I mille volti di don Emilio Iafrate (di F. Dumano)

Foto: copyright Archivio Piero Albery

Don Emilio Iafrate, il parroco e l'insegnante. L'educatore e l'organizzatore di tante iniziative. Il confidente ed il suggeritore. Il politico nell'ombra e l'uomo. I tanti volti di un religioso che ha segnato una generazione.

Fausta Dumano

Scrittrice e insegnante detta "Insognata"

È stato uno dei ‘proprietari’ più famosi di quel salotto che fu piazza Municipio ad Arpino. Oggi a don Emilio sono dedicati una piazza nel quartiere Vignepiane e un campo sportivo.

Don Emilio ha cresciuto e ha insegnato a generazioni di studenti, ci ha educati tra i banchi di scuola e fuori. Il parroco di San Michele, la chiesa che si affaccia imponente in piazza.

Don Emilio, ricordi in bianco e nero, che il sabato pomeriggio ci ‘istruiva’ sui misteri della fede, il catechismo. E don Emilio che ci apriva l’ex chiesa di San Carlo, uno spazio per i giovani dove si poteva anche fare teatro. O don Emilio che raccoglieva non solo i giovani del liceo, ma la gioventù.

Era, ricordi in bianco e nero, uno dei pilastri dell’ aggregazione. Don Emilio Iafrate era anche il mare, prima o poi ti portava a casa sua a Terracina, in quegli anni Terracina potevi chiamarla ”Arpino marittima”, in tanti avevano la villa al mare. Io sono sempre stata Sabaudiana, ma un salto da don Emilio era un must.

Don Emilio e il pallone erano un binomio, tanto che gli hanno intitolato il campo di calcio. Ma c’era anche don Emilio e la politica: negli anni ruggenti della Democrazia Cristiana lui era dietro le quinte, uno dei massimi interpreti e con la sua ‘benedizione’ si apriva la carriera politica. Il circolo giovanile Libertas era indirettamente una sua creatura. In quegli anni eravamo divisi tra Libertas e Arci ma eravamo in tanti ad essere poi comunque attirati da don Emilio.

Ricordi in bianco e nero, fare il chierichetto di Don Emilio era uno status simbolo. Don Emilio e le benedizioni pasquali potrebbe essere un film. Don Emilio era il confidente anche delle pene d’amore.

Ricordi in bianco e nero don Emilio era anche un bell’uomo, tanto che una volta fu travolto dal chiacchiericcio di lettere inviate a suo nome ad una bella fanciulla. Ma il chiacchiericcio svani nel nulla.

A restare è tutto ciò che ha insegnato e lasciato negli animi ma anche nell’educazione di un’intera generazione. Tanto. Al punto che non basterà a ricordarlo né questa litania né uno dei magnifici scatti in bianco e nero preso dall’archivio di Piero Albery.

 

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