Il dilemma di Forza Italia: attraversare le acque di Acea e finire fuori dalla Provincia

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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E adesso come si metterà Forza Italia? Attraverserà le acque di Acea o se ne lascerà travolgere? Il problema è politico: interno e strategico.

I fatti. La settimana scorsa il presidente della Provincia Antonio Pompeo dalle colonne del blog Alessioporcu.it lancia un invito a superare la stagione dei contenziosi con Acea (leggi qui il precedente). Martedì scorso l’amministratore delegato di Acea Ato5 Paolo Saccani accetta il ramoscello d’olivo e dice “Noi siamo pronti a discutere” (leggi qui il precedente).

Forza Italia decide di convocare i suoi sindaci per stabilire un’azione comune: il coordinatore provinciale Pasquale Ciacciarelli ha spiegato che la posizione di partenza è quella di Ottaviani ed un peso rilevante lo avrà il sindaco di Torrice Alessia Savo con il suo dossier sull’acqua (leggi qui la posizione di Forza Italia).

E’ un bel rebus politico. Perché Forza Italia governa la Provincia insieme al Partito Democratico e sostiene il presidente Antonio Pompeo. Cioè colui che ha avviato la proposta del confronto. Se il Partito dovesse decidere di non appoggiare la linea del Presidente si metterebbe da solo fuori dalla maggioranza: servirebbe su un piatto d’argento ad Antonio Cinelli, Simone Costanzo, Francesco De Angelis, il pretesto per avviare il rimpasto ed accompagnare alla porta Danilo Magliocchetti, Vittorio Di Carlo, Gianluca Quadrini. Con il rischio di alimentare una spaccatura interna: Quadrini e Di carlo hanno già detto nel recente passato che non intendono revocare la fiducia al presidente Pompeo.

C’è poi il dilemma politico. Perché è stata Forza Italia, con l’allora presidente Antonello Iannarilli ad avviare la ‘stagione dei contenziosi‘. Il tar ha detto che aveva il diritto di impugnare le tariffe. ma il risultato finale è stato un bagno di sangue che ha solo ottenuto di far raddoppiare le bollette: circa la metà di quello che paghiamo ogni mese è per coprire i danni che abbiamo provocato ad Acea. I giudici hanno già stabilito che dobbiamo pagare 75 milioni per i danni provocati dai sindaci che non hanno avuto il coraggio di determinare la tariffa alla quale doveva essere pagato il servizio tra il 2009 ed il 2012; altri 53 milioni per non averla determinata tra il 2013 ed il 2015. (Leggi qui la ricostruzione). Senza contare le parcelle milionarie agli avvocati che ci hanno difeso.

In pratica, i sindaci si divertono a salire sulle barricate e fare i rivoluzionari; poi però non hanno il coraggio di decidere un fico secco e ci lasciano a metà strada, senza tariffa e con importi provvisori. E noi paghiamo con gli interessi. La cosa che fa più rabbia è che nessuno di loro abbia contestato ad Acea di averci affidato per anni ad un call center sbattuto un Papuasia capace solo di dire ‘Dovete pagare’, se gli segnalavi un danno rispondevano ‘Dov’è Frosinone?’. La cosa che fa ancora più rabbia è che per anni si sia giocato sulle date di consegna delle bollette: strano ma arrivavano già scadute.

Anche per questo il dibattito tra i sindaci è già aperto. Tra gli otto che fanno parte della Consulta vi abbiamo già riferito la posizione di Nicola Ottaviani di Frosinone che dice «No ad accordi al ribasso» (leggi qui la posizione di Ottaviani); Libero Mazzaroppi di Aquino: «Ognuno si assuma la sua parte di responsabilità e si facciano pagare i comuni nei quali le bollette vengono evase» (leggi qui l’intervento di Mazzaroppi) e Marco Galli di Ceprano: «Reciproco rispetto e legittimazione, si mettano in campo i migliori ambasciatori da ambo le parti» ( leggi qui l’intervento di Marco Galli). Nel frattempo Simone Cretaro di Veroli ha aggiunto: «Il confronto è necessario. Bisogna verificare i margini per una soluzione che vada a garantire i diritti dei cittadini. Il conguaglio di 75 milioni di euro è pesantissimo. Bisogna considerare pure i soldi spesi per avvocati e consulenti. Una soluzione diversa c’era, rappresentata dalla transazione messa nero su bianco dall’allora presidente della Provincia Francesco Scalia. Altri però hanno scelto la strada della contrapposizione, che ha portato a quel conguaglio». Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore, che non fa parte della Consulta, invece dice «Mi dissocio totalmente dall’apertura al confronto con Acea fatta dal presidente Pompeo. Non discuto delle motivazioni giuridiche, ma sul piano politico i consigli comunali sono la principale sede di dibattito democratico. Mi auguro che diversi sindaci prendano le distanze dall’apertura al confronto con Acea avanzata dal presidente Pompeo».