A chi conviene De Angelis super presidente delle aree industriali

Foto: copyright L'Inchiesta Quotidiano, per gentile concessione

La fusione dei consorzi industriali del Lazio la creazione di una super presidenza ha diverse chiavi di lettura. Da quella politica al baratto affaristico. C'è anche una chiave egoistica: meglio Francesco De Angelis di chiunque altro. Ecco perché

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Le chiavi di lettura possono essere due. La prima è quella politica. La seconda è quella del patteggiamento affaristico. Nel caso della fusione dei consorzi industriali del Lazio in discussione mercoledì in Regione sono valide entrambe.

 

La chiave politica

La decisione di fondere in un unico ente regionale con competenza su tutte le aree industriali del Lazio era nell’aria da tre anni. Nicola Zingaretti non ha deciso ieri mattina di farlo ma lo ha inserito nella sua visione del Lazio già all’inizio della sua prima legislatura.

Estinguere il consorzio industriale Asi di Frosinone, il Consorzio per lo Sviluppo del Lazio Meridionale di Cassino, il Consorzio Industriale di Roma e Latina, il Consorzio per lo Sviluppo Industriale del Sud Pontino di Gaeta, il Consorzio di Rieti, sostituirli con un super consorzio regionale risponde ad una logica di razionalizzazione e risparmio. La stessa che lo scorso anno ha portato a fondere i vari Consorzi di Bonifica.

Accade ora semplicemente perché ci sono i presupposti per portare a casa la fusione. Lo scorso Consiglio Regionale ha imposto correzioni di rotta su più di una prospettiva del Governatore. Oggi invece c’è un consiglio più politicizzato. Che insieme ad un congresso all’orizzonte hanno consentito a Nicola Zingaretti di forzare la mano.

 

La chiave Politico Affaristica

L’altra chiave di lettura è quella del patteggiamento affaristico, del baratto che è parte della politica fin dai tempi di Adamo ed Eva.

Nessuno potrà mai certificare che la fusione dei Consorzi Industriali sia stata una mossa con la quale creare una super presidenza nella quale sistemare Francesco De Angelis. Indurlo a tornare sulle antiche posizioni pro Zingaretti, abbandonare le file renziane di Orfini dalle quali ha ottenuto nulla in questi anni portando invece come dote le sue ricche preferenze.

Ma questo territorio è stato frequentato abbastanza da Giulio Andreotti per poter dire che “A pensare male si fa peccato, ma ci si indovina”.

 

La chiave di sintesi

C’è una chiave di sintesi. Un po’ meno semplicistica.

Francesco De Angelis ha dimostrato ancora una volta la sua abilità strategica in politica. Ha condotto il gioco dove voleva. Imponendolo ai giocatori seduti intorno al tavolo regionale che mai come in questo momento ha un peso nazionale: Nicola Zingaretti, Bruno Astorre, Claudio Mancini…

Semmai ce ne fosse bisogno ha dimostrato di essere uno dei pochissimi in provincia di Frosinone ancora capaci di costruire potere. Poi, la capacità di organizzarlo e renderlo efficace è cosa diversa (leggi qui E De Angelis scoprì che non si può vendere il ghiaccio agli esquimesi)

In questa fase, in questo periodo storico della nostra politica, una figura come quella di De Angelis deve essere salvaguardata come il panda nella riserva. Perché a lui si deve l’intuizione del Polo Logistico rivelatasi poi utilissima per salvare lo stabilimento Fiat di Cassino n un altro momento chiave; a lui si deve l’intuizione della società consortile che ha evitato il default del Cosilam; a lui si deve buona part dell’architettura che tiene in piedi gli accordi di molti governi.

In maniera del tutto egoista: se deve andarci qualcuno su quella poltrona è meglio Francesco De Angelis di chiunque altro. Perché ne ha la capacità politica. E non è il tipo che dorme sulle poltrone.

 

Il dubbio prospettico

Il dubbio di prospettiva semmai è un altro. Cosa accadrà quando alla Super Presidenza andrà un altro? Quali rischi ci sono per i territori?

È legittimo il dubbio del presidente di ConfimpreseItalia Guido D’Amico quando fa notare il rischio di cedere a Roma il dialogo con lo stabilimento Fca di Cassino. «I rapporti con la Fca rappresentano il vero valore aggiunto della nostra Terra. Un rapporto costruito nel tempo e con tanti sacrifici che adesso passerà nelle mani altrui».

Si tratta di dinamiche valide anche per tutti gli altri territori. Come fa notare Andrea Ferroni, presidente dell’Area Industriale di Rieti che attraverso la sua progettualità ha saputo attirare Amazon sul proprio territorio.

La soluzione può essere il modello Unindustria: una presidenza centrale di indirizzo politico e di rappresentanza, sui territori vice presidenti esecutivi con pieni poteri. Chi oggi può mettere in discussione che Giovanni Turriziani sia il vero presidente di Unindustria Frosinone, anche se formalmente l’unico presidente è Filippo Tortoriello?

Se sarà questa la soluzione allora c’è la possibilità di arrivare a dama. E di ottenere un ruolo regionale utilissimo per il territorio, paragonabile quasi ad un assessorato. Anche se il percorso è disseminato di mine antiuomo e cecchini. Tutti con un solo bersaglio: Francesco De Angelis.