La guerra di Sacco alla Mad: via all’esproprio della nuova discarica

Due procedure di esproprio sull'area nella quale realizzare la nuova maxi discarica a Roccasecca. Le ha avviate il Comune per "opere d'urgenza e pubblica utilità". In pratica, impedire i lavori. L'annuncio nel corso della Conferenza dei Servizi

La dichiarazione di guerra è tra le righe di un documento inviato alla Regione Lazio, al Ministero per i Beni Culturali,  all’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino Meridionale. Una copia per conoscenza è stata girata anche al Quirinale ed a Palazzo Chigi, nonché al prefetto di Frosinone Ignazio Portelli. Il documento è il 12.942 del Comune di Roccasecca ed annuncia l’avvio dell’iter per espropriare la nuova discarica quella che sta per nascere a ridosso degli altri quattro invasi già esauriti.

L’ingresso del moderno impianto Mad

Le dimensioni del progetto lo lasciano intuire: la nuova discarica per la quale sono state chieste le autorizzazioni a Regione Lazio e Ministeri vari è talmente vasta da poter soddisfare ad occhi chiusi le esigenze di Roma per alcuni anni. Se fosse tarata sulle necessità della sola provincia di Frosinone basterebbe per decenni.

L’impianto di Colleferro si sta esaurendo e l’amministrazione comunale ha già fatto iniziare i lavori post mortem. A Roccasecca non c’è più spazio e per non innescare il caos è stata autorizzata la costruzione di una collinetta fatta di spazzature lavorate. Roma Capitale continua a non muovere un dito ed a non realizzare uno solo degli impiuanti indispensabili per il suo ciclo dei rifiuti. In mattinata si è riunita la Conferenza dei Servizi, cioè il tavolo con tutti gli enti che hanno competenza sull’argomento. All’ordine del giorno: per verificare la possibilità di realizzare il quinto invaso a Roccasecca, pochi metri prima dei confini di San Giovanni Incarico e di Colfelice.

Il colpo di scena

I lavori della Conferenza dei Servizi si sono conclusi intorno alle 13.30. Con un colpo di scena. Il Comune di Roccasecca ha annunciato di avere avviato due iter per l’esproprio dei terreni sui quali si vuole realizzare la nuova discarica.

Il sindaco Giuseppe Sacco

Il primo esproprio è stato motivato dal fatto che su una parte di quell’area c’è una frana: «L’ha certificata Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione dell’Ambiente e la Ricerca Ambientale – ha detto il sindaco Giuseppe Sacco – . La frana minaccia una strada pubblica che verrebbe addirittura investita dal quinto bacino. Noi abbiamo la necessità di svolgere i lavori sulla strada: precauzionalmente l’abbiamo chiusa ed abbiamo avviato l’iter per l’esproprio e l’occupazione d’urgenza».

Non basta. Un’altra porzione dell’area interessata dal progetto «Serve al Comune per realizzarci un’isola ecologica – ha proseguito il sindaco -. E poiché ci è necessaria per pubblica utilità, la espropriamo».

La discarica per Roma

Il sindaco ha messo nero su bianco che la discarica di Cerreto serve più a Roma che alla provincia di Frosinone.

Ha ricordato ancora una volta i vincoli messi dal Ministero dei Beni Ambientali. E l’incongruenza con il Piano Provinciale: che individua Cerreto come area non idonea ad una nuova discarica. Poi ha evidenziato come sia ancora pendente la vicenda giudiziaria sulla sopraelevazione del IV bacino: la collinetta fatta con i rifiuti lavorati.

Nella relazione consegnata alla Conferenza dei Servizi, il sindaco ha ricordato che il Consiglio dei Ministri a marzo 2019 ha deliberato la prosecuzione della collinetta-discarica. Limitando però il gestore privato Mad ad un’altezza di soli 10 metri e ad una proroga di soli 14 mesi. «Scadranno nel mese di maggio 2020 – ha ricordato Giuseppe Sacco ed alla scadenza, nessuna attività potrà più essere autorizzata in località Cerreto». 

L’area con i bacini esauriti

Nonostante i vincoli posti da Palazzo Chigi non risulta che ad oggi sia stata avviata la realizzazione di una soluzione. In pratica, nessun impianto alternativo nella quale sistemare i rifiuti di Roma. E – a quel punto – anche della provincia di Frosinone. «Ma, guarda caso, si ipotizza ancora una volta un nuovo impianto a Roccasecca che, probabilmente, si vuole individuare come funzionale all’ATO di Roma. E non si portano a termine gli altri progetti in itinere che riguardano proprio l’ATO di Roma». 

Gli indizi ci sono tutti. Le procedure di esproprio anche.

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