Democrat, tutti i “tormenti” di Nicola Zingaretti

E’ l’unico candidato alla segreteria e in ogni caso (perfino in una ipotesi di sconfitta) è destinato a “prendersi” il partito. Ma per una mission del genere può rimanere a fare il presidente di una sola Regione o cercherà una dimensione diversa, magari candidandosi alle prossime europee? Riaprendo i giochi nel Lazio

C’è solo Nicola Zingaretti in corsa per la segreteria regionale del Partito Democratico. La cena saltata tra Carlo Calenda, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni e Marco Minniti è l’ulteriore dimostrazione della difficoltà della classe dirigente renziana di proporre un’alternativa. E se a questo aggiungiamo che Matteo Orfini ha chiesto lo scioglimento del Partito per rifondarne uno nuovo, allora si capisce bene in quale condizione assurda si trova quello che dovrebbe essere il principale partito di opposizione.

 

Orfini è il presidente dei Democrat: è come se ammettesse il fallimento di un intero pezzo di classe dirigente del Pd. In effetti è così. Per Zingaretti si profilano comunque degli scenari importanti: in caso di vittoria può imprimere subito la sua svolta al Partito, in caso di sconfitta potrebbe fare come Matteo Renzi quando perse la prima volta con Pierluigi Bersani: attendere il suo turno a breve termine e programmare la rifondazione.

 

Ma la domanda che tutti si stanno ponendo in questo momento è una sola: nell’uno e nell’altro caso Zingaretti potrebbe rimanere a fare il presidente della Regione Lazio? Per due motivi. Intanto per una dimensione regionale che poco si concilia con un ruolo che ha valenza e respiro nazionali. Ma poi è evidente che il Governatore dovrebbe girare l’Italia in lungo e in largo continuamente per provare a rimettere in piedi un soggetto politico agonizzante.

E allora c’è chi profila una sua possibile candidatura alle europee, carica che meglio si adatta all’eventuale ruolo di segretario nazionale. Come ha fatto per anni Matteo Salvini.

 

Il fatto è che se il percorso è questo dovrebbe dimettersi da presidente della Regione per via dell’incompatibilità. E dovrebbe farlo entro la fine dell’anno, aprendo uno scenario importante all’ente della Pisana. Non soltanto per via della prossima candidatura alla presidenza, ma anche per quanto riguarda il consiglio regionale.

Perché nel Lazio si è votato il 4 marzo, con un risultato in controtendenza nazionale, quello che poi ha definitivamente lanciato Zingaretti verso la scalata alla segreteria nazionale.

Non sarà semplice scegliere qualora il problema dovesse essere posto.

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