I droni di Latina, i fondi perduti di Frosinone (La differenza tra chiacchiere e fatti)

Deve esserci un motivo. Deve esserci un motivo se a Latina fanno la fila per sottoporre idee, lì dove devono essere esaminate. Ci deve essere una ragione se spingono, sollecitano, chiedono. E lo fanno guardando avanti e in alto. Come nel caso della richiesta di realizzare a Latina la scuola nazionale per il brevetto da pilota di droni.

Non quelli con cui giocare sui monti di Prato di Campoli. Bensì quelli che oggi ancora non esistono me che tra pochi giorni diventeranno necessari: droni con i quali i Vigili del Fuoco esploreranno le montagne alla ricerca di principi d’incendio o daranno la caccia ai piromani che li hanno innescati. Quelli che useranno gli agricoltori per ispezionare i campi e verificare che le coltivazioni stiano crescendo in maniera omogenea, intervenendo in tempo se qualche area presenta difficoltà. Quelli con i quali i carabinieri e la polizia faranno controlli del territorio. Quelli con i quali gli amministratori di condominio ed i geometri ispezioneranno le zone meno accessibili sui palazzi, risparmiando l’affitto delle costose piattaforme. Occorre gente qualificata ma soprattutto certificata per manovrarli.

A Latina lo hanno capito. E si sono mossi per tempo, prima di molti altri.

A Frosinone invece la fila è in altri uffici. E’ in quelli dove una volta si erogavano i finanziamenti a fondo perduto. E’ dove si realizzava il progetto ‘alza il capannone e scappa’. E’ dove si doveva ungere la ruota affinché l’ingranaggio camminasse e poco importava se alla fine del meccanismo si pestava l’acqua con il mortaio. Importante era che ci fosse gente al lavoro in modo che dovessero ringraziare chi li aveva messi vicino a quel macchinario. Che il proprietario del macchinario, spesso arrivato dal Nord attratto dai fondi (perduti) della Cassa per il Mezzogiorno, avesse il suo lauto margine, spesso ottenuto ungendo e non perché l’acqua pestata servisse davvero. E siccome la fila è lì, dietro al bancone si trova ancora qualche vecchio imbonitore pronto a promettere il nulla, con cui riprendere a produrre il nulla, lasciando nulla al territorio.

A Frosinone non lo hanno ancora capito in molti. E continuano a fare la fila nel posto sbagliato.

Ci deve essere un motivo però se nei giorni scorsi il Financial Times, non La Gazzetta della Parrocchia, ha indicato, tra le centinaia di migliaia d’imprese aperte in Ue, un’azienda di Cassino tra quelle più innovative. (leggi qui il miracolo Sitim di Cassino) . Come ha fatto un’azienda, nel pieno della crisi che ha falciato il settore Auto, a reinventarsi: sviluppare fari led per macchine ma anche per lampioni e illuminazione aziendale? Come è riuscita a pensare a nuovi sistemi per la verniciatura? Cosa le ha consentito di rivoluzionare il suo modo di fare le saldature?

Ci deve essere un motivo se alcuni imprenditori, finita la Cassa per il Mezzogiorno, hanno sbullonato gli impianti per spostarsi poco più in la in Campania. E altri, quelli del territorio, sono rimasti dov’erano. Perché questa è casa loro e la battaglia hanno voluto combatterla qui. Ci deve essere un motivo se i migliori vanno avanti e chi non innova ma si adagia sui successi del momento, poi viene sorpassato.

Ma non c’è un motivo per cui le strade che portano alle industrie della provincia di Frosinone debbano essere segnate da buche tali da rovinare il prodotto. Non c’è un motivo per cui internet sia a livello del 56k di dieci anni fa. Non c’è un motivo per cui il lavoro debba essere affidato a chi non lo sa fare ma ha l’entratura giusta.

Ci sarà un motivo, invece, per il quale Latina ottiene il Dea di secondo livello e Frosinone no.

Ci sarà un motivo per il quale in quale piano di riassetto istituzionale del Paese, Latina resta come capoluogo e Frosinone no.

Ci sarà un motivo per il quale il rilancio economico a Latina si vede, mentre a Frosinone neppure il cannocchiale.

Ci sarà un motivo per il quale la sede principale di una eventuale Camera di Commercio unica del Basso Lazio viene individuata a Latina e non a Frosinone.

Forse che la classe dirigente (non solo politica) di questo territorio ha qualche domanda da porsi.

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