Quella pallina in più che può portarti via i sogni a 28 anni (di A. Tagliaferri)

Il diario di Ada Tagliaferri. Ancora nel reparto Chemio. Raccontare tutto o mentire. Soprattutto quando la malattia rischia di renderti sterile. E stai per sposarti

Ada Tagliaferri

Infermiera mancata con la vocazione per la pulizia, di ospedali e di anime. Un viaggio all'alba e al tramonto tra corsie e barelle

Una palla in più sotto l’albero, a volte anche qualcosa in più può togliere tanto.

Non sono partita, nè mi sono licenziata, semplicemente a volte anche le turnazioni sono avare e quando si avvicina il Natale è bello avere qualche soldo in meno! Sono stanca e arrabbiata con questo sistema che non va, che invece di aiutare penalizza, un Pubblico che non paga le aziende che erogano servizi e così a rimetterci, ancora una volta, sono i poveracci.

Con questo stato emotivo riprendo il servizio nel reparto in cui ormai, anche se a singhiozzo, ormai sono di casa. Sono povera ma ho già pensato cosa regalare a Gabriele, un bel cappello di lana, per coprire quella testa pelata e lucida piena di pensieri.

La sala d’infusione della terapia è piena anche a pochi giorni dal Natale, qualche addobbo nel corridoio regala un aspetto più allegro a questo posto, anche se non sarà una pallina o un pupazzetto di neve a far ritrovare la speranza a chi non ce l’ha più. Arrivo nel casermone grigio che è questo ospedale, prendo dritta la strada per l’ascensore e salgo, ho bevuto un caffè al bar prima di salire, era forte, intenso, la tazzina era fin troppo bollente, ho un buon sapore in bocca e mi sento pronta.

La signora ed il toy boy

Entro in reparto con la mia divisa e il mio carrellino, hanno cambiato qualche prodotto, ora ne ho uno nuovo che ha un odore più gradevole. Seduto fuori dagli studi medici c’è un ragazzo con una donna che sembra essere molto più grande di lui. Un toy boy che ha accompagnato la sua dolce metà a fare la chemio forse. Che pensieri che mi vengono in testa. Inizio a pulire, passo l’ovatta imbevuta di disinfettante sui passamano, sui davanzali, decido di fare una bella pulita anche ai vetri. Quel ragazzo fissa un foglio in una cartellina, legge e rilegge, la donna gli dice,”non devi dirglielo per forza, sono fatti tuoi! Poi se viene fuori amen, si affronterà!“.

Lui è fermo, inerme, zitto. Ha dei bei capelli mori un po’ mossi, un fisico che non ha niente da invidiare a nessuno, in quella tuta grigia. Lei non è un vero e proprio splendore, bassina, un po’ appariscente e dal carattere non proprio mite.

Ma come si fa” penso, “Un così bel giovanotto con una tipa così! Avrà i soldi!“.

I due sono agitati, una discussione, una parola di troppo e poi lui mi chiama “Signò, ma qua si può prende un caffè?” e io “Si si, giù c’è il bar“. E lui “E allora vai va, vatti a prendere un caffè che mi stai solo dando fastidio“.

La donna stizzita inforca la borsa e si allontana nel corridoio. “Lei ha figli signò?“. Io “Si, una femmina“. “Menomale va, che le mamme coi figli maschi diventano pazze e danno i numeri“.

Ah ecco, quella è la madre, come sono stata maliziosa a pensare ad altro, ormai il mondo è talmente strano che viene più facile pensare alle situazioni più anomale che non a quelle più evidenti.

Sembrava una pallina…

Il bel ragazzo moro guarda attraverso il vetro che ho appena pulito “Mi è uscita una terza palla!“. “Mi scusi?“. “Si signò, pensavo fosse un’infiammazione perchè avevo esagerato in palestra, invece no. Pare sia un cazzo di tumore. Questa estate mi devo sposare e la mia futura moglie vuole i figli, un sacco. Qua m’hanno detto che mi devono levà la palla, non solo quella in più, pure una di quelle buone. Insomma, poi forse mi devono fare la chemio e forse non potrò fare figli. Che uomo si sposerà Annarita? Mamma dice che non glielo devo dire che abbiamo già dato tutte le caparre, bloccato chiesa, ristorante, bomboniere. Ma come cazzo faccio?“.

Resto allibita. Questo ragazzo ha un tumore, forse, e la madre pensa alla caparra del ristorante. Lui poverino forse ha capito che la cosa non è tanto facile, ma la mamma è la mamma. E’ confuso.

Bhè hai ragione. Se stai per sposarti non puoi basare il matrimonio su una bugia e così grande pure. Su dai, Annarita ti ama e sicuramente troverete una soluzione. Come ti chiami, quanti anni hai‘”.

Mi chiamo Adolfo, c’ho 28 anni, c’ho un bel lavoretto in una fabbrichetta e sto mettendo a posto la casetta di mia nonna per noi. Ti faccio vedè Annarita?“. E mi mostra il suo smartphone, una ragazza dalle forme prosperose, truccata troppo per la sua età e i suoi tratti, ma dall’aspetto molto simpatico intenta a impastare su una tavola di legno. “Annarita è bella, ci piace fare le cose in casa. Questo vuole fare, la mamma e la moglie e io non posso darglielo“.

Verità o bugia

Quello che mi lascia piacevolmente stupita è l’amore puro di questo ragazzo, la sua voglia di sincerità e la sua voglia di concrete. “Scusa ma se devi fare l’intervento e poi la chemio cosa le racconti secondo tua madre?“.

Ma che ne so, lei diceva di dirle che avevo un’ernia inguinale, poi mi raso i capelli e le dico che lo faccio per scelta così non vede i capelli che cadono. A me mi pare tutta na cazzata!“.

Eh Adolfo!, Lo è! Ma non posso dirglielo io. Lui lo sa. “Senti Adò, vedi come te lo dico, ancora non sai che hai e cosa devi fare, aspetta e fatti spiegare dai medici. Io ti dico sempre di valutare e che la vita è tua, il matrimonio è tuo e i soldi, seppur sono molto importanti per campare bene, non sono tutto. Sei un bravo ragazzo, anche Annarita mi pare na brava ragazza, parlale. Da quanto tempo state insieme?“.

Da dodici anni con tre pause“.

Sorrido, questi conti mi fanno pensare a chi ho davanti, un ragazzone buono, giovane e innamorato, ma pur sempre un ragazzone. Adolfo torna alla finestra, mani nelle tasche, tuta grigia con molle alle caviglie e felpa con cappuccio “Sta cosa pare si dovrebbe chiamà “seminoma”, c’ha pure un nome del cazzo!“.

Ecco tornare la mamma dal corridoio, in mano ha un caffè e un sacchetto con un cornetto per il suo ragazzone.