Daniela Bianchi: “Indipendente per poter costruire a sinistra”

Alla fine l’annuncio è arrivato. Daniela Bianchi conferma le indiscrezioni (leggi qui il precedente) e ufficializza: «Ho deciso di lasciare una casa per entrare in un’altra: ho lasciato il gruppo regionale del Pd e mi sono iscritta, come indipendente, in quello di Sel». L’annuncio è arrivato ieri sera nella Saletta delle Arti a Frosinone nel corso di un dibattito.

Perché Sel? La risposta data sul palco è quella riportata da Ciociaria Editoriale Oggi

«Perché ha avviato un processo di trasformazione nel quale vedo una certa forza nel campo della proposta. I miei detrattori non perdono occasione per ricordarmi di essere stata eletta nel listino di Zingaretti: una scelta fatta perché in quel listino l’attuale presidente aveva inserito persone provenienti dalla società civile. Per rompere certi schemi. Credo che il punto di svolta ci sia stato nel 2013, quando Matteo Renzi disse che la sua “mission” era l’innovazione del Paese. Non del partito, del Paese. Ecco, io credo che invece ci sia bisogno che i Partiti ricomincino a discutere e a riprogrammare il futuro in Italia. Con entusiasmo e con libertà».

Il fatto è che Sel in questo momento è la punta avanzata di un cantiere politico. E’ il fronte avanzato nel tentativo di riaggregare le schegge della diaspora innescata da Matteo Renzi nel Pd. E infatti, nella Saletta delle Arti ad Ascoltare Daniela Bianchi ci sono, tra gli altri Armando Mirabella (Possibile – Civati), Gianni Nichilò (Fassina), Alessandro Martini (Renzi ma prima Leopolda), Vincenzo Iacovissi (segretario Psi Frosinone), Filippo Calcagni (Pd).

E Nicola Zingaretti? Sarà lui il leader della nuova formazione se dovesse riuscire il progetto di riaggregare la Sinistra a sinistra del Pd? “Il tema – schiva la domanda Daniela Bianchi – non è il leader, quello verrà dopo: se anteponessimo il problema del leader commetteremmo lo stesso errore compiuto dal Pd».

Per tutta la sera, analizza la situazione politica ed amministrativa, propone, coinvolge, suggerisce e corregge, qualche volta puntualizza, fa dei distinguo ma sta attenta a non affondare mai il colpo contro il Partito nel quale è stata fino al mattino. Ha un’esitazione soltanto quando le viene domandato: Ma nel Pd la capivano quando sollevava questi temi? Lei risponde «Non c’è mai stata occasione per sollevarli».

A fine agosto aveva sollevato la questione, evidenziato un malessere politico; nel Pd nessuno ha raccolto quei segnali. Anzi: tutti hanno aspettato che maturassero. Non le viene il dubbio che abbiano fatto di tutto, sperando che se ne andasse via dal Pd il prima possibile? A schivare le domande e deviare l’attenzione, Daniela Bianchi è abile come i vecchi maestri del Pci.

Il Pd ha perso un altro po’ della sua coscienza.

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