Dimissioni in massa: Forza Italia congeda Fargiorgio

Foto: Enrico Duratorre

Cosa c'è dietro alle dimissioni in massa rassegnate oggi ad Itri. Rendendo inutili le dimissioni 'a tempo' rassegnate lunedì dal sindaco. La rotta tracciata da Stamegna. Perché il No al bilancio. E perché scavare ora un solco. Tutto si spiega alla luce delle prossime elezioni

I titoli di coda sull’amministrazione comunale di Itri sono cominciati a scorrere poco dopo le nove del mattino. Qualche dipendente alla vista di tutti quei consiglieri ha esclamato: “Ma che c’è Consiglio comunale oggi?”. Considerazione più che legittima: quella mini processione era diretta al primo piano del palazzo municipale dove c’è l’Aula consiliare. Qui è stata certificata l’inappellabile condanna a morte della consiliatura del sindaco Antonio Fargiorgio.

Il municipio di Itri

Dieci consiglieri comunali – uno in più richiesto alla quota minima necessaria – in fila nella sala che è la culla del dibattito politico cittadino: lì hanno voluto apporre le loro firme sul documento con cui si sono dimessi in blocco dalle loro cariche. E così che Serena Ciccarelli, Orlando Di Fazio, Stefania Saccoccio, Paola Soscia, Giuseppe Cece, Vittoria Maggiarra, Salvatore Mazziotti, Salvatore Ciccone, Osvaldo Agresti e Elena Palazzo hanno decreto l’epilogo anticipato di un film iniziato poco meno di cinque anni fa, il 6 giugno 2016. 

Hanno fatto anche un’altra scelta dal forte valore simbolico. Oltre a voler ratificare nell’Aula consiliare la fine della consiliatura hanno voluto che a testimoniare fosse la Segretaria comunale. Avrebbero potuto farlo nello studio di un notaio. Invece hanno voluto che il segnale fosse chiaro: nella sua dimensione amministrativa prima che politica.

Chiamate il vice, andiamo di fretta

I dieci consiglieri dimissionari martedì mattina avevano un fretta indicibile: “La dottoressa Margherita Martino deve prendere ancora servizio. Se potete attendere…” è stata nella sostanza la risposta fornita ai dieci dimissionari, da una collaboratrice della più alta dirigente comunale.

Macchè. “Se potete chiamare, a questo punto, il vice segretario…”. Per molti la convocazione del dottor Pasquale Pugliese è stata un altro segnale, molto più di un affronto: un altro della serie, nei confronti dell’ex sindaco di Itri. Perché? Il dottor Pugliese è vice segretario comunale ma anche Comandante della Polizia Locale, il dirigente campano è considerato uno dei più stretti e fidati collaboratori dell’avvocato Fargiorgio. Forse uno degli ultimi della macchina burocratica del Comune a rimanergli leale.

È toccato a lui raccogliere le firme che hanno decretato la caduta dell’amministrazione.

Testimoni impotenti

Foto: Enrico Duratorre

Il sindaco Fargiorgio nulla ha potuto fare. Così come gli altri cinque rappresentanti della disciolta maggioranza: il presidente del Consiglio comunale Pietro Di Mascolo, Luca Iudicone, Enza Simeone, Silverio Sinapi e Mattia Punzo. Avevano capito che martedì mattina ci sarebbero state le dimissioni di massa. Perché era la mossa finale, lo scacco matto, l’inevitabile reazione alla sfida lanciata il giorno prima proprio dal sindaco, dimettendosi. (Leggi qui Itri, Fargiorgio si è dimesso).

Un momento. Il sindaco Fargiorgio lunedì pomeriggio si è dimesso… E allora che senso hanno le dimissioni in massa dei Consiglieri? Lo hanno ed è un solco profondo che segna gli equilibri nella prossima campagna elettorale. Infatti, dimettendosi, il sindaco da lunedì aveva 20 giorni di tempo per congelare ogni cosa ed avviare una confronto serrato con cui costruire un progetto di fine consiliatura. Invece le dimissioni in massa chiudono la porta ad ogni trattativa: si va a casa. Fine. The End.

Con quelle firme i dieci Consiglieri hanno reso carta straccia la lettera aperta con cui Fargiorgio si appellava alla “responsabilità e al buonsenso” perché “il commissariamento del comune sarebbe un’ipotesi sciagurata in piena emergenza sanitaria”.

In fuga dal sindaco Fargiorgio

Fargiorgio aveva ripetuto pari pari lo stesso cliché utilizzato dall’ex sindaco di Formia Paola Villa a dicembre quando, con il commissario Prefettizio virtualmente fuori della sua stanza, aveva coniato un invito alla prudenza  “in un momento storico particolarmente difficile per la nostra comunità, legato all’emergenza sanitaria sociale ed economica causata della pandemia da Covid-19

Un appello caduto nel vuoto in tutti i sensi. Perché a scaricare Fargiorgio sono stati un po’ tutti. Innanzitutto tre consiglieri eletti con la sua maggioranza (Maggiarra, Soscia e Ciccone, queste ultimi due anni nominati anche vicesindaco con delega alla Cultura e assessore ai Lavori Pubblici); un potenziale soccorritore proveniente dalle minoranze come Salvatore Mazziotti. E soprattutto il gruppo consiliare di Forza Italia.

Forza Italia stacca la spina

Michele Stamegna (Storico dominus di Forza Italia ad Itri)

La decisione di porre fine alla consiliatura Fargiorgio è stata presa lunedì sera dallo stato maggiore azzurro. Lo ha sancito con un documento politico di quattro pagine. Individuava due elementi di rottura: la mancata approvazione del bilancio in Giunta e, ancor prima, lo scontro nell’ultimo Consiglio comunale tra l’assessore ai Lavori Pubblici Serena Ciccarelli (Forza Italia) ed il sindaco Antonio Fargiorgio sulla restituzione ai legittimi proprietari dei terreni riconsegnati dall’Agenzia Nazionale sui Beni Confiscati alle Mafie; l’assessore voleva la restituzione a tutti, il sindaco voleva trattenere un terreno indennizzando il proprietario perché quell’area si trova su un sito di interesse archeologico. (Leggi qui Il Comune è in bilico: Forza Italia pronta a salutare).

Tutti pretesti. Fondati sul piano politico ed amministrativo. La verità dei fatti è che Forza Italia ed il suo storico dominus locale Michele Stamegna hanno maturato l’idea di non voler più sostenere la ricandidatura di Fargiorgio. Perché ritenuta poco appetibile. L’approvazione del Bilancio di previsione sarebbe stato firmare una cambiale in bianco al sindaco. Perché avrebbe significato condividerne la linea e l’operato amministrativo fino all’ultimo atto. Avrebbe significato condividere la pianificazione dei prossimi anni. Da qui la decisione di staccare la spina.

Forza Italia è convinta che il futuro sia in direzione dell’ex sindaco ed ex assessore provinciale di An Giovanni Agresti.

I saluti di Fargiorgio

Cosmo Mitrano, Serena Ciccarelli e Antonio Fargiorgio

Fargiorgio è andato al palazzo municipale quando al telefono ha appreso che i dimissionari erano andati già viva. L’ha fatto per salutare e ringraziare i dirigenti e i dipendenti. E, scuro in volto “ma abbastanza sereno”, ha voluto di nuovo leggere una sentenza di autoassoluzione: “Ritengo di aver svolto il mio mandato in maniera puntuale e corretta, cercando sempre e soltanto il bene dell’intera collettività. Non facendo mai mancare la mia quotidiana presenza nel Palazzo Comunale. Sono stato Sindaco nel periodo storico forse peggiore dal secondo dopoguerra in poi, avendo dovuto affrontare una serie di criticità epocali proprie della nostra cittadina. Ribadisco ciò che ho scritto nella lettera: non trovo la ragione, politica, di questa crisi. Non riesco a individuare le ragioni, gravi, che a mente del  testo unico degli enti locali, hanno provocato la decadenza di un sindaco.  Ho sempre agito nel rispetto della legge. Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia che evidenzia quale sia stato lo spessore etico del mio comportamento.”

Problematiche interne alla maggioranza di coalizione ci sono state”: l’aveva ammesso il sindaco nella lettera aperta. E le dimissioni dei consiglieri Soscia, Maggiarra e Ciccone, eletti nella maggioranza civica nel 2016, lo sintetizzano appieno. 

Il deficit politico

NICOLA PROCACCINI

Fargiorgio, pur  capeggiando una lista civica, è stato accusato di non aver curato come avrebbe dovuto e potuto i rapporti con quei consiglieri che avevano deciso di fare la campagna elettorale in suo sostegno.

E poi di non aver saputo dotarsi di un ombrello politico con cui ripararsi da eventuali tempeste e grandinate come quelle degli ultimi giorni. Secondo una leggenda metropolitana sarebbe stato avvicinato nella primavera del 2019 dall’ex sindaco di Terracina Nicola Procaccini. Il patto prospettatogli sarebbe stato il seguente: appoggio alle Europee di quell’anno e Fargiorgio sarebbe diventato il dominus di Fratelli d’Italia per l’intero sud pontino.

Il sindaco di Itri stava anche meditando di allargare la sua maggioranza alla consigliera Elena Palazzo, storica rappresentante della destra sociale di Itri. Aveva difeso a denti stretti l’operato di Fargiorgio sull’emergenza ambientale di Calabretto. Il primo cittadino non avrebbe saputo cogliere questo invito sostenendo a quelle stesse europee il sindaco uscente di Fondi Salvatore De Meo.

Ora Forza Italia, che aveva ottenuto una doppia rappresentanza in Giunta (al vice sindaco Andrea Di Biase si era affiancata l’assessore Ceccarelli, titolare della delega ai Lavori Pubblici “scippata nottetempo al consigliere Cicconeè considerata il mandante politico dell’agguato politico a Fargiorgio.

L’avvocato lunedì sera era sul piano politico gravemente ferito dopo aver rassegnato le dimissioni a tempo. Da  martedì mattina sono definitive e Itri è costretta a voltare pagina. Per fortuna o purtroppo. Sono sempre dei punti di vista…