Dormi tranquillo, presidente Buschini

Cosa c'è dietro alla decisione del Comune di Fiuggi che oggi ha ritirato la richiesta di congelare l'elezione di Mauro Buschini a presidente dell'Egato. La motivazione giuridica. Ma più ancora quella politica. Che autorizza l'attuale presidente a dormire sonni tranquilli

Indietro non si torna, indietro non c’è terra. E nemmeno a qualcuno conviene fare retromarcia. A partire dal centrodestra che ora governa la Regione Lazio. È il primo al quale non conviene rinnegare la norma diventata operativa a fine 2022 con l’istituzione degli Egato, gli enti che hanno il compito di fare ordine sulla raccolta dei rifiuti in ogni provincia organizzandola in maniera centralizzata e superando l’attuale divisione dove – nei fatti – ogni Comune si organizza per sé o al limite per il suo circondario.

Si spiega così la decisione comunicata oggi dal Comune di Fiuggi ai giudici del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio. Il sindaco Alioska Baccarini aveva impugnato la norma grazie alla quale Frosinone era partita per prima, riunendo i sindaci ed eleggendo presidente del suo Egato Mauro Buschini. Che per andare ad occuparsi del nuovo ente si è dimesso da Consigliere Regionale. (Leggi qui: Baccarini mette nel mirino Buschini: “La nomina è nulla, il Tar lo revochi”).

La rinuncia di Fiuggi

Alioska Baccarini

In mattinata doveva tenersi la Camera di Consiglio: cioè i giudici amministrativi dovevano riunirsi e valutare la richiesta di sospendere tutti gli atti assunti dalla Regione Lazio per dare vita all’Egato di Frosinone. Il che però avrebbe avuto conseguenze a cascata sugli altri Egato nelle altre province del Lazio. Che – a differenza di quello di Frosinone – non sono stati ancora costituiti.

Perché? L’allora presidente reggente della Regione Daniele Leodori, a dicembre ha preso atto che Fratelli d’Italia e Lega si erano rimangiate l’accordo regionale dal quale era partita la convocazione dei sindaci per istituire gli Egato provinciali. Ed aveva congelato tutto: consegnando la questione al governo regionale che fosse uscito dalle elezioni di febbraio. Nel frattempo Frosinone però era partita.

E su quell’unico Egato si è concentrata l’iniziativa di Fiuggi. Sospendere o non sospendere l’assemblea? Sospendere o non sospendere l’elezione di Buschini? I giudici chiamati oggi a decidere non hanno potuto farlo. Perché hanno dovuto registrare la rinuncia da parte del ricorrente. In pratica: Fiuggi non chiede più di congelare tutto.

In termine calcistico: palla lunga e pedalare. La questione verrà affrontata quando non si entrerà nel merito.

Il nodo giuridico e quello politico

Daniele Leodori (Foto: Andrea Panegrossi © Imagoeconomica)

Le contestazioni mosse dal Comune di Fiuggi essenzialmente vertono su alcuni punti precisi. Il primo: la giunta regionale stava andando al voto, Nicola Zingaretti era già transitato a Montecitorio e pertanto la giunta doveva limitarsi ad atti ordinari evitando quelli ‘discrezionali’. Altro punto: la carenza di trasparenza e motivazione nella determinare le quote in cui l’Egato di Frosinone è stato diviso tra i vari Comuni.

Nelle controdeduzioni predisposte dal professor Francesco Scalia si spiega in maniera limpida che l’Egato non è stato un capriccio della Regione Lazio. Ma una legge nazionale. E che tornare indietro significa andare contro una Legge dello Stato Italiano. Applicata in buona parte delle altre Regioni.

La spiegazione politica sulla decisione di Fiuggi sta proprio in questo. E cioè: al centrodestra che governa il Lazio la legge sugli Egato conviene. Perché ora dovrà indicare i presidenti di Latina, Rieti, Viterbo, Roma Urbe e Roma città metropolitana. Non è questo il momento per tagliare presidenze. Ed andare incontro ad un conflitto tra poteri dello Stato: cioè la norma nazionale sugli Egato e l’eventuale niet regionale del Lazio.

Proprio per questo, Mauro Buschini può dormire sonni tranquilli.

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