Il dito e la luna (di A. Porcu)

Il falso problema dei versamenti non fatti dai Parlamentari a Cinque Stelle. Il vero problema della truffa. E lo scandalo che sta per esplodere. Il problema del dito e della luna. Che molti fingono di non vedere.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Un antico proverbio orientale dice che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito. È un po’ quello che sta accadendo in questi giorni con la storia della Rimborsopoli a Cinque Stelle.

Di fronte ad alcuni dei sacerdoti della chiesa grillina scoperti con le mani nella marmellata, i fedeli del rito a Cinque Stelle hanno avuto tutti la stessa reazione: che varia dal ‘Almeno questi restituivano qualcosa‘ per arrivare al ‘Gli altri hanno rubato da prima‘.

Risposte che guardano e strillano verso il dito. Per evitare che si guardi la luna.

La luna è composta da una serie di elementi.

 

I NON CONTROLLI

Non sono stati i controlli interni del M5S a scoprire che alcuni suoi Parlamentari truffavano. Sia detto con orgoglio di appartenenza alla categoria, sono stati i Giornalisti. Dimostrando che alcuni Parlamentari fingevano di fare con puntualità il bonifico mensile per rifiutare sdegnosamente parte del loro esagerato stipendio. Ma in realtà, appena stampata la ricevuta dell’operazione, annullavano il bonifico: esibivano la ricevuta e si tenevano i soldi.

Il problema non è se abbiano versato tutto o meno: è la ricevuta falsa, la furbata fatta per fregare dirigenti ed iscritti. In una parola: la disonestà.

È emerso così che al M5S non esistevano controlli e fregava zero di controllare se oltre alle parole ci fossero poi i fatti ed effettivamente si facessero i versamenti. Nel Pci (dalle cui delusioni per la mancata rivoluzione proletaria provengono molti degli attuali grillismi) c’era analogo obbligo di versamento mensile e poi il Partito provvedeva a gestire: mai nessuno ha neanche provato ad inguattarsi i soldi facendo un falso bonifico, perché il controllo interno era reale. Dopo il Pci è stata un’altra storia.

 

IL VERO BUSINESS

Lo scandalo vero non è ancora esploso. Perché il vero business è un altro. Non sono i soldi che i parlamentari M5S fingevano di versare e poi esibivano la copia di un bonifico che in realtà era stato annullato appena stampata la ricevuta.

Il vero business sono i rimborsi ottenuti mese per mese dai Parlamentari e che poi devono essere giustificati: pranzi, cene, viaggi, computer, generiche ‘attività svolte nel collegio’. Sono migliaia e migliaia di euro al mese, chiesti ed ottenuti dai parlamentari a Cinque Stelle né più né meno degli altri.

Non è illegale. Ma è quantomeno inopportuno che venga fatto da persone impegnate a strillare contro la Casta e poi una volta entrati nel Palazzo si sono rimesse in tasca l’apriscatole per accomodarsi a tavola. Né più né meno degli altri.

Dall’inizio della legislatura a dicembre 2017 i Parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno avuto più di 50 milioni di euro a titolo di rimborsi. I soldi gli sono stati dati in anticipo e loro hanno restituito la parte che non hanno potuto giustificare tra ristorante, treno, aereo, iniziative e drink per incontrare gli elettori ed un imbarazzante elenco di benefit, valido per loro come per tutti: tutto rim – bor – sa – to a parte, oltre allo stipendio. Nè più né meno degli altri.

Qualche nome. Nelle prossime ore verrà reso noto un altro lavoro condotto dai Giornalisti. I quali hanno scoperto che la deputata “Marta Grande per la sua casa ha pagato 132 mila euro: una media di 2.200 euro al mese. Lello Ciampolillo, fino a ottobre 2017, ha speso 90 mila euro in hotel e 70 mila euro di trasporti, tra cui 28 mila euro di taxi. Mattia Fantinati ha pagato circa 39 mila euro in pranzi, cene e bar. Mentre 28 mila euro sono le spese in generi alimentari di Carlo Martelli.

I conti dell’onorevole Luca Frusone (leggi qui Gli stipendi dell’onorevole: tutto Frusone euro per euro) li abbiamo pubblicati nelle ore scorse. Tutto limpido. Tutto legale. Sta agli elettori giudicare se sia in linea con la promessa che hanno ricevuto in cambio del loro voto: che era quella di combattere la Casta e promettere di vivere a Roma con 2mila euro al mese.

 

 

ALMENO RIMBORSAVANO

La giustificazione che molti aderenti alla chiesa a Cinque Stelle stanno dando è che “Almeno questi qualcosa la rimborsavano“. Ancora il dito, fingendo di non vedere la luna.

Il problema non è se hanno restituito o meno. È se si sono guadagnati quei soldi.

Nessuno si è mai sognato di dire che è troppo lo stipendio di Sergio Marchionne: qualsiasi importo abbia è sempre poco per uno che ha salvato l’industria automobilistica in Italia ed alcune decine di migliaia di stipendi ad altrettanti padri e madri di famiglia. Fanno molta più rabbia i mille euro che percepiva il postino scoperto a non consegnare per anni la corrispondenza: Marchionne i suoi milioni se li è guadagnati, il postino no.

I nostri Parlamentari se li sono guadagnati i loro stipendi? Come si chiama quel signore che tre o quattro anni fa ha ottenuto la riapertura della ex Marazzi ad Anagni, spianando la strada al salvataggio della Ideal Standard di Roccasecca di cui oggi si firma la compravendita?

Ai circa 500 padri di famiglia di Anagni e Roccasecca che quel politico ha salvato, gliene frega qualcosa se quel senatore ha versato qualcosa nel fondo a cui versano i sacerdoti grillini? Oppure ha versato molto di più facendo il suo dovere, attivando la sua capacità di interlocuzione e salvando 500 stipendi?

 

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