Di Stefano: “Io profeta in patria, vi racconto la favola del Sora dei record”

L’attaccante, figlio d’arte, svela i segreti della squadra di Ciardi che sta dominando l’Eccellenza. Il bomber è legatissimo al club della sua città ed è voluto tornare dopo alcune stagioni in altre società. “Sento tanta responsabilità, il mio obiettivo è conquistare la promozione in Serie D”, ha detto Federico

Emiliano Papillo

Ipsa sua melior fama

La maglia bianconera come una seconda pelle. E non è il solito luogo comune. L’orgoglio di un figlio di questa terra che domenica dopo domenica, primato su primato sta coronando il sogno di conquistare la promozione in Serie D con la squadra della sua città. L’attaccante Federico Di Stefano è uno dei 3 profeti in patria (gli altri sono il portiere Simoncelli ed il baby Paolucci) del Sora dei primati che sta dominando il girone B di Eccellenza. Domenica sul campo del Fonte Meravigliosa la capolista ha voluto esagerare: 8 reti con 7 giocatori diversi, miglior attacco del torneo con 45 gol (3,46 di media a partita).

Di Stefano è il personaggio giusto per raccontare la favola di una squadra che ha vinto 12 partite su 13, conquistando 36 punti (+11 sulla seconda, il Gaeta) ed inanellando 16 risultati utili consecutivi compresa la Coppa Italia (1 sola sconfitta in gare ufficiali ad Itri alla prima di campionato).

Figlio d’arte, innamorato del Sora

Federico Di Stefano in progressione

Classe 1991, Federico Di Stefano è un attaccante come il papà Pasqualino. Ha il club bianconero nel cuore. Un tifoso in campo praticamente. “Ho iniziato a giocare nel Sora a soli 6 anni – ha spiegato Di Stefano – Dopo la trafila nelle giovanili ho esordito in prima squadra a 17 anni. Poi sono andato a giocare in altre città come Formia e Gaeta. Ma il richiamo di Sora e dei suoi magnifici tifosi è stato più forte e sono tornato a vestire il bianconero”.  

Un vero profeta in patria. “Il momento più bello della mia carriera è stato sicuramente quando ho esordito in prima squadra con il Sora – ha rivelato Di StefanoEra il mio sogno fin da bambino. La delusione più grande sempre a Sora con la sconfitta nei playoff ai calci di rigore”.

Il paragone con il papà Pasqualino, attaccante di grande qualità negli anni 80-90 (ha militato nella Sampdoria oltre che al Sora, Cassino, Ferentino, Isola del Liri, Isernia e Real Piedimonte), lo lusinga. “Di mio padre ne sento parlare bene ovunque sia per il calciatore che è stato, ma soprattutto per l’aspetto umano – ha osservato FedericoToccare i suoi livelli mi resta veramente difficile. Non sono riuscito ad arrivare al professionismo ed a mio parere sono stati tanti gli aspetto che mi sono mancati”.

Orgoglio e responsabilità

Alessio Ciardi, tecnico del Sora

Di Stefano è legatissimo alla squadra bianconera ma sa benissimo che da sorano doc ha maggiori responsabilità nei confronti della tifoseria e della città. “Vestire la maglia del Sora per me è un grande onore ed un motivo di orgoglio – ha aggiunto il bomber – Ma nello stesso tempo sento una grande responsabilità. Ad oggi stiamo dimostrando di essere una squadra da record, ma sappiamo che dobbiamo rimanere con i piedi per terra e continuare con umiltà su questa strada”.

L’attaccante svela i segreti dell’exploit bianconero. “Sono sicuramente tutti nel gruppo che si sta dimostrando forte ed unito – ha continuato – Anche chi gioca meno quando entra fa la sua parte e questo è veramente meraviglioso. Avere come compagni di squadra giocatori che hanno vinto in categorie importanti come Costantini e Corsetti può essere solo da stimolo per tutti noi”.

Obiettivo-promozione

Il ritorno in Serie D è l’obiettivo ed il sogno di Di Stefano. Un pensiero fisso. E per un sorano varrebbe doppio. Un risultato straordinario. “Il mio obiettivo è soltanto quello di vincere con questa maglia che amo tantissimo” ha chiosato Federico.

Al futuro non voglio pensare, sono troppo concentrato sul Sora che merita di tornare nelle categorie che le competono. Negli anni passati il presidente Palma ha costruito sempre squadre per il salto di categoria, ci è mancato un pizzico di fortuna e di organizzazione iniziale, Quella di quest’anno è nel complesso la squadra più forte degli ultimi anni”.

La maglia bianconera come una seconda pelle.