Di Maio-Bonafede, Zingaretti e Renzi: la via stretta per non perdere la faccia

Foto © Imagoeconomica / Sara Minelli

Dopo le parole del Capo dello Stato e l’appello dei Cinque Stelle sulla riforma della prescrizione tutti si giocano tutto, soprattutto la credibilità. E nel Partito Democratico c’è chi comincia ad essere stufo dei richiami al senso di responsabilità.

Qualcuno rischia di perdere la faccia, è inevitabile. Sulla riforma della prescrizione, che poi avrà effetti inevitabili sulla maggioranza giallorossa e sulla tenuta del Governo. Il Movimento Cinque Stelle si è affidato alle parole di Roberta Lombardi, capogruppo della Regione Lazio. La quale ha detto chiaramente che sul punto della prescrizione i pentastellati non possono tornare indietro. Perfino gli spazi per una mediazione adesso sono molto ridotti.

Roberta Lombardi

L’unica via per non perdere la faccia passa lungo il percorso tracciato dalla capogruppo M5S in Regione Lazio nella lettera aperta inviata su Repubblica a Nicola Zingaretti ed al popolo del Pd. Nessun ultimatum. Roberta Lombardi chiede di “trovare una convergenza che porti a due risultati fondamentali per la credibilità politica ed etica di noi tutti. È innegabile che sul tema della prescrizione ci sia un terreno di confine molto vicino: quello che venne ipotizzano anni addietro dall’attualità vice segretario Dem Andrea Orlando quando era ministro della Giustizia. È per questo che Roberta Lombardi dice che bisogna “trovare un punto di caduta (come ad esempio il cosiddetto ‘lodo Conte’. Oppure altri tentativi di convergenza) che non snaturi la norma 5stelle.

Quindi a questo punto non esiste una terza via: o ci si mette al lavoro per individuare quel ‘punto di caduta‘ per la riforma della prescrizione, oppure si va allo scontro. In questo secondo caso la scelta è tra andare a casa e far cadere il Governo oppure quella di rimanere comunque. Perdendoci la faccia.

Una strada che è resa molto sottile dalle premesse. Il M5S non voleva il governo con il Pd. Ed il Partito Democratico di Nicola Zingaretti non voleva, ricordiamolo bene, il Governo giallorosso. Non voleva neppure Giuseppe Conte premier. Lo convinse la moral suasion del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nei momenti decisivi fa sempre affidamento sul senso di responsabilità del Partito Democratico.

Matteo Renzi © Imagoeconomica / Carlo Lannutti

Ma stavolta i Dem non possono assumere decisioni a cuor leggero. Un cedimento anziché un ‘punto di caduta‘ che salvaguardi‘ la credibilità politica ed etica di noi tutti’ potrebbe avere effetti negativi sull’elettorato ma pure all’interno del Partito Democratico. La riforma della prescrizione avrebbe effetti rilevanti sui principi del nostro ordinamento giuridico e scoprirebbe un fianco sensibile, nel quale è pronto ad entrare Matteo Renzi. Che ha la posizione di chiusura più netta. Il raggiungimento del ‘punto di caduta‘ della soluzione equilibrata che sia efficace e non pasticciata, metterebbe nuovamente all’angolo l’uomo di Rignano sull’Arno.

La lettera di Roberta Lombardi affida una missione delicatissima a Zingaretti. Che dopo la vittoria in Emilia Romagna, non può presentarsi alla direzione del suo Partito e dire semplicemente che sulla riforma della prescrizione si sostiene la bozza dei Cinque Stelle. Si proverà a ragionare su una sintesi differente, ma non sarà semplice. E neppure scontato.

Infine Matteo Renzi. Italia Viva è stata netta nel suo “non” senza “se” e senza “ma” alla riforma della prescrizione. Vedremo cosa succederà in consiglio dei ministri e poi in Parlamento, ma Renzi non ha alternative: o vota no oppure perde la faccia.

Nicola Zingaretti

I sondaggi non entusiasmano il leader di Italia Viva, ma su un punto del genere si gioca davvero tutto. Non può tornare indietro. A fine maggio sono in programma elezioni regionali importantissime in Toscana, Marche, Campania, Puglia, Veneto e Liguria. Un test politico di altissimo livello. Se Zingaretti e Lombardi trovano la sintesi, il punto di equilibrio, per lui è un problema.

Prima, il 29 marzo, ci sarà, il  referendum sul taglio dei parlamentari. Intanto si ragiona sul nuovo sistema elettorale. Ma è tutto legato all’esito della riforma della prescrizione. Mattarella ha detto che se ci sarà crisi di Governo si andrà alle urne. Cinque Stelle, Zingaretti e Renzi riflettono. Ma e uno dei tre, nel caso decidesse di andare avanti comunque, perderebbe la faccia.

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