Dimissioni di Zingaretti, Pensare Democratico alza il muro

Sarà l’assemblea nazionale a dire l’ultima parola sulla scelta del segretario, che però potrebbe comunque insistere. In Ciociaria De Angelis, Buschini e Battisti sono intenzionati a far pesare i numeri in ogni caso. Il ruolo di Fantini e le scelte di Pompeo.

Sarà l’Assemblea nazionale del Partito a decidere se accettare o meno le dimissioni di Nicola Zingaretti da Segretario. Quest’ultimo però potrebbe in ogni caso insistere nel suo proposito. Quello che è certo è che in assemblea Zingaretti ha una maggioranza ampia, che sfiora il 70% mentre in Direzione conta il 65%. Eppure non è bastata per governare i Dem. (Leggi qui Pd, Zingaretti si dimette: “Ora scelga l’Assemblea”).

Il difficile ritorno di Zingaretti

Quello che succederà adesso è difficile da pronosticare. Certamente dopo la leadership dei Cinque Stelle il Governo Draghi ha messo in crisi quella del Pd. Un Partito dilaniato dalle correnti. Senza Zingaretti Segretario, è a rischio anche l’ipotesi di alleanza stabile con i Cinque Stelle, malgrado le rassicurazioni di facciata. (Leggi qui Zingaretti lancia dal Lazio l’alleanza competitiva col M5S).

Nicola Zingaretti (Foto: Imagoeconomica)

Bloccando gli orologi in questo momento è molto difficile che Nicola Zingaretti possa tornare indietro sulla sua decisione. Nemmeno se l’Assemblea programmata per la prossima settimana dovesse riacclamarlo Segretario. 

Il motivo lo ha spiegato ieri dopo avere pubblicato il post su Facebook con cui annunciava le dimissioni. Ai fedelissimi che lo hanno raggiunto ha spiegato che il suo sarebbe un No perché è convinto che un minuto dopo ricomincerebbe l’assedio e ripartirebbero le manovre con cui logorarlo. E significherebbe logorare il Partito, tenerlo fermo mentre il M5S si e riunito e s’è dato un nuovo assetto, mentre la Lega si muove in direzione del centro, mentre tutti si riposizionano nel nuovo scenario determinato dalla nascita del governo Draghi che ha cancellato gli schemi del passato. 

A Mauro Buschini, Daniele Leodori, Albino Ruberti ed i fedelissimi ha detto con serenità di averlo fatto come ultimo gesto d’amore per il Partito. «Il Pd era morto e l’ho rivitalizzato, stando attento a fare un lavoro di squadra. Sapete che ho promosso un gruppo dirigente dal quale non ho voluto escludere nessuno, basti pensare al fatto che i capigruppo alla Camera ed al Senato  non mi avevano certo sostenuto al Congresso». 

Base senza numeri

Cosa farà ora Zingaretti, se non tornerà? Continuerà a fare politica. Agli amici ha detto che riprenderà il progetto di Piazza Grande che aveva avviato prima della pandemia. la candidatura a sindaco di Roma? La risposta è no. Per ora.

Lorenzo Guerini

Base Riformista vuole il congresso, ma ha davvero i numeri per vincere? No. Se non attraverso accordi con altre correnti. Ma è facile immaginare che a quel punto si troverebbero davanti comunque il muro dei fedelissimi di Nicola Zingaretti. Il quale, lo ripetiamo, in Assemblea ha la maggioranza.

Se anche dovesse decidere di restare, certamente non potrebbe fare finta che nulla sia successo. Tra i suoi c’è il sospetto che dietro tutte le manovre, specialmente nella direzione di Base Riformista, ci sia Matteo Renzi, l’ex Segretario.

Irrigidimenti ovunque

A livello locale però le posizioni sono destinate ad irrigidirsi non poco. Pensare Democratico ha già alzato il muro a difesa di Nicola Zingaretti. E a questo punto Francesco De Angelis, Mauro Buschini e Sara Battisti sono intenzionati a far pesare davvero i numeri, per loro ampiamente maggioritari. Non saranno giorni semplici per il segretario provinciale Luca Fantini, naturalmente vicino alle posizioni di De Angelis e Buschini ma comunque intenzionato a svolgere un ruolo di equilibrio all’interno del Partito.

Base Riformista di Antonio Pompeo da almeno un anno non si sente parte integrata dei Democrat. Anche ultimamente il presidente della Provincia ha chiesto un coinvolgimento maggiore di tutti nella gestione del Partito. Ma non sono arrivate risposte su questo.

Una cosa però Antonio Pompeo ha ben chiara. Se anche a livello nazionale dovesse cambiare la situazione, politica e numerica, in Ciociaria l’area maggioritaria sarebbe sempre quella di De Angelis, Buschini e Battisti. E questo per Base Riformista rimane un problema in provincia di Frosinone.