Quelli che guardano alla Diciotti e non vedono i dazi per le auto Fca fatte a Cassino

Il caso della Diciotti è solo un pretesto. Per distrarre l'attenzione dai veri problemi. Nessuno, ad esempio, ha detto una sola parola sui dazi che rischiano di mettere in ginocchio le produzioni Alfa Romeo di Cassino. Nemmeno sanno cosa sta accadendo in Togo o Ruanda: sta nascendo una nuova economia e tra poco...

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Ciò che sta avvenendo a bordo del pattugliatore d’altura Ubaldo Diciotti è soltanto uno specchietto per le allodole. O, se preferite, una scusa con la quale distrarci. Un modo per nascondere una verità ben più tragica di quella dei profughi raccolti a bordo: poveri cristiani in fuga, rapiti e torturati prima d’essere lasciati libri di partire.

La verità è che il governo del cambiamento non sta cambiando nulla.

Fino ad oggi ha prodotto soltanto il taglio del vitalizio ad un centinaio di ex deputati ed una disposizione sui vaccini che presenta molti profili di dubbio. Per il resto solo fumo denso, chiacchiere strillate e zero sostanza.

 

La cosa drammatica è che la distrazione di massa messa in scena con i poveri cristi imbarcati sulla Diciotti vede complici anche i sette parlamentari eletti in provincia di Frosinone.

Nessuno di loro ha detto una sola parola di fronte al dramma che sta prendendo corpo e che rischia di mettere in ginocchio la principale azienda metalmeccanica della provincia di Frosinone e del Lazio.

 

Quattro giorni fa il presidente degli Usa Donald Trump ha annunciato un dazio del 25% su tutte le auto prodotte in Europa.

Fiat Chrysler Automobiles ha i suoi stabilimenti in Europa e proprio a Cassino e Melfi produce le auto che sono destinata in larga parte al mercato estero. Molte sono prodotte per il mercato Usa: Jeep Renegade, Giulia, Stelvio.

Sono i numeri di Giulia e Stelvio a tenere in attivo i numeri dell’economia della provincia di Frosinone e del Lazio. (leggi qui)

Il dazio del 25% rappresenterebbe una catastrofe. Per Fca e per lo stabilimento di Cassino.

 

Perché nessuno, alla Camera e al Senato, ha chiesto rassicurazioni per le migliaia di lavoratori dello stabilimento di Cassino e del suo indotto?

Troppo facile dire che il Segretario Usa al Commercio Wilbur Ross ha rinviato sine die l’applicazione del nuovo dazio. Nonostante quel rinvio i mercati hanno mandato un segnale preciso: in tutte le Borse europee tutti i titoli dell’Automotive hanno chiuso con un segno negativo. Anche Fca: 1,21%.

Qualcuno pensa che a Cassino e Melfi quel dazio gli faccia un baffo perché Fiat Chrysler è anche americana. È l’esatto contrario: il dazio colpirà in maniera dura tutto ciò che l’industria americana produce fuori dai propri confini. Un modo per indurre ad investire in Usa e riportare lì la produzione.

 

Ma per Fca il danno sarebbe doppio. Perché la Ue risponderebbe agli Usa applicando a sua volta un dazio del 25% su ogni auto prodotta in America ed importata in Europa. Insomma Fca prenderebbe il dazio da tutt’e due le parti.

Non una voce si è alzata in questi quattro giorni.

Perché questo è il Paese dove si corre a chiudere la stalla quando ormai i buoi se ne sono andati e non hanno lasciato nemmeno la puzza.

 

L’atteggiamento che stiamo avendo con i migranti è uno dei più clamorosi errori di prospettiva. Significa che non siamo capaci di guardare oltre il nostro naso.

Quelli in fuga sono poveri morti di fame, che scappano da guerre e persecuzioni. Di fronte alle quali le torture e gli stupri commessi in Libia sono una possibilità da affrontare pur di sfuggire alla certezza delle persecuzioni e della morte restando a casa.

Ma oltre a questi, in Africa c’è gente che sta realizzando una rivoluzione tecnologica. Con tempi e capacità che nemmeno immaginiamo.

Chi non ci crede può fare una banale ricerca e vedere chi è Aphrodice Mutangana. In Ruanda sta guidando una radicale trasformazione fatta di innovazione tecnologica e sociale. Così radicale che sta cambiando faccia ad ampie zone dell’Africa.

La pacchia è finita, tra poco lo diranno loro a noi. Perché non hanno più bisogno del nostro know how. Il digitale gli sta consentendo di costruire un mondo nuovo. I millenial digitali del Continente Nero non chiedono il nostro aiuto: se ne stanno comodamente in Ruanda, Ghana, Togo.

E si stanno costruendo una nuova economia.

 

Ma noi non lo vediamo. Pensiamo che il problema siano i poveracci in fuga sulla Diciotti. Non c’è da meravigliarsi: non vediamo nemmeno i dazi che rischiano di mettere in ginocchio Fca e l’automotive in Europa.

Fino a quando i buoi non saranno troppo lontani.