Disavanzo milionario, Corsi ci mette il dito ma gli ricordano il ‘tradimento’

Il Consiglio comunale di Ceccano dà fuoco alle polveri dei livori dell'ultima campagna elettorale sfociata nel Caligiore-bis. E diventa teatro per il duello fra l'assessore Gizzi e il candidato sindaco sconfitto.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

«Non possiamo fare campagna elettorale eterna nel Consiglio comunale di Ceccano. Le cause che hanno determinato il disavanzo di amministrazione sono da individuare prevalentemente nel disavanzo tecnico. Disavanzo determinatosi in seguito all’entrata in vigore dell’armonizzazione contabile. E all’alta incidenza del fondo crediti di dubbia esigibilità. Questo avendo dovuto accantonare sette milioni di euro». L’assessore Stefano Gizzi lo scrive da mesi su tutti i muri “social”. Non ci dorme la notte e lo ha ribadito anche nella seduta dell’assise di ieri. Entro il 2022, in ogni caso, il Comune di Ceccano dovrà ripianare un disavanzo tecnico di quasi tre milioni e mezzo di euro.

Detto così, ci si comprende poco o nulla. Proviamo a tradurre quello che l’assessore, facendo appunto l’assessore, dà per scontato. Uno: c’è un disavanzo nei conti del Comune, un buco, non un ammanco (cioè qualcuno si è sperperato i soldi), in pratica manca una quota di soldi per chiudere pareggiare.

Stefano Gizzi

Due: il disavanzo lo ha creato l’introduzione di quella che l’assessore Gizzi chiama armonizzazione contabile. E che è? Lezione al primo anno di Finanza Pubblica: il primo Bilancio falso è quello dello Stato; il postulato di questo teorema dice che prima i Comuni mettevano in Bilancio la previsione di raccogliere dieci milioni d’euro dai parcheggi a pagamento e nessuno poteva mettere in discussione la previsione, tanto bastava ad autorizzare dieci milioni di spese (vere) a fronte di dieci milioni d’entrate (farlocche). Poi venne la norma Monti sull’armonizzazione: fine delle cifre farlocche: ci si armonizza con i criteri di contabilità vigenti in Europa. Tra un anno e l’altro si crea uno scalino: è quello che Gizzi chiama conseguenza dell’armonizzazione contabile.

In soldoni? Mancano 3 milioni.

Tre milioni di disavanzo

Perché? Lo spiegano quelli bravi. I residui passivi, ossia la differenza tra gli impegni di spesa e i pagamenti realmente effettuati, hanno superato i residui attivi. Ovvero la differenza tra le entrate previste e quelle incassate.

La ricetta? Spending review, recupero dell’evasione sui tributi locali e riscossione dei crediti vantati dall’ente. In poche parole, economie di spesa e maggiori entrate. Lo ha spiegato anche Gizzi, perché era delegato al Bilancio nella passata Giunta guidata dal sindaco Roberto Caligiore. Ora ai numeri, però, ha preferito badare direttamente il primo cittadino.

Il sindaco di Ceccano Roberto Caligiore

Tra i Flop del giorno di ieri, visto che deve ancora riprendersi totalmente dalla sconfitta al primo turno contro Caligiore, c’è il consigliere di opposizione Marco Corsi. Che è il candidato sindaco sul quale hanno puntato il Pd ed il Psi, spaccando il centrosinistra (la sinistra ha votato Emanuela Piroli, ed anche una parte di Pd e Psi si sono aggiunte facendo voto disgiunto. Non abbozzavano Corsi perché era stato il Presidente del Consiglio nel governo cittadino di centrodestra, il Caligiore 1).

In sala consiliare ha tenuto a precisare che «il disavanzo è prevalentemente e non completamente tecnico». Questo per motivare il suo “no” al bilancio di previsione triennale. Come a dire: il Caligiore 1 non è esente da colpe.

Apriti cielo. «Hai votato a favore di tutti i precedenti bilanci»: così hanno inveito all’unisono i rieletti in maggioranza contro l’ex presidente del Consiglio. Rinfacciandogli di essere tra i nove dimissionari che un anno fa staccarono la spina alla prima amministrazione Caligiore determinandone la caduta ed il ritorno al voto. (Leggi qui Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco).

“Solo gli stolti non cambiano idea”

Corsi, anche nell’occasione, si è affidato alle sue ormai rituali parole. «Solo gli stolti non cambiano idea».

E Gizzi non si è morso la lingua. «Hai detto per mesi e mesi ‘bravissimo’ al commissario prefettizio. E ora voti contro il bilancio approvato da lui».

Marco Corsi

L’attenzione di Corsi, non solo in materia di contenimento della spesa, è andata a finire all’improvviso sul nuovo Ufficio Staff del sindaco Caligiore. «Vorrei conoscere unità, spese annue, monte ore e titoli professionali dei membri della segreteria».

Evidentemente non ritiene che siano tutti all’altezza dell’incarico. I decreti di nomina di Luana Compagnone, Giulia Bartoli e Fabio Massa sarebbero stati pubblicati da lì a poco sull’albo pretorio online.

«Voglio rassicurare tutti sul discorso dei costi – ha replicato un irritato Caligiore -. Costa come prima, non ci sono stati aumenti, non c’è stato nulla. Lo ha detto Gizzi perché io non l’ho mai detto, l’amministrazione con me ha risparmiato oltre centomila euro in quattro anni e mezzo sulla mia parte stipendiale».

Piroli la ‘terrorista pontina’

Come ha fatto il sindaco, luogotenente ed elicotterista dei Carabinieri a risparmiare così tanto? Non ha chiesto l’aspettativa: ha continuato a lavorare e così il suo stipendio non è pesato sulle spalle dei cittadini. Neanche per il suo secondo mandato del resto.

In precedenza l’altra ex sfidante di Caligiore, Emanuela Piroli, aveva lamentato di essere stata definita «bugiarda e terrorista» dallo stesso Gizzi. Aveva parlato di passati e prossimi aumenti dei tributi comunali per mettere “pezze” al bilancio comunale.

Emanuela Piroli

«Dove sta scritto che aumentiamo le tasse?», ha tuonato l’assessore leghista. Al quale ha fatto eco il sindaco Poi la frecciatina di Caligiore: «Quando viene detto che le tasse non sono state abbassate è un errore. E mi dispiace che lo dici tu, cara consigliera Piroli, in quanto sei residente a Terracina e non paghi neanche le tasse in questa città. Noi le abbiamo abbassate, abbiamo abbassato le bollette della Tari».

Cosa intendeva dire? Per via della norma sull’esclusivo domicilio a Ceccano, Emanuela Piroli non si è potuta neanche votare da sola quando si è candidata a sindaca. 

Il debito Saf

A proposito di rifiuti, il secondo Consiglio della seconda Era Caligiore si è arroventato sulla discussione legata al al debito con la Saf, la società pubblica costituita dai Comuni della provincia di Frosinone per gestire le immondizie.

C’è un debito legato al conferimento dell’immondizia presso l’impianto di Colfelice. Più di un milione di euro da versare entro lo scorso mese di agosto affinché la Società Ambiente Frosinone rinunciasse a oltre 300mila euro di interessi e non procedesse con l’apposito decreto ingiuntivo emesso dal tribunale.

Una delle svariate tegole cadute sulla testa dei sindaci dei comuni soci-clienti. Quella ceccanese è dovuta per metà all’amministrazione guidata dal sindaco Psi Antonio Ciotoli e per metà al Caligiore 1

Riccardo Del Brocco

In materia di Saf è scattata inevitabilmente la “lectio magistralis” dell’assessore all’Ambiente Riccardo Del Brocco: “Ho avuto il privilegio e la fortuna di lavorare lì per tre anni, quindi avevo un osservatorio privilegiato a tanti di voi. – ha premesso prima di offrire il suo quadro – Si vede un debito effettivo, ma magari si dimentica la genesi di quel debito. L’umido non viene trattato più a Colfelice, ma viene trasferito altrove. La Regione Lazio ha cambiato le tariffe in questi anni e, se prima una tonnellata costava all’incirca 80 euro, oggi è arrivata a 140”.

E una serie di dati che non possiamo far finta di ignorare. C’è un dato di fatto che non può essere smentito da nessuno. C’era un debito fatto dalle amministrazioni di centrosinistra, Ciotoli in particolare, c’è un piano di rientro targato Maliziola mai onorato e poi il subentro dell’amministrazione Caligiore, che non lo ha onorato totalmente ma qualche rata ha iniziato a pagarla. Quindi c’è chi il debito lo fa, chi promette di pagarlo e non lo fa, e chi inizia a pagarlo”.

Da qui la tesi finale: quelli di prima, che sono anche quelli di adesso, hanno accumulato un debito di mezzo milione di euro perché quelli che c’erano ancor prima non hanno pagato il loro. 

Il caso Tonino Aversa

Tonino Aversa

Affatto sorprendente in Consiglio il “Caso Tonino Aversa”.

Chiedo di non essere indicato nelle commissioni consiliari per motivi personali, di non essere votato e di non partecipare alla votazione”, ha detto il consigliere di minoranza al presidente dell’assise Fabio Giovannone prima di abbandonare l’aula consiliare.

Aversa, eletto nella lista “Marco Corsi Sindaco”, è ormai da ritenersi di fatto indipendente. Si dichiarò tale anche all’inizio della precedente consiliatura, quando conquistò uno scranno dopo essersi candidato in una lista a supporto dell’allora aspirante sindaco Gianni Querqui. Poi fece da “stampella” alla zoppicante amministrazione Caligiore, ottenendo la delega all’Urbanistica e l’assessorato al commercio per la sodale Arianna Moro. Infine, dimissionò il sindaco assieme a Corsi e sette consiglieri di opposizione.

È chiaro che il ruolo in minoranza risulti stretto al presidente provinciale del Collegio dei Geometri. E ha già dimostrato che, all’occorrenza, può anche cambiare fronte perché anche lui, come Corsi, è pur sempre un uomo di centrodestra. 

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