Di Battista picchia duro, M5s verso la scissione?

FOTO © SAVERIO DE GIGLIO / IMAGOECONOMICA

Attacco durissimo al cuore della catena di comando dei pentastellati. Scontro inevitabile con Luigi Di Maio e Roberto Fico. A questo punto il nodo è uno soltanto: l’alleanza con il Pd. Sì o No? Come un referendum.

Ancora presto per dire se stavolta nel Movimento Cinque Stelle ci sarà una resa dei conti vera, ma certo le parole di Alessandro Di Battista non possono essere ignorate. Di Battista ha parlato della “più grande sconfitta della storia del M5s”.

Dicendo: “Se c’è una cosa sgradevole nelle elezioni è che poi sembra che abbiano vinto tutti. Così evidentemente non è e bisogna affrontare la realtà con onestà e lucidità”. Di Battista ha contestato chi parla oggi – davanti a questa “debacle” – di alleanze: “Non è questo il tema – ha ammonito- il tema è l’innegabile crisi identitaria del M5s e di quel sogno cui hanno creduto in tanti ma in cui oggi non credono più facendo così mancare le ragione per votare i 5 Stelle, indebolendoci e facendo sì che con queste percentuali, tra due anni e mezzo sarà più facile la restaurazione”. 

ALESSANDRO DI BATTISTA, SULLO SFONDO LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO

Ha continuato: “Bene il 70% dei sì al referendum, successo di Fraccaro e del gruppo parlamentare dei 5 Stelle oltre che del Movimento al governo. Tuttavia quel 70% non può essere considerato solo un successo dei 5 Stelle. Bisogna essere cauti altrimenti rischiamo di commettere un errore. Il risultato bellissimo viene dal sì di tante persone che magari non apprezzano il Movimento, che lo detestano mossi al voto favorevole dalla voglia di giustizia sociale, di risparmio o di riforme come quella elettorale. Ma questo eccesso di esultanza è fuorviante e non giusta”. (Leggi qui I protagonisti del giorno. Top e Flop del 23 settembre 2020).

Attacco al cuore M5s?

E’ un attacco al cuore dell’attuale leadership del Movimento, quella di Luigi Di Maio ma anche di Roberto Fico. Entrambi hanno parlato della necessità di Stati Generali permanenti. Ma serviranno davvero gli Stati Generali permanenti?

La vera questione è una sola: se e come perseguire l’obiettivo dell’alleanza stabile con il Partito Democratico, ad ogni livello. Se e come concordare strategie unitarie su temi economici, finanziari, sociali. Altrimenti perfino la forte tenuta del Pd in queste regionali non basterà.

Il centrodestra rimane molto forte. Alle prese magari con una questione di leadership, ma forte. Alessandro Di Battista non è per un’alleanza con il Pd. E non è solo. Con lui c’è, per esempio, Beatrice Lezzi. Ma ci sono pure altri. Il Movimento in realtà sembra avviato verso una scissione.

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