acqua alle sorgenti del Gari; venne realizzato negli anni Novanta per attingere migliaia di ettolitri che ogni giorno vanno ad alimentare l’Acquedotto Campano. Acea ha già messo in chiaro che subentra al Comune in quegli accordi per la fornitura alla Campania. Ma è proprio qui che scatta la mossa con cui chiudere la partita: all’epoca, in cambio di quella fornitura, Cassino pretese ed ottenne che il gestore di Acqua Campania gli realizzasse alcune opere compensative, tra cui la sistemazione delle sorgenti, alcune bonifiche e soprattutto il pompaggio di 200 litri/secondo di acqua clorata all’interno della sua rete idrica con cui rifornisce in proprio tutto il centro cittadino. Se il dottor Raio prende quell’impianto, blocca i 200 litri/secondo di opera compensativa. E lui non è stato nominato con quel compito, non è legittimato a toccarle. Lui – sostiene il Comune – è legittimato a prendere solo le opere idrauliche realizzate da Cassino e che Acea pagherà versando alle casse comunali dei canoni chiamati ‘oneri concessori’ (relativamente a quelli sui quali il comune sta pagando i mutui). Ma nel mandato non si fa alcun accenno alle opere compensative.

Il caso verrà segnalato al Consiglio di Stato. Che non smentirà se stesso ma confermerà l’incarico al dottor Raio. Qui si arriva alla parola fine: il Comune impugna l’atto alla Corte di Cassazione. E lì si gioca la sua nuova partita.

Ecco perché il sindaco non ha detto nulla al Consiglio. Ecco perché ha negato fino a sera che fosse arrivato il Commissario. Ecco perché ha smentito che il dottor Raio si fosse insediato.

Ma siamo solo alla prima mano.