Dalla diarrea di Cangemi alle Province di nuovo sui bus: la seduta di Bilancio in Regione

Terza giornata di discussione sui provvedimenti economici e finanziari della Regione Lazio. Dopo il Def approvato grazie a tre pipì improvvise oggi il dibattito è ripreso. Partendo da temi intestinali. Cangemi: “Non ho avuto la diarrea potevate chiamarmi". Ritirato l'emendamento sui bus

Una giornata intera di discussioni, tira e molla, accordi fatti e mancati. L’Aula della Regione Lazio si è confrontata sugli ‘emendamenti’: le correzioni al testo del Bilancio prima che venga votato in maniera definitiva.

 

La diarrea di Cangemi

La giornata però si è aperta con la polemica urologica che aveva caratterizzato la giornata di mercoledì. Quella durante la quale l’aula ha discusso il Documento di Economia e Finanza Regionale, riuscendo ad approvarlo grazie all’assenza di tre consiglieri: uno di Fratelli d’Italia e due del gruppo Misto. (leggi qui Tre pipì urgenti e il Bilancio passa in Regione).

Sui possibili problemi prostatici dei tre Consiglieri aveva ironizzato l’ex sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. A lui hanno risposto in maniera piccata due degli assenti di mercoledì: Giuseppe Cangemi (ex Forza Italia) ed Enrico Cavallari (ex Lega) entrambi al Misto.

Il primo a prendere la parola è stato Cangemi. Ha chiarito che sia lui che il collega Cavallari non erano in Aula perché erano in ufficio a preparare dei documenti. Ed ha sferrato una stilettata all’opposizione: «Se faccio l’accordo politico con Zingaretti glielo comunico, non ho la diarrea, se l’opposizione ci chiamava entravamo in aula e votavamo».

Cangemi e Cavallari facevano parte dell’opposizione. Ma le polemiche con i rispettivi Gruppi quando si è discussa la composizione delle Commissioni è stata tanto forte da fargli decidere di dichiararsi indipendenti. Indipendenti sia dal Centrosinistra che dal Centrodestra e dal M5S, i tre blocchi nei quali è ora divisa l’Aula della Regione senza che nessuno abbia la maggioranza.

«Non accetto la morale da nessuno – ha detto Giuseppe Cangemi –  non faccio il presidente di Commissione, non mi è stata fatta una Commissione su misura. Non si può mettere in dubbio la mia credibilità politica».

 

Niente stampella a Zingaretti

Giuseppe Cangemi giura di non voler fare la stampella per l’anatra zoppa di Nicola Zingaretti.

«Se volete le dimissioni di Zingaretti la prima firma è la mia, vediamo chi ha la forza di farlo. Io posso ripresentarmi ed essere eletto per la terza volta, altri non lo so. Chi vuole fare un lavoro duro, firma adesso. Non fa i giochetti da ‘Pierino’, sono tre mesi che teniamo bloccata la Regione. O andiamo avanti, ci diamo una scadenza, tre mesi, sei mesi, un anno, o andiamo a casa subito. Le sfiducie vanno votate, non si va a casa per un documento in cui uno va sotto o sopra in una votazione. Bisogna sapere di cosa si parla, perche’ uno a volte esce pure per non sentire le stupidaggini che si dicono in questa Aula».

 

La carta igienica di Pirozzi

Subito dopo ha preso la parola Sergio Pirozzi. «Mi fa piacere non ci siano problemi fisici, che è il vero argomento della mattinata, al di là della veemenza e delle accuse più o meno velate di Cangemi. Non entro sui fatti personali altrimenti si entra in un argomento che interessa poco l’assise». I fatti personali sono le polemiche che hanno portato Cangemi fuori dal Gruppo di Forza Italia e lo scontro frontale per il controllo della Commissione Sanità. (leggi qui Commissioni, ecco il quadro delle presidenze. Cangemi non rientra)

L’ex sindaco di Amatrice allora ha preso atto «che il consigliere Cangemi non ha problemi di prostata e non c’è un virus intestinale in Consiglio. Poi sono d’accordo che dobbiamo calendarizzare quando si vota».

 

Gli ipocriti di Cavallari

A chiudere il cerchio ci ha pensato Enrico Cavallari. L’ex leghista aveva lasciato il gruppo accusandolo di essersi ‘imborghesito’ e di puntare sulle poltrone. (leggi qui «Lega a caccia di poltrone». Espulso consigliere regionale: «Mente sapendo di mentire»). Cavallari invece chiedeva di votare subito la sfiducia a Nicola Zingaretti.

«Lo dicevo perché ritenevo inutile andare avanti. Però ho anche sostenuto che se poi si parte, si prendono le Commissioni che hanno personale e prendono soldi, poi bisogna partire perché i cittadini si aspettano che facciamo qualcosa».

Traduzione dal politichese: vi avevo detto di far cadere Zingaretti, non lo avete fatto per prendervi incarichi e rimborsi, ora non provate a dare la colpa a me se l’anatra zoppa continua a camminare.

Cavallari attacca i suoi ex colleghi. «Allora o diventa politicamente importante capire cosa vogliamo fare, oppure sul bilancio va fatto un lavoro serio perché Zingaretti non cade se non viene votato uno dei documenti del bilancio. Chi dice ‘a casa Zingaretti, cominciasse a lasciare i suoi incarichi».

 

Buschini il pacifista

A fare la spola tra i banchi della maggioranza e quelli dell’opposizione, senza un attimo di sosta, è stato il capogruppo del Pd, Mauro Buschini. Ha cercato di stemperare gli animi. I Consiglieri stavano con il coltello tra i denti pronti a dare l’assalto all’arma bianca? Per Buschini «C’è un confronto sano in Aula, non ci sono inciuci, dobbiamo difenderlo per dare forza e credibilità alle istituzioni. Io terrei fuori dal dibattito il fatto che ci sia un ricorso costante a inciuci e accordi e si prosegua con il clima di ieri che è stato molto positivo».

 

Torna il taglio ai vitalizi

La discussione si è concentrata poi sugli emendamenti.

Il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato all’unanimità un subemendamento alla legge di stabilità che ha ripristinato il taglio ai vecchi vitalizi, quelli che erano stati introdotti ai tempi della Prima Repubblica. Erano già stati sfrondati nel passato ma al 31 dicembre il ‘prelievo di solidarietà‘ era scaduto ed andava rivotato.

Cosa che è stata fatta oggi. Il prelievo durerà per tutta la legislatura e porterà a un risparmio di oltre 11 milioni di euro che finiranno in un fondo regionale dedicato all’acquisto di nuovi macchinari per ridurre le liste d’attesa.

Il governatore Nicola Zingaretti ha rivendicato «che quest’aula consiliare nella prima occasione legislativa utile è intervenuta su questo punto raggiungendo un’intesa. Quattro anni fa contro questa disposizione si è scatenato un inferno di ricorsi e abbiamo sempre vinto perché la formulazione adottata ha tenuto a tutte le aggressioni di chi non condivide questo testo».

Il Movimento 5 Stelle aveva chiesto il ricalcolo dei vitalizi su base contributiva. Il Governatore ha consigliato di aspettare le decisioni del Parlamento. Perché il provvedimento deve innestarsi su una norma nazionale «che deve essere l’ombrello più importante».

 

Le province tornano a prendere i bus

Ritirato l’emendamento in cui si chiede che Roma Capitale possa accedere direttamente e autonomamente alla sua quota del fondo nazionale trasporti. Il rischio subito segnalato però era che così si toglievano alle Province i fondi per pagare le loro circolari (leggi qui Tre pipì urgenti e il Bilancio passa in Regione).

Nicola Zingaretti ha avanzato le sue perplessità su quell’emendamento, proposto da Forza Italia. «Condivido l’attenzione che dobbiamo mettere sulla vicenda di Roma, dell’Atac e della salvaguardia dell’azienda e della qualità del trasporto ma non si ottiene chiedendo di accedere direttamente al fondo. Diventiamo tutti più deboli. Se combattiamo uniti siamo più forti».

Il Governatore ha chiesto e ottenuto il ritiro dell’emendamento. Sarà trasformato in un ordine del giorno, perché «noi dobbiamo tutelare Roma ma anche tutti i Comuni della nostra Regione. Il punto non è Roma si’ o Roma no, io ho Roma nel cuore, ma non esiste tema regionale come la politica del tpl. Ci sono i diritti di chi vive nella Capitale e i diritti dei cittadini degli altri comuni. La Regione, d’intesa con Roma, ha il compito di trovare il punto di equilibrio».

 

Ora mancano altri 70 emendamenti. Si riprende venerdì mattina.