Di Maio attacca Renzi, M5S non impara la lezione

Neppure davanti a vicende come l’Ilva di Taranto e l’alluvione a Venezia le forze politiche della coalizione giallorossa trovano la forza per parlare con una voce sola. A prevalere sono sempre le posizioni dei singoli Partiti. Ma così l’esecutivo Conte bis è ancora più fragile.

Il sospetto lanciato da Luigi Di Maio, capo politico del Movimento Cinque Stelle, è pesante. Ha spiegato l’altro giorno al Corriere della Sera: “Non so perché ma si è cominciato a parlare di scissione del Movimento subito dopo la scissione del Pd”. Chiara l’allusione al fatto che Matteo Renzi  starebbe pensando di fare campagna acquisti nel Movimento, sia come parlamentari che come elettori.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio

Luigi Di Maio poi ha aggiunto: “Il governo non può andare avanti se tutte le forze politiche concordano una cosa e poi in Parlamento se ne fa un’altra. Abbiamo previsto il carcere per i grandi evasori e allora perché Italia Viva ora presenta un emendamento per abolire questa misura?”. Fin qui Di Maio.

A Torino invece Matteo Renzi ha lanciato un piano economico per far ripartire l’Italia, parlando di grandi opere da sbloccare già pronte e finanziabili con 120 miliardi di euro. Spiegando che a gennaio Italia Viva presenterà un emendamento per chiedere al presidente del consiglio Giuseppe Conte di far proprio questo programma. A gennaio però si voterà pure per le regionali dell’Emilia Romagna e quindi tutte le attenzioni saranno rivolte lì.

Nel frattempo Nicola Zingaretti a Bologna inizia a cambiare il Partito Democratico, continuando a ripetere che il governo non potrà andare avanti se ognuno continuerà a tirare l’acqua al proprio mulino. E ha ragione. Ma le forze della coalizione giallorossa non sanno cogliere neppure le occasioni gravi che imporrebbero di stoppare le polemiche a distanza e di parlare al Paese con una sola voce.

Nicola Zingaretti

Eppure in pochi giorni sono esplose due emergenze. La prima è quella dell’Ilva, che rischia seriamente di mettere in ginocchio l’economia nazionale. La seconda è l’alluvione a Venezia, che ha piegato la città lagunare mettendo in evidenzia drammaticamente il nulla cosmico di più di 40 anni di governi italiani. Ma le forze politiche non si sono soffermate neppure un attimo per cercare di legare le due vicende, gli altiforni di Taranto e l’acqua alta di Venezia. Sarebbe stata un’ottima occasione per mettere davanti alle polemiche di Partito il senso dello Stato.

Ma si è rivelata un’occasione persa.