Sono Danilo, vengo da lontano. E vorrei continuare

Danilo Magliocchetti di fronte al bivio di Forza Italia. Il Partito che esiste solo intorno al totem del suo fondatore. E che ora deve pensare a sfide dalle quali può dipendere la sua sopravvivenza

Danilo Magliocchetti è capogruppo di Forza Italia in Provincia e nel Comune di Frosinone. Ha iniziato la militanza dal basso: un giorno si presentò al coordinamento provinciale del Partito e disse ad Antonello Iannarilli: «Io vorrei fare qualcosa». Lo misero ad attaccare i manifesti e poi a portare la macchina. Accompagnando il leader su tutte le piazze, affinò l’arte della politica. Fino al giorno in cui Iannarilli gli disse: «Mò tocca a tì, che uò fà, ti candidi?». Oggi fedelissimo di Mario Abbruzzese è tra i pochi che sanno stare al proprio posto ed aspettare il proprio turno. Ed è tra i rari che già quando tutto andava bene diceva invece che bisognava pensare a costruire le radici per il futuro. Che puntualmente è arrivato. Ma le radici non ci sono e ora Forza Italia rischia di essere spazzata via dalla Lega.

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Alessioporcu.it – Quale futuro per Forza Italia con i sondaggi che circolano?

Danilo Magliocchetti – Ancora un futuro certo. Nel senso che Forza Italia sta cominciando a metabolizzare, forse anche con un po di ritardo, che dopo il 4 marzo scorso è cambiato un mondo. E che c’è la assoluta necessità di rigenerarsi, nelle idee, negli uomini, nella comunicazione e nei progetti. Ed in questo senso si sta muovendo con grande capacità e determinazione il presidente Antonio Tajani. È chiaro che la nostra capacità di appeal è stata parecchio ridimensionata nell’ultimo periodo, ma sono anche convinto che esiste ancora in Italia un elettorato moderato di centrodestra. Un elettorato che, comunque, non ama il populismo fine a se stesso, e che vede in Forza Italia un riferimento imprescindibile. Per cui un futuro di prospettiva positiva, nonostante i sondaggi.


Ma esiste ancora una coalizione di centrodestra? La sensazione è che Matteo Salvini non intenda affatto tornare con Berlusconi. Magari punta ai vostri elettori.

Io dico che esiste, fino a quando non ne viene certificata la fine, a cominciare dai territori. In molte Regioni, penso alla Lombardia e al Veneto ad esempio, l’alleanza è quantomai forte e solida e sta producendo ottimi risultati amministrativi. Anche al Comune di Frosinone l’alleanza con la Lega è assolutamente viva. Per cui, non vedo problemi di tenuta ed anche il presidente Silvio Berlusconi ha più volte ribadito che l’unica alternativa a questo governo è solo quella di un’alleanza di centrodestra, appunto con la Lega e Fratelli d’Italia. 


Nicola Ottaviani soffre a stare in un Partito nel quale non ci sono ascensori: cioè dove viene premiato il consenso ottenuto sul territorio attraverso il buongoverno, dove si valorizza chi ha la capacità di elaborare idee nuove, dove c’è il ricambio in base al merito. Ogni anno dite che cambierete: poi all’Ergife vi presentate con il vostro responsabile social che sfoggia una giacca a doppiopetto anni Novanta…

Tranne per la giacca a doppiopetto, non mi sembra che dalle altre parti stiano molto meglio però.


Non pensa che sia stato un “suicidio” non puntare maggiormente su candidature locali in provincia di Frosinone alle politiche del 4 marzo? Soprattutto nel proporzionale?

Guardi se c’è una cosa che vado sostenendo da tempi non sospetti, è che se Forza Italia si trova in queste condizioni di scarso appeal, è dovuto anche al fatto che i territori, ergo gli amministratori locali del Partito, quelli che hanno il consenso tanto per essere chiari, non vengono tenuti, quasi mai, in considerazione per cariche elettive di rilievo nazionale, a tutto vantaggio di qualche illustre sconosciuto, senza voti, che però può vantare altro genere di “entrature” nel partito.

E questo non va bene e soprattutto non consente la crescita ne del territorio, ne del partito sul territorio. La risposta è, certo che bisognava puntare di più su candidature locali, ma evidentemente non abbiamo avuto la necessaria determinazione, o forse la possibilità per farlo.


Si ricandiderà come consigliere provinciale?

Non ho ancora deciso, sono molto impegnato con il mio lavoro in Regione e potrebbe essere difficile conciliare entrambe le cose, in termini di disponibilità e di tempo. Ne parlerò, come sempre, con il mio Partito, con il mio sindaco. In ogni caso, non soffro fortunatamente di candidite. Posso anche fare altro in futuro.


Si apre la stagione congressuale in provincia. Con quali prospettive?

Di grande fiducia e rinnovamento della classe dirigente, c’è bisogno di entusiasmo, idee nuove ed anche una buona dose di disponibilità e sacrificio. Lo dice uno che milita in questo partito dal 1994.


Lega e Fratelli d’Italia da mesi non fermano la campagna acquisti nei vostri confronti. Non pensa che questo fatto mini l’alleanza sul nascere?

Io francamente questi esodi di amministratori di Forza Italia che sono passato con Lega o FdI non li ho proprio visti, almeno a Frosinone.  Sicuramente c’è stato qualche passaggio, ma che definirei fisiologico, viste le dinamiche nazionali. E poi, si compra se c’è chi si mette sul mercato…


Per la candidatura del dopo Ottaviani a Frosinone saranno obbligatorie le Primarie oppure si ritorna ai tavoli politici?

Da nessuna parte sta scritto che le primarie sono obbligatorie. Possono certamente aiutare a trovare una sintesi in presenza di una pluralità di legittime aspirazioni. La soluzione politica è altrettanto valida perché consente di analizzare le eventuali candidature sotto tanti aspetti, comunque importanti. Quello che invece non mi piace proprio, è che si possa calare una decisione dall’alto, non determinata da gente di Frosinone.


Dica la verità: la tentazione di un Partito con Renzi c’è?

Per quanto mi riguarda no, anche se Lei Direttore qualche giorno fa ha provato a fare l’ennesimo scoop sul Suo seguitissimo blog. L’unica tentazione che ho, è quella di continuare a fare politica, sempre con grande onestà, coerenza, passione ed impegno, come ho fatto in tutti questi anni.


Se Zingaretti diventa segretario del Pd si torna alle urne alla Regione? E lei sarebbe della partita?

Zingaretti è un politico certamente capace e lungimirante. Se diventa Segretario del PD non credo si dimetterà da Presidente della Regione, a meno che non sia espressamente previsto dallo Statuto del PD, sul quale non sono ovviamente ferrato. Dimettersi per fare cosa? Candidarsi al Parlamento europeo, perché questa è la scadenza elettorale più immediata. Altra cosa è invece se di dovesse rivotare, a breve, per il Parlamento italiano ed in quel caso le sue dimissioni sarebbero, a mio avviso, più che probabili. Per cui, per rispondere alla sua seconda domanda, è un problema che, per il momento, non mi pongo.


Ma Ciacciarelli poteva tornare dalla Scozia per votare la mozione di sfiducia contro Zingaretti?

Guardi su questa storia è stato fatto, per citare William Shakespeare, molto rumore per nulla. In primo luogo, il voto di Ciacciarelli non sarebbe stato in alcun modo determinante ai fini dell’approvazione della mozione di sfiducia. In secondo luogo, so con assoluta, documentabile e non contestabile certezza, che questo viaggio in Scozia è stato programmato da più di un mese con le Autorità locali, con le quali Ciacciarelli ha avuto numerosi incontri di carattere istituzionale e anche questi tutti documentati. Per cui di che cosa stiamo parlando? (leggi qui Salvini non si è mosso per far cadere Zingaretti)


Alla Regione no, al Parlamento ‘non dipende da me’: allora si candiderà a sindaco.

Mancano ancora 3 anni e mezzo ed in politica sono un tempo siderale. In ogni caso, qualsiasi decisione la prenderò, in primo luogo con la mia famiglia e poi con tutti i miei amici ed elettori che da 15 anni con il loro contributo mi consentono di essere ininterrottamente in Consiglio Comunale. Quello che non accetterò assolutamente, è che qualcuno mi “suggerisca disinteressatamente” cosa devo fare. In quel caso farei esattamente il contrario.