Democrat, appunti per il congresso autunnale

In provincia di Frosinone l’appuntamento non appare rinviabile: il partito vince alle comunali e negli enti intermedi. Ma c’è pure l’exploit alle regionali. L’intoppo c’è alle politiche e alle europee, dove è fondamentale ottenere candidature eleggibili per esponenti del territorio.

I dati di fatto sono tali. Il Partito Democratico in provincia di Frosinone ha vinto le ultime comunali, esprimendo sostanzialmente 31 sindaci di riferimento su 39, tionfando in città grandi come Veroli (Simone Cretaro) e Cassino (Enzo Salera). Alle assemblee dei sindaci (sull’acqua e sui rifiuti) i Democrat riescono comunque a reggere bene.

Il problema continua a proporsi quando il voto è di opinione, cioè alle Politiche e alle Europee. Lo scorso anno sappiamo come è andata anche in Ciociaria, quest’anno alle Europee si è ripetuta la stessa cosa.

Ma il 4 marzo 2018, contemporaneamente al crollo alla Camera e al Senato, alle regionali Mauro Buschini e Sara Battisti riuscivano ad ottenere un risultato storico, con una doppia elezione a suon di preferenze scritte sulla scheda. Merito di Francesco De Angelis, leader di Pensare Democratico.

Il congresso provinciale non si celebrerà prima di un periodo compreso tra ottobre e dicembre, ma il Pd sta riflettendo sui vari risultati per cercare di arrivare ad una piattaforma che ponga le basi per il rilancio. Domenico Alfieri è segretario dal gennaio 2018, quando cioè Simone Costanzo si dimise per candidarsi alle Regionali. Un passaggio congressuale sarebbe opportuno, ma adesso non c’è alternativa ad aspettare l’autunno.

Ma c’è un punto sul quale i leader Dem stanno focalizzando l’attenzione: le candidature in posizioni eleggibili anche alla Camera, al Senato e alle Europee. Perché quando questo è successo, le vittorie sono arrivate.

Nel 2013 diventarono senatori Francesco Scalia e Maria Spilabotte, poi si aggiunse anche il deputato Nazzareno Pilozzi, che alla Camera era entrato con la lista Sinistra e Libertà. E Francesco De Angelis nel 2009 aveva centrato l’elezione a parlamentare europeo a suon di voti, sfiorando la conferma nel 2014. Poi però è successo che i tre parlamentari uscenti non hanno avuto candidature eleggibili, peraltro nemmeno sul territorio, e alle Europee nessun esponente di questo territorio è stato tenuto in considerazione.

Certamente il Pd dovrà rimettersi in moto sul territorio a fianco dei lavoratori e delle fasce deboli della popolazione, ma sul piano strettamente politico la necessità di avere candidature eleggibili è fondamentale. Serve il “peso” del territorio.

Ma occorre un congresso che legittimi una classe dirigente che abbia come imperativo categorico quello di dedicarsi a tempo pieno alla guida e alla rappresentanza politica del partito nei tavoli che contano.

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