Fardelli la fa sotto il naso di tutti: è lui il candidato del Pd

Scacco in una sola mossa. La discussione di ieri sera nel Pd per individuare il nome da proporre a sindaco è stata scenografia. Ora la strada è spianata per la candidatura di Marino Fardelli. Manca solo una mossa. Questione di ore.

Carlo Alberto Guderian

già corrispondente a Mosca e Berlino Est

Tre candidati, due possibili soluzioni: lo Statuto del Partito Democratico chiude ogni altro spazio sulla scelta del candidato sindaco di Cassino. È la decisione del Segretario regionale Bruno Astorre, arrivato a Cassino per risolvere lo stallo tra l’ex sindaco Giuseppe Golini Petrarcone ed il suo ex assessore alle Finanze Enzo Salera.

La Soluzione 1: incaricare il componente della Direzione Nazionale Mauro Buschini di verificare, entro ventiquattr’ore, la possibilità di convergenza sul segretario cittadino Marino Fardelli. La soluzione 2: in caso di mancata convergenza, elezioni primarie il 6 aprile tra Petrarcone e Salera, con Buschini garante della regolarità.

Marino Fardelli si è subito dimesso da segretario cittadino del Pd. Per due motivi. Il primo è di opportunità: non è il caso che un potenziale candidato sindaco sia anche il Segretario; il secondo: le primarie le aveva proposte lui dal primo momento ma nessuno le aveva accettate. (Leggi qui Due candidati, ipotesi Primarie il 31: Fardelli si consola con Pizza & Babàe leggi qui Il centrosinistra si suicida. Il centrodestra pensa a D’Amico)

Il dibattito

Cassino è un caso nazionale. Nel suo intervento alla Direzione Nazionale in mattinata il Segretario Nicola Zingaretti aveva lanciato un segnale chiaro dicendo stop agli egoismi. Avvertendo che «a volte siamo noi che dividendoci impediamo la costruzione di alleanze unitarie». (leggi qui Il segnale per Cassino lanciato dalla Direzione Nazionale Pd).

Già lunedì sera il Partito aveva investito della questione il Segretario regionale del Lazio Bruno Astorre, il componente della Direzione Nazionale Mauro Buschini, il segretario provinciale Domenico Alfieri.

Nessuno spazio per i giochi del passato.

La riunione inizia alle 20 è arrivato nel Circolo di Cassino. Pieno come non accadeva da anni. Marino Fardelli introduce la discussione ricostruendo i fatti: cade l’amministrazione di centrodestra, viene aperto il dibattito sulla candidatura a sindaco, Petrarcone è l’unico a porre sul tavolo la propria disponibilità, gli dice no il gruppo che storicamente lo ha sostenuto, l’ex sindaco per due mandati ritira la propria disponibilità; la ricostruzione arriva a venerdì scorso: Salera pone la sua candidatura, c’è anche quella di D’Ambrosio, si deve andare alle Primarie, l’ex assessore alle Finanze non accetta ed intende andare avanti comunque.

Salera fiuta la trappola

È una narrazione cronologica. Nella quale Enzo Salera fiuta una trappola. Messa così è lui con il suo gruppo il Giuda che sta tradendo il centrosinistra. Chiede la parola. Con pacatezza, conferma quella ricostruzione ma introduce due puntualizzazioni. Spiegando che i fedelissimi di Petrarcone non gli hanno detto no. Ma hanno sollevato una domanda rimasta senza risposta. E la domanda era ed è ancora sul tavolo: “Siamo sicuri che quella di Peppino sia la candidatura che unisce più di ogni altra?

Il dubbio è politico ed è elettorale. «Tre anni fa – prosegue la narrazione – il Pd si è diviso su due candidati. Oggi rileviamo la possibilità di una convergenza su un unico candidato. E su quel candidato c’è il gradimento della maggioranza del Gruppo consiliare uscente nonché di Socialisti, MdP, Liberi & Uguali“. Il nome sul quale c’è convergenza è il suo. E Salera pone il Segretario Regionale di fronte al quesito: vogliamo superare la spaccatura di tre anni fa oppure ripeterla?

Su una cosa vuole essere chiaro. “Nessuno ha voltato le spalle a Peppino. Ha fatto tutto da solo: ci ha presentato un documento con la sua candidatura ed un ticket imponendocelo senza condividerlo, si è ritirato quando ha visto che non c’era convergenza, poi ci ha ripensato ed è tornato. Ha fatto tutto lui, noi siamo solo spettatori“.

Peppino senza colore

È il turno di Giuseppe Golini Petrarcone. Il quale esordisce dicendo “Non è proprio così“. Aggiunge anche lui frammenti alla ricostruzione. Spiega che il documento politico sul quale c’è stata la rottura era il momento di sintesi che chiudeva la frattura di tre anni fa, rivela di essersi ritirato “anche sull’onda dell’emozione” per non essere divisivo e lasciare spazio al dibattito. Di avere deciso per il rientro “sollecitato ogni giorno da decine di persone che mi chiedevano perché mi fossi ritirato, mi sono reso conto che la città c’è e allora sono tornato“.

Il segretario regionale Bruno Astorre prende atto. E registra l’intenzione di entrambi i candidati di mantenere sul campo la propria candidatura, andando avanti lo stesso.

Il dibattito rischia di incanalarsi verso un vicolo cieco e Astorre appartiene alla categoria dei pragmatici, non ama le riunioni oceaniche più simili ad un’assemblea condominiale che ad un dibattito politico. La sintesi è: “Petrarcone e Salera mantengono la loro volontà di candidarsi. Salera sostiene di avere l’appoggio di una coalizione di centrosinistra. Petrarcone registra pressioni popolari che lo inducono a proseguire. Rischiamo di andare ad una candidatura di Salera con un colore politico e ad una di Petrarcone senza colore“.

Azzeriamo

Torna alla discussione Sarah Grieco. L’avvocato doveva essere il vice di Petrarcone nel ticket previsto dal documento sul quale c’è stata la divisione tre settimane fa. Chiede l’azzeramento delle candidature e di individuare un terzo nome.

Le viene chiesto conto delle riunioni tenute in questi giorni con esponenti del Polo civico. (leggi qui Sarah si candida a sindaco: Fontana e Dragonetti con lei. Fardelli resta con il cerino e leggi qui E Petrarcone torna in campo. La candidatura diventa un caso regionale: viene Astorre).

Sarah Grieco parla di un “cerchio magico” riferendosi alla cerchia che sostiene la candidatura di Enzo Salera. «Ha pensato che potesse perdere dei pezzi e allora il cerchio magico ha iniziato a massacrare psicologicamente Petrarcone. Che ha avuto un cedimento, come chiunque, nel vedersi abbandonare D’Alessandro persone che aveva accanto».

Il pragmatismo di Bruno Astorre riprende le redini della discussione: Sarah con chi stai?

L’avvocato risponde che respinge la logica del ‘marito e moglie’ e propone l’individuazione di una soluzione terza.

Allora facciamo le primarie

Chiede la parola Barbara Di Rollo. È lei l’alfiere dell’ala di Francesco Mosillo, l’altra componente Dem sulla quale tre anni fa si consumò la rottura con Petrarcone. E davanti al Segretario regionale torna a chiedere quello che sta dicendo dal primo giorno: “Siamo in presenza di due candidature egualmente legittime e legittimate. Lo Statuto del Partito Democratico ci individua la via d’uscita. È quella delle Primarie. Per noi sono un problema di forma e di sostanza: siamo pronti ad appoggiare qualunque candidato dovesse uscire dalle primarie, non poniamo né veti né pregiudiziali“.

Provano a smontarle il discorso dicendo che è proprio Salera a non volere le Primarie. Le ricordano che appena venerdì scorso ha rifiutato la conta.

Barbara Di Rollo gioca l’asso. Si volta verso Salera e gli domanda davanti a tutti: «Enzo, sei disponibile alle Primarie con Peppino?». La risposta che ribalta il tavolo è: «Si, se questo è lo strumento con cui verificare quale delle due candidature sei più inclusiva io sono pronto alle primarie».

Tana. È il momento della svolta. Salera ha ottenuto le primarie che voleva tre settimane fa ed alle quali Petrarcone aveva detto no. Ora nemmeno Bruno Astorre può negarle: è il percorso definito dallo Statuto.

Le dimissioni di Fardelli

Partita chiusa? Nemmeno per sogno. In politica il colpo finale si assesta in Zona Cesarini cioè quando nessuno ha più il tempo per reagire.

È il consigliere Alessandro D’Ambrosio (Area politica di Salvatore Fontana) a proporre un’alternativa. Rispondendo così a chi teme che sia troppo tardi per le primarie. “Propongo una candidatura istituzionale del Segretario Marino Fardelli“.

È il caos. Fardelli viene accusato di avere portato il dibattito verso il nulla proprio per arrivare alla sua candidatura. Fardelli non perde tempo e si dimette.

Bruno Astorre non si lascia coinvolgere da urla e strepiti. Giunge la sintesi politica. Tre candidati possibili. Due strade per individuare il nome. Dispone che il componente della Direzione Nazionale Mauro Buschini verifichi in ventiquattrore la possibilità di una convergenza sull’ipotesi istituzionale di candidare il segretario Marino Fardelli. In caso contrario si andrà alle Primarie: si voterebbe il 6 aprile, con Buschini garante.

Ma le prossime ventiquattrore decideranno tutto.

Il candidato sarà Fardelli

La serata prosegue a cena da Pizza & babà il locale di Salvatore Fontana. C’è il titolare del locale, c’è il segretario dimissionario Marino Fardelli, c’è l’ex sindaco Peppino Petrarcone.

Nessuno se n’è accorto. Ma con una sola mossa Marino Fardelli ha dato lo scacco che rischia di essere ‘Matto’ e chiudere tutta la partita. Perché ora la candidatura è in mano allo Statuto. E Mauro Buschini in queste ore ha già iniziato i contatti per verificare la possibilità di una convergenza su Marino Fardelli.

La mossa decisiva potrebbe essere il nuovo ritiro di Petrarcone. Che ieri sera ha detto «Ancora una volta il Pd di Cassino è stato esautorato con decisioni calate dall’alto»: un chiaro segnale. Al quale se ne aggiunge un altro: giurano abbia detto: “Non so se partecipo alle primarie: potrei appoggiare Fardelli”.

Se si ritirasse verrebbe meno la possibilità di tenere la conta con Enzo Salera. Rimarrebbe in piedi una sola ipotesi: candidatura istituzionale. Candidando Marino Fardelli. A condizione che ritiri le dimissioni: solo da Segretario in carica potrà rappresentare la soluzione istituzionale, altrimenti potrebbe esserne messa in discussione la legittimità.

Glielo chiederanno in mattinata.