Diario da Gerusalemme – II puntata

La seconda pagina del diario quotidiano sul pellegrinaggio della diocesi di Frosinone - Veroli - Ferentino in Terra Santa. Lì dove il Verbo si fece carne.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Oggi l’ho proprio visto… eh sì, l’ho visto camminare verso l’alto, con tutti a seguirlo, chi in attesa di un miracolo, chi per curiosità, chi davvero affascinato dalle sue parole, chi per astio anche. Ho visto i discepoli preoccupati di tutta quella gente, ma come faremo, rimandiamoli a casa… L’ho visto sedersi su quel monte davanti al Mare di Galilea e tutti ad ascoltarlo: beati i miti, beati i poveri, beati gli operatori di pace, parole strane.. ma chi vive così oggi, ma anche allora al tempo di Gesù…

E poi l’ho visto tranquillizzare i discepoli nervosissimi: che cosa daremo loro da mangiare, chissà quanti soldi serviranno, non basteranno duecento denari. Ecco, aspetta, qui c’è un ragazzo che ha 5 pani e due pesci… distribuiteli voi…

E poi l’ho visto sostenere Pietro, ancora spaventato dagli eventi della passione: Simone di Giovanni mi ami tu? E se mi ami, pasci i miei agnelli, occupati di loro, spendi la tua vita per loro…

E l’ho visto ancora salire su quella barca, addormentarsi. Ho visto il lago incresparsi sotto le folate improvvise di vento, riempirsi di marosi e quella barca che minacciava di affondare… Signore, svegliati, non vedi che moriamo… Perché non vi fidate? Non ci fidiamo, purtroppo…

L’ho visto camminare su quella costa, chiamare quegli uomini impegnati a riparare le reti… l’ho visto infrangere tutte le regole della pesca. Non avete preso niente, riprovateci, andate più al largo… Ho visto Andrea andare a chiamare Pietro: abbiamo trovato il Signore.

E poi l’ho visto camminare nelle strade della città, di Cafarnao, sedersi nei cortili delle case, parlare alla gente, discutere con i farisei, lì proprio lì, l’ho visto guarire la suocera di Pietro, salvare il figlio del centurione, chiamare Matteo, far scendere Zaccheo dall’albero, liberarli dalla schiavitù del denaro, della ricchezza, dell’arricchimento disonesto.

L’ho visto in casa di Simone il lebbroso, con quella donna che gli asciugava i piedi bagnati dalle sue lacrime, l’ho visto raccontare le parabole della misericordia… Ho visto mandare all’aria il tetto della casa di Pietro e calare la barella del paralitico… alzati e cammina.

L’ho visto lì… quelle pietre parlano, trasudano di parola, di quella parola di cui tutti abbiamo bisogno.  Quante cose importanti sono accadute lì per la mia vita, per la vita di tanti…

Ed ho sentito il vescovo di Frosinone, monsignor Ambrogio Spreafico, che guida questo pellegrinaggio diocesano, dire alle Beatitudini:  «Queste parole sono la manifestazione della misericordia di Dio e noi possiamo essere parte di questa misericordia, accogliendola. Dobbiamo ricordarci che Dio ci vuole bene. Arriviamo a messa come peccatori: se ci pensassimo, ci renderemo conto di quanta grazia riceviamo dal Signore». 

«È l’atteggiamento di Gesù che ci deve guidare: lo sguardo di Gesù, che comprende la necessità della gente, Gesù che vede il male ed aiuta chi lo compie a lasciare la strada del male, dando la possibilità di cambiare.. Tutti noi abbiamo bisogno di misericordia di chi ci vuole bene, di chi non ci mette da parte. Le nostre lacrime, le lacrime di tutti saranno consolatore ma dobbiamo essere miti in un mondo violento, la mitezza va di pari passo con l’umiltà».

«Dobbiamo essere pacificatori, mettere insieme le diversità, non vantarci dei nemici che abbiamo». 

«Quanta saggezza di vita nelle beatitudini, se potessimo davvero viverle». 

E poi al Primato, dove Gesù dà a Pietro l’incarico di guidare gli uomini alla salvezza: «Dopo la morte e la resurrezione ritornano a fare quello di prima. Gesù non li abbandona, però, anzi  va a cercarli di nuovo, a Pietro, che è smarrito, incerto, Gesù chiede di ripensare alla sua vocazione: mi ami più di costoro, mi ami? E lui: sai che ti voglio bene. E allora: pasci i miei agnelli, occupati degli altri… non pensare a te, il tuo primato è nella carità, nell’occuparsi degli altri.

E poi in barca, sul Mare di Galilea: Gesù sembra dimenticarsi delle tempeste della vita. Tante volte ne abbiamo l’impressione. Ma egli veglia, è il custode della nostra vita. Ci sono le tempeste, ci sono le paure, ma c’è la certezza della presenza di Dio. Lamentiamoci con lui.