Draghi, i proci ed i ballottaggi

Cosa c'è dietro alla scissione capitanata da Luigi Di Maio. E che fine farà. Giornata di ballottaggi: e questa volta il pronostico è facile

Franco Fiorito

Ulisse della Politica

In principio furono i responsabili, poi divennero i volenterosi: li ricordate capeggiati dal Carneade senatore Lello Ciampolillo. Oggi hanno un altro nome ma ogni volta che un esecutivo rischia di vacillare ondate variabili di parlamentari colti dal presunto senso di responsabilità nei confronti del Governo di turno si offrono, con la stesso disinteresse che contraddistingueva la banda degli onesti di Totò, per sostenere il governante di turno, animati da puro slancio nazionalistico ed amore per la cosa pubblica.

Lo ha capito bene quel genio incompreso di Gigino Di Maio che preso da doti divinatorie ed anticipando i tempi ha creato un nuovo gruppo dalle ceneri dei Cinque Stelle con il nobile scopo di preservare il Governo Draghi (che veleggia con una maggioranza di circa il 90% dei parlamentari) dalle reprobe azioni di Giuseppi Conte reo di aver mosso alcune critiche alle politiche governative.

Ora, al di là del ridicolo in se della cosa, io proporrei di chiamarli stavolta invece che responsabili, volenterosi, salvatori della patria o quant’altro, semplicemente I Proci.

I Proci di Draghi

Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica

Non si allarmino le associazioni ultracattoliche: faccio riferimento ai Proci dell’Odissea il poema omerico, i principi di Itaca e delle isole vicine, che, installatisi come pretendenti di Penelope nella casa di Ulisse durante l’assenza dell’eroe, ne dilapidavano i beni. E vi spiego facilmente il perché.

In tutte le altre oscene operazioni parlamentari del genere, la foglia di fico che muoveva le nobili intenzioni dei congiuranti era sempre una crisi di governo esistente o imminente. Questa giustificava la presa di coscienza dei parlamentari sul mercato i quali, con estremo spirito di sacrificio e grondanti di responsabilità da tutti i pori, immolavano la loro fede politica e la loro credibilità personale al credo più alto della stabilità di governo.

Questa è la prima volta che si crea un gruppo di importanti dimensioni con le stesse finalità ma senza che vi fosse nessuna crisi in atto. Il povero Conte  aveva solo osato fare dei distinguo su alcune politiche governative ma mai aveva votato contro o minacciato crisi.

Ed allora comunque il neonato gruppo parlamentare, da nessun evento stimolato, è nato con caratteristiche diverse. Sempre quelle finte di garantire stabilità, ma esattamente come i proci si insediarono inamovibili nel palazzo di Itaca a presidiare i beni e le ricchezze di Ulisse assente, così i parlamentari di Di Maio si sono piazzati, insalutati ospiti, a presidio del Governo con le stesse millenarie nobili intenzioni dei proci: restare stabilmente a magnare e bere nel palazzo fino a che vi siano risorse disponibili.

Il pretesto della mozione

Giuseppe Conte

Eccoli dunque i novelli proci profondersi nella difesa d’ufficio di Draghi minacciato da Conte di non votare una mozione sull’Ucraina. Una difesa spinta fino al punto di lasciare il Partito per scongiurare tali azioni.

Peccato che come i migliori film comici alla fine Conte abbia votato la mozione con tutti i Cinque Stelle vanificando il motivo del contendere. Ma Di Maio, che già aveva preparato il piano, ha rotto lo stesso! Ma come quello la mozione la vota e tu rompi? Eh si porello si era preparato questo schema e non aveva il piano B allora ha proceduto lo stesso. Si sa due ragionamenti insieme Di Maio li sopporta a fatica.

Così come Antinoo, il capo dei proci, si è messo alla testa dei neo fedelissimi draghiani certo della benvolenza del capo. Anzi dei capi perché è di tutta evidenza che un’operazione del genere non la puoi fare senza l’assenso e la complicità di Draghi e di Mattarella. E così esattamente come Antinoo, mostra il suo volto truce e prevaricatore dominando la scena di palazzo pronto ad approfittare di tutti i beni presenti in esso.

Ma Di Maio che non è intelligentissimo ma neanche stupido avrebbe dovuto studiare gli effetti di questi gruppi e gruppetti nati solo per esigenze parlamentari, che dire tipo Alfano, Mastella e compagnia cantante, che alla prova del voto sono scomparsi immediatamente. Esattamente come Antinoo che al ritorno di Ulisse fu ucciso per primo, trovando nessuna solidarietà tra gli altri compagni proci presenti.

Il destino degli scissionisti

Luigi Di Maio al Bristol (Foto: Alessia Mastropietro © Imagoeconomica)

La fine la sapete Ulisse torna e li ammazza tutti uno ad uno e la fine politica di questo gruppo non sarà dissimile. Forse si salverà solo Gigigno perché è furbastro e vedrete si butterà nelle braccia del Pd che chiamava “il Partito di Bibbiano” per garantire un seggio per se e pochi fedelissimi.

Qui poi si dovrebbe aprire un altro triste capitolo a parte Bibbiano e “il mai col Pd” smentito poche settimane dopo. Ma vogliamo ricordare che espressioni e che linguaggio usava Di Maio, leader 5 Stelle contro i suoi avversari ed oggi alleati e soprattutto contro coloro che cambiavano Partito?

La rete è piena di video contro Di Maio considerato un traditore voltagabbana, ma non lo insultano loro direttamente, per insultarlo usano il video che egli stesso pubblicò contro coloro che cambiavano Partito dopo essere stati eletti, ricoprendoli di insulti e contumelie con un piglio scandalizzato degno della migliore commedia di Eduardo.

Scene talmente assurde che si faticherebbe a credere siano vere e avvenute non a millenni di distanza ma solo  quattro cinque anni fa.

L’ansia da terzo mandato

Lucia Azzolina (Foto © Filippo Attili, Imagoeconomica)

Perché diciamoci la verità Gigino e tutta la sua compagnia di proci hanno avuto la fortuna di essere eletti parlamentari sotto i vessilli grillini ma loro un voto non lo hanno nemmeno a pagarlo. Non li votano nemmeno al condominio di casa. E dunque questa è l’ennesima operazione poltronistica e di disperazione.

Basti vedere che lo seguono quasi tutti quelli che col secondo mandato non avrebbero potuto fare il terzo e molti dei protagonisti in negativo del governo. Basti guardare Sileri ed il disastro fatto sul covid, la Azzolina con i suoi banchi a rotelle e la distruzione della scuola, Spadafora meteora infranta dello sport. Basta per farvi capire.

Ma oggi per fortuna non è solo giorno di fantapolitica oggi in Italia si votano i ballottaggi. Un avvenimento visto che votare ormai è diventato un evento raro.

Giorno di ballottaggi

Dalla politica plastificata dei Proci si passa a quella reale. Quella dei voti. Dove l’elezione te la guadagni. E tutti aspettiamo il risultato del capoluogo dove ad esito del primo turno si contendono la poltrona di primo cittadino Riccardo Mastrangeli e Domenico Marzi.

Due ottimi candidati molto conosciuti. Il primo ha sfiorato la vittoria al primo turno e deve fare i conti con le insidie del ballottaggio e dell’affluenza ma si presenta forte di un cospicuo vantaggio. Il secondo indietro nel primo turno ma persona di spessore capace di tentare la rimonta. Le settimane sono corse sul filo del nervosismo e degli attacchi con un pathos altissimo. Finalmente un po’ di politica direi confrontandola con le paludate dichiarazioni dei fagiani alla Di Maio.

Ma in gioco non c’è solo la poltrona del sindaco. Vincere a Frosinone è essenziale in chiave di leadership. È evidente che la vittoria di Mastrangeli evidenzierebbe il trionfo del centrodestra. Consoliderebbe la leadership dei suoi dirigenti in particolare di Nicola Ottaviani che è stato motore instancabile di questa campagna. E ne rafforzerebbe in maniera determinante le ambizioni parlamentari all’interno del partito e della coalizione. 

Ma anche Marzi in caso di clamorosa rimonta tornerebbe in auge alla grande glorificando anche l’azione di Francesco de Angelis che incontrastato leader della scena progressista incasserebbe una vittoria in rimonta in condizioni molto difficili.

In caso contrario, quello di sconfitta invece, vorrebbe dire la prematura defunzione dell’ambizioso progetto di campo largo. Molto pubblicizzato e divulgato ma che rischierebbe di fallire alla prima vera prova elettorale. E di non essere più un modello attrattivo e potenzialmente vincente anche in altre realtà.

Doppio pronostico

Allora a questo punto raddoppio e mi sento di fare non uno ma due pronostici

Il primo è questo: non affezionatevi ai Proci di Di Maio perché alla prima elezione fortunatamente spariranno, grazie agli elettori, dalla scena politica.

Il secondo sulle Comunali che l’altra volta avevo pronosticato in maniera velata ed un po’ nascosta ma compresa da alcuni amici.

Stavolta sarò molto più chiaro e vi dirò senza tema di smentita che con certezza assoluta le elezioni di Frosinone le vincerà il candidato il cui cognome inizia per M! Vedrete che, come sempre, non mi sbaglio.

(Leggi qui tutti gli articoli di Franco Fiorito).

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright